Secondo Eurostat lo scorso anno gli Stati dell’Ue hanno spedito a recupero verso paesi terzi 35,7 milioni di tonnellate di rifiuti riciclabili, soprattutto metalli, carta e scarti organici. Destinazione principale la Turchia, seguita dall’India. Ma le rotte sono destinate a cambiare con il nuovo regolamento europeo sulle spedizioni transfrontaliere
Nel 2024 gli Stati membri dell’Ue hanno esportato verso paesi terzi 35,7 milioni di tonnellate di rifiuti riciclabili e sottoprodotti, rappresentati per più della metà da metalli e finiti prevalentemente in Turchia, che resta la meta principale per gli scarti recuperabili in uscita dal Vecchio Continente. Lo rileva Eurostat, nell’ultimo aggiornamento periodico sulle esportazioni extra Ue, che lo scorso anno sono calate dell’8,2% sull’anno precedente, quando le spedizioni verso paesi terzi avevano segnato un vero e proprio record sfiorando i 39 milioni di tonnellate, il dato più alto nell’arco di ben due decenni. Nonostante la contrazione su base annua, spiega l’istituto europeo di statistica, il trend di lungo periodo vede le esportazioni continuare a crescere, con un +58,4% rispetto al 2004.
Del totale esportato verso paesi non Ue, più della metà, pari a 19 milioni di tonnellate, è stato rappresentato da rifiuti metallici, seguiti da carta e cartone per 5,4 milioni di tonnellate, da scarti e sottoprodotti organici per 4,3 milioni di tonnellate, da 2,9 milioni di tonnellate di rifiuti minerali e 1,68 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica e gomma. In cima alla classifica delle destinazioni si conferma la Turchia, che ha importato 12,2 milioni di tonnellate (di cui 10,7 di metalli), seguita tra le destinazioni non europee dall’India, con 3,1 milioni di tonnellate, dall’Egitto, con 1,7 milioni e da Vietnam, Indonesia, Malesia e Pakistan, tutti sopra il milione di tonnellate. Anche per l’Italia, che nel 2024 ha esportato fuori dall’Ue 2,7 milioni di tonnellate di rifiuti riciclabili (2 dei quali composti da carta e metalli) prima meta è stata la Turchia con 629 mila tonnellate, seguita da India (590 mila) e Indonesia (322 mila).
Numeri, quelli dell’export extra Ue, destinati a cambiare nei prossimi anni di pari passo con la progressiva operatività dei nuovi limiti alle movimentazioni transfrontaliere introdotti con la riforma del regolamento europeo sulle spedizioni di rifiuti. Prima lo stop all’invio di plastiche verso paesi non OCSE, che scatterà dal 21 novembre del 2026, poi dal 21 maggio 2027 la messa al bando totale delle movimentazioni verso paesi in via di sviluppo. Un giro di vite che potrebbe arrivare a interessare un volume di scambi superiore ai 20 milioni di tonnellate e il cui impatto effettivo dipenderà dalle destinazioni che la Commissione europea autorizzerà a importare, dopo averne valutato la capacità di recuperare i rifiuti in linea con gli standard ambientali e sociali dell’Unione.
Al momento sono 26 i paesi non appartenenti all’OCSE che hanno inoltrato richiesta formale agli uffici di Bruxelles per poter essere inseriti nella lista delle destinazioni escluse dalla messa al bando, compresi i principali partner commerciali dell’Ue tra i paesi non OCSE: India, Egitto, Indonesia, Vietnam, Pakistan, Malesia, Marocco, Thailandia, Bangladesh e Ucraina. L’elenco dei paesi autorizzati a importare rifiuti dovrà essere pubblicato entro il 21 novembre 2026, in concomitanza con lo stop alle esportazioni di rifiuti in plastica verso paesi extra Ue in via di sviluppo. Già dal 21 maggio 2026, invece, scatterà il generalizzato irrigidimento delle procedure per l’esportazione di rifiuti verso tutti i paesi non Ue, inclusa la Turchia, con l’obbligo di notifica e approvazione per le movimentazioni di plastiche non pericolose e il vincolo per tutte le imprese esportatrici di dimostrare che l’impianto di destinazione abbia superato audit ambientali indipendenti.