La mitezza come valore da contrapporre alla violenza delle polemiche. Il dato scientifico come strumento per costruire nuova consapevolezza, ribaltando falsi miti e strumentalizzazioni. Sono le coordinate che guideranno l’azione del ministro Roberto Cingolani, indicate nelle poche righe che accompagnano la notizia del via libera al Ministero della Transizione ecologica, dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto legge che istituisce l’inedito dicastero voluto dal presidente del Consiglio Mario Draghi che, come annunciato nelle scorse settimane, sarà il vero e proprio fulcro dell’intera azione politica del nuovo esecutivo. «È una sfida imponente, e tutto il Governo è impegnato a lavorare per portarla a termine. Abbiamo davanti a noi poco tempo per vincerla, ce lo dicono i dati scientifici sui cambiamenti climatici», scrive in una nota Cingolani.
Da autorevole esponente del mondo accademico, il neoministro mette immediatamente in chiaro che la transizione ecologica non è un semplice slogan o un’abile operazione di marketing politico, ma la risposta improcrastinabile agli allarmi della comunità scientifica internazionale, suffragati da una mole impressionante di dati oggettivi e inconfutabili, che non possono lasciare più spazio a tentennamenti e polemiche o strumentalizzazioni di sorta. Come quelle che negli ultimi anni in Italia hanno accompagnato il dibattito, sempre più polarizzato, sui temi dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile. Anche perchè oggi all’urgenza “etica” di mettere in campo misure concrete contro il cambiamento climatico si affianca quella più “prosaica” di consegnare all’Ue entro aprile un Programma nazionale di ripresa e resilienza che sappia destinare in maniera credibile proprio ai temi della transizione ecologica il 37% dei 209 miliardi di euro a disposizione dell’Italia, guardando agli ambiziosi obiettivi climatici del Green Deal: 55% in meno di emissioni entro il 2030 e neutralità carbonica al 2050.
Per vincere su entrambi i fronti, quello a brevissimo termine del PNRR e quello della transizione verso un nuovo modello di sviluppo che, nel lungo periodo, sappia porre un argine concreto ai cambiamenti climatici e al loro impatto sulla vita nostra e dell’intero pianeta, Cingolani sa bene, e lo scrive, che serve soprattutto ricostruire dalle fondamenta le logiche del confronto tra i vari portatori d’interesse: cittadini, imprese, istituzioni locali e nazionali, ma anche amministrazioni pubbliche, mondo della ricerca e terzo settore. Un confronto che, spiega Cingolani, deve trovare proprio nella sigla assegnata al neonato ministero il suo nuovo paradigma. «Voglio porre l’accento – scrive il ministro – sul nuovo acronimo del Ministero: MiTE. La mitezza è la virtù perduta che va recuperata e che indica il modo in cui intendiamo operare: puntare sulla forza degli argomenti e sulla consapevolezza della sfida ambientale e sociale, confrontandosi con grande apertura, avendo a cuore le future generazioni».