Un risparmio di 12 milioni di euro in 4 anni, un milione di tonnellate di rifiuti sottratti a discarica, ma soprattutto una boccata di ossigeno per l’impiantistica che serve il capoluogo romano in vista della realizzazione graduale del progetto degli ecodistretti che ha l’obiettivo di rendere completamente autonomo il ciclo dei rifiuti di Roma. Sarebbero questi i vantaggi di permettere alla Capitale di trasferire all’estero – ma sempre in area UE – i suoi rifiuti; permesso che però la Regione Lazio sembrerebbe orientata a non concedere. A mettere questi pensieri nero su bianco è stato Daniele Fortini, amministratore delegato di Ama, l’azienda capitolina di gestione dei rifiuti, che in una nota divulgata nella giornata di ieri ha chiesto un incontro con Regione e Ministero denunciando come l’attuale sistema sia «arcaico, fragile e precario. I TMB servono soltanto a produrre materiali da inviare a discariche ed inceneritori e proprio per questo c’è bisogno di una fase transitoria, breve e controllata, in cui Ama possa essere aiutata ad alleggerire i carichi che attualmente gravano sugli impianti da riconvertire».
Se la condizione di Roma è chiaramente sotto i riflettori, ad essere sotto osservazione resta tuttavia l’intera Regione Lazio. Tra le motivazioni del parere negativo c’è infatti la procedura d’infrazione europea sulla gestione scorretta del ciclo regionale il cui avanzamento non è stato interrotto dalla chiusura di Malagrotta (gestita impropriamente in quanto recepiva rifiuti non trattati, il cosiddetto “tal quale”). Il timore della Giunta Zingaretti e del Ministero, infatti, è che ricorrere all’export – per quanto legittimo – possa tradursi in una ammissione di non autosufficienza di fronte all’Europa, che invece esige una chiusura del ciclo all’interno del proprio ambito territoriale. Nel frattempo però il Tar lo scorso marzo si è espresso contro l’amministrazione regionale proprio per via della “crisi volumetrica” che soffrono i gestori, impegnandola a redigere entro il prossimo 8 settembre un piano discariche o comunque il nuovo Piano Rifiuti che faccia immediatamente fronte a questa crisi.
Crisi che il governatore Nicola Zingaretti ed il suo assessore all’ambiente, Mauro Buschini, sembrano non percepire. «La proiezione che noi abbiamo ci dice che gli impianti in esercizio sono sufficienti, che l’efficientamento di questi impianti ci dà la possibilità di immaginare un ciclo virtuoso: il Lazio è dotato di una impiantistica necessaria allo smaltimento del rifiuto prodotto e dal 2014 nemmeno una tonnellata di rifiuto tal quale finisce in discarica». Questa la posizione dell’assessore Buschini emersa questa mattina a margine della conferenza stampa di presentazione della delibera approvata venerdì scorso per la determinazione del fabbisogno impiantistico regionale: un’occasione per ribadire il “no” a nuovi termovalorizzatori, ma anche per rispondere alla richiesta avanzata proprio ieri da Fortini di ottenere un tavolo di confronto con Regione e Ministero. Tavolo che, pare, si farà entro qualche giorno, ma che sembra partire da presupposti lontani da quelli dell’ad di Ama.
«Le discariche di rifiuti non trattati non ci sono più e non ci saranno più a Roma» ha tenuto a precisare il governatore Zingaretti, che nel corso della conferenza stampa ha sottolineato come indicativi i dati di riduzione sulla produzione dei rifiuti e di una raccolta differenziata raddoppiata dal 2010 ad oggi. L’obiettivo è quello di raggiungere il 65% nel 2020, e per farlo la Regione Lazio si propone di non toccare l’impiantistica esistente. Nel frattempo , tuttavia, un problema esiste, e si chiama Roma. «Il tema che riguarda Roma, ma a questo punto sarà ad affrontarlo il futuro sindaco rispetto agli impegni che si prenderà e i risultati che produrrà, è quello di un eventuale piccolo sito di conferimento comunque di materiali trattati e per la sostenibilità del ciclo». Una piccola discarica controllata, insomma: nulla a che vedere con Malagrotta, tuttavia al netto delle politiche cittadine la responsabilità dell’impiantistica ricade sulla Regione. Il difficile, in più, sarà farlo accettare non solo ai territori – che difficilmente riusciranno a non vedere in questa scelta un passo indietro, come già dimostrato da alcuni esponenti dell’opposizione di Zingaretti – ma anche a Fortini, che sembrerebbe avere ben altri progetti per Roma e per il suo ciclo dei rifiuti.
Se il Ministero non si pronuncerà diversamente e se la prossima amministrazione dovesse condividere l’ipotesi di una discarica controllata per la capitale, con ogni probabilità i TMB dovrebbero funzionare a pieno regime nei prossimi anni impedendo l’alleggerimento dei carichi in questa fase transitoria per permetterne la riconversione e quindi mettendosi, di fatto, di traverso rispetto al progetto di Ama.