Dopo una lunga serie di proroghe e rinvii è entrato ufficialmente in vigore l’obbligo di etichettatura ambientale degli imballaggi. Produttori e utilizzatori dovranno riportare informazioni sui materiali e sulle modalità di raccolta differenziata per favorire le buone pratiche di riciclo
Dopo una lunga serie di proroghe, lo scorso 1 gennaio è entrato ufficialmente in vigore l’obbligo di etichettatura ambientale degli imballaggi, strumento indispensabile per favorire le buone pratiche di raccolta differenziata, recupero e riciclo del packaging immesso al consumo. Da ieri tutti gli imballaggi immessi al consumo sul territorio nazionale dovranno riportare l’indicazione della codifica alfanumerica che identifica il tipo di materiale utilizzato, così come stabilito dalla Decisione della Commissione 129/1997/CE. Nel caso in cui gli imballaggi siano destinati al consumatore finale, oltre alla codifica alfanumerica sarà necessario specificare in forma estesa anche la tipologia di materiale dell’imballaggio e le indicazioni sulle modalità di raccolta differenziata. Per tutti gli imballaggi già immessi al commercio ma sprovvisti di etichettatura è possibile la commercializzazione fino a esaurimento delle scorte.
La piena efficacia della disciplina, Introdotta dal d.lgs. 116 del 2020, è stata più volte rinviata per dare modo a produttori e distributori di packaging di ‘metabolizzare’ la novità e adeguare i cicli produttivi ai nuovi requisiti normativi. L’etichettatura ambientale infatti esiste già dal 1997, da quando cioè la Commissione europea ha istituito il primo sistema di codifica dei materiali utilizzati per produrre gli imballaggi, ma fino a ieri il sistema poteva essere utilizzato in forma volontaria. Passaggio chiave in questo lungo avvicinamento all’obbligo di etichettatura la pubblicazione, lo scorso settembre, delle linee guida approvate con decreto dal Ministero della Transizione Ecologica (oggi dell’Ambiente) e messe a punto con il supporto tecnico di Conai in conformità con le norme tecniche di settore.
Per adeguarsi all’obbligo di etichettatura, produttori e distributori possono anche scegliere di puntare su canali di comunicazione digitale che, si legge nelle linee guida, “possono sostituire completamente o integrare le informazioni riportate direttamente sull’imballaggio”. Via libera quindi a etichette da leggere con apposite app, QR code da scansionare o rinvii a siti web che riportino in maniera estesa le informazioni sulla composizione dell’imballaggio o sulla gestione del suo fine vita. Tutti gli imballaggi destinati al canale domestico devono riportare obbligatoriamente le informazioni su composizione dei materiali e modalità di raccolta, mentre per gli imballaggi destinati al settore commerciale o industriale, come gli imballi da trasporto o legati alle attività logistiche o di esposizione, possono non presentare le informazioni relative alla destinazione finale degli imballaggi. Per gli imballaggi multicomponente è necessario distinguere le componenti non separabili manualmente (ad esempio una etichetta in carta adesa a una bottiglia in vetro), dalle componenti che invece possono essere separate manualmente dal consumatore finale, indicando per ogni componente il codice alfanumerico del materiale di composizione e le corrette modalità di gestione della raccolta differenziata.