Nel 2022 abbiamo riciclato oltre un milione di imballaggi in plastica. Il contributo di Corepla ha garantito un taglio di quasi 900mila tonnellate di CO2 e risparmi energetici per 11mila GWh. In crescita anche il riciclo chimico. Cassuti: “Contrastare i falsi pregiudizi”. D’Aprile: “Su regolamento imballaggi importanti aperture dagli altri Stati membri”
Da poco meno di 230mila a oltre un milione di tonnellate. In venticinque anni le quantità di imballaggi in plastica avviate a riciclo in Italia sono più che quadruplicate, con benefici economici e ambientali che, nel solo 2022, hanno consentito un taglio di quasi 900mila tonnellate di emissioni di CO2 e di oltre 500mila tonnellate di materia prima vergine. È quanto emerge dall’ultimo rapporto di sostenibilità di Corepla, a un quarto di secolo dalla nascita del consorzio responsabile della raccolta e avvio a recupero del packaging in plastica. Una filiera cresciuta fino a contare 31 impianti di selezione e 92 impianti di riciclo, presidi di circolarità per un’industria, quella dei prodotti polimerici, che in Italia conta 4mila imprese, il 40% delle quali attive sul mercato degli imballaggi. Lo scorso anno, si legge nel rapporto, su un milione 87mila contenitori immessi a consumo, quelli avviati a riciclo hanno toccato quota un milione 52mila tonnellate, in crescita del 3%. Se si esclude il contributo del riciclo indipendente (325mila tonnellate), la quota avviata direttamente da Corepla agli impianti di trasformazione supera le 727mila tonnellate. “In questi anni Corepla si è costantemente impegnato per una gestione sempre più sostenibile ed efficiente degli imballaggi facendo dell’Italia un modello di assoluta eccellenza” dice il presidente di Corepla Giovanni Cassuti.
Gli imballaggi avviati a riciclo da Corepla, per la quasi totalità raccolti in maniera differenziata dai comuni convenzionati, sono rientrati nel circuito produttivo nella forma di polimeri secondari, garantendo un risparmio di oltre 523mila tonnellate di materia prima vergine derivante dal petrolio, e un taglio di più di 885mila tonnellate di CO2. Un antidoto alla crisi climatica, ma anche un prezioso strumento per tagliare la bolletta energetica nazionale. La trasformazione dei materiali plastici, compreso il riciclo, è un’attività energivora, ma visto che riciclare consuma meno che raffinare, l’azione di Corepla ha consentito di risparmiare quasi 11mila GWh di energia primaria (il 2,5% circa della produzione annua nazionale). Un sostegno, e non di non poco conto, alla competitività del sistema economico nazionale, stremato da mesi di turbolenze sui mercati energetici. Turbolenze che pesano anche sui bilanci degli impianti di riciclo, che per questo chiedono al governo interventi per alleggerire le bollette, a partire dal taglio degli oneri di sistema.
Il potenziale energetico dei rifiuti plastici, sottolinea il rapporto, continua tuttavia a non essere sfruttato quanto potrebbe. Sul totale gestito da Corepla oltre 437mila tonnellate di imballaggi non riciclabili – il cosidetto ‘plasmix’ – sono state avviate a recupero energetico producendo 42 GWh di energia elettrica e 93,4 GWh di energia termica, per l’86,6% nella forma di combustibile per i cementifici e per il 13,2% in termovalorizzatore. Eppure, della quota destinata a sostituire combustibili fossili nel ciclo del cemento, il 47,6% (+9,1% rispetto al 2021) è stato recuperato all’estero. “L’importante aumento dei conferimenti presso cementerie estere è principalmente dovuto alle differenti politiche energetiche degli altri Paesi europei, maggiormente centrate sull’utilizzo di combustibili alternativi rispetto all’Italia”. Dove invece la sostituzione energetica, complice l’ostilità delle comunità locali, resta quasi ferma al palo. Sempre sul fronte delle plastiche non riciclabili, a crescere, invece, è l’avvio a riciclo chimico con 1719 tonnellate. “Pur rimanendo molto bassi in termini assoluti, i quantitativi sono raddoppiati rispetto al 2021 – scrive Corepla – e nei prossimi anni è prevista un’ulteriore crescita”. Anche sotto la spinta dei finanziamenti del PNRR. “Siamo stati i primi in Europa ad aprire al riciclo chimico come complemento al riciclo meccanico – spiega Laura D’Aprile, capo dipartimento per lo sviluppo sostenibile del Ministero dell’Ambiente – finanziando con 150 milioni di euro una serie di impianti sul territorio nazionale”.
“È giunto il momento di dare ulteriore impulso all’innovazione, di contrastare i falsi pregiudizi e le false narrazioni che ancora gravano sulla plastica e le sue applicazioni”, dice Cassutti. Un percorso che, sostiene il consorzio, passa anche per la difesa del modello italiano nel negoziato in corso con l’Ue sul nuovo regolamento imballaggi. La proposta della Commissione punta a spostare il baricentro delle strategie di gestione negli Stati membri sui gradini più alti della gerarchia europea dei rifiuti, riduzione e riuso, cosa che, scrive Corepla, mette “in discussione un sistema di recupero e riciclo che in Europa e in particolare in Italia, ha dimostrato di essere capace di raggiungere importantissimi risultati in termini ambientali, ma anche in termini di capacità di generare ricchezza e lavoro (la filiera conta 6,3 milioni di occupati e 1.850 miliardi di euro di fatturato)”. “È una battaglia che stiamo conducendo come sistema paese – spiega D’Aprile – e crediamo che questa nostra posizione cominci a trovare dei varchi anche negli altri Stati, soprattutto quelli del bacino mediterraneo, ma anche con Romania, Polonia e con aperture addirittura dal Belgio, cui toccherà la prossima presidenza di turno del Consiglio”. La posizione negoziale del Parlamento dovrebbe arrivare entro fine ottobre, mentre tra i rappresentanti degli Stati membri l’intesa sembra ancora lontana. La Commissione preme per chiudere il negoziato prima delle elezioni del 2024, ma da parte della presidenza spagnola di turno “c’è un atteggiamento cauto”, dice.