Italia prima tra i grandi Paesi europei per riciclo pro capite degli imballaggi. In 25 anni garantito un risparmio di energia pari a dieci anni di consumi medi delle famiglie italiane. Nel solo 2021 l’azione di Conai ha generato benefici ambientali per un miliardo e mezzo di euro
Oltre 74 milioni di tonnellate di imballaggi raccolti e avviati a riciclo, evitando l’apertura di 189 nuove discariche, con un taglio delle emissioni di gas climalteranti in atmosfera pari a 56 milioni di tonnellate di CO2 equivalente e risparmi energetici calcolabili in 322 TWh, pari a più di 4 anni e mezzo di consumi medi delle famiglie italiane. È un contributo preziosissimo alle grandi sfide ambientali ed economiche del nostro tempo quello garantito negli ultimi 25 anni dal sistema dei consorzi di filiera per il riciclo degli imballaggi, stando a quanto riportato nel nuovo rapporto di sostenibilità di Conai, presentato nei giorni scorsi a Ecomondo. Sistema che nel solo 2021 ha gestito oltre 5,2 milioni di tonnellate di imballaggi a fine vita, circa la metà del totale avviato a recupero in Italia, contribuendo a raggiungere un tasso di riciclo del 73,3% e consentendo all’Italia di centrare e superare in anticipo l’obiettivo europeo del 65% al 2025.
“Oggi sette imballaggi su dieci tornano a nuova vita – spiega il presidente di Conai Luca Ruini – un dato che ci pone al primo posto tra i grandi Paesi europei in termini di imballaggi pro capite riciclati, davanti alla Germania e secondi al solo Lussemburgo, che però ha una dimensione decisamente più contenuta”. Nel primo quarto di secolo di vita, il riciclo degli imballaggi raccolti in maniera differenziata dai Comuni in convenzione con Conai ha garantito la reimmissione nel circuito produttivo di risorse pari a oltre 63 milioni di tonnellate di materia prima vergine. Dato centrale, per un sistema economico da sempre costretto a fare i conti con un territorio povero di materie prime naturali. “Oggi – spiega Ruini – il 90% degli imballaggi è riciclato sul territorio nazionale”, riportato a nuova vita da filiere che per l’industria e la manifattura nostrana rappresentano una fonte di approvvigionamento sempre più preziosa e un autentico baluardo in termini di competitività.
Una funzione strategica anche sul fronte caldo della crisi energetica. Riciclare significa infatti non solo risparmiare materia prima, ma anche energia. Stando al rapporto di sostenibilità di Conai, in 25 anni il riciclo degli imballaggi gestiti dai consorzi di filiera ha generato un risparmio energetico calcolabile in 322 TWh, che diventano 894 TWh se si considera anche il packaging gestito al di fuori delle raccolte differenziate comunali, ovvero circa 10 anni di consumi medi delle famiglie. “In un momento storico nel quale il tema energetico non è mai stato tanto rilevante – sottolinea Ruini – questi numeri ci fanno capire come le attività di riciclo possano avere un impatto positivo anche sulla bolletta energetica nazionale“. Alle risorse risparmiate in termini di materia prima ed energia fanno da contrappunto quelle redistribuite ai portatori d’interesse. Tra il 2001 e il 2021 sono 11,4 i miliardi di euro versati dal sistema consortile, 4 dei quali indirizzati al sistema industriale di selezione e riciclo e 7,4 ai Comuni a copertura dei maggiori oneri per la raccolta differenziata.
Nel solo 2021, si legge nel rapporto di sostenibilità, l’attività dei consorzi del sistema Conai ha generato benefici ambientali per un miliardo e 525 milioni di euro, calcolati sommando il valore economico della materia recuperata grazie al riciclo, pari a 614 milioni di euro, l’indotto economico generato dalla filiera, 625 milioni di euro, i benefici derivanti dall’evitata emissione in atmosfera di 4,7 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, stimati in 276 milioni di euro, e quelli generati dall’energia prodotta avviando gli imballaggi non riciclabili a recupero energetico, pari a 10 milioni.