Imballaggi, dal 2030 nuovo giro di vite sulla plastica monouso

di Redazione Ricicla.tv 22/01/2025

Entro il 2030 gli Stati Ue dovranno ridurre del 5% i rifiuti da imballaggio ed eliminare un lungo elenco di formati monouso, soprattutto in plastica. Lo prevede il nuovo regolamento europeo sul packaging, pubblicato in Gazzetta Ufficiale al termine di un lungo e travagliato iter


Dopo quelli messi al bando dalla direttiva SUP, entro il 1 gennaio del 2030 l’Europa dovrà dire addio a una nuova lista di formati di packaging in plastica monouso. Entro la stessa data scatteranno anche nuovi obblighi di riutilizzo, con una deroga per i Paesi in linea con gli obiettivi europei di riciclo. Paesi che, in ogni caso, dovranno impegnarsi a raggiungere nuovi, e sfidanti, target di riduzione complessiva della produzione di rifiuti. Sono solo alcune delle misure ‘anti usa e getta’ previste dal nuovo regolamento sugli imballaggi, pubblicato in Gazzetta Ufficiale dell’Ue al termine di un lungo iter a cavallo tra due legislature.

Il testo entrerà in vigore dopo venti giorni ma sarà applicabile solo al termine di un periodo transitorio di 18 mesi, passato il quale il baricentro delle regole che disciplinano la produzione, il consumo e la gestione a fine vita del packaging sul mercato europeo si sposterà sui gradini più alti della gerarchia europea dei rifiuti, quelli della prevenzione e del riutilizzo. Anche se, rispetto alla versione iniziale della Commissione, con una serie di modifiche e deroghe che hanno ammorbidito la portata della riforma e che, in diversi casi, sono frutto anche e soprattutto delle pressioni dell’Italia, a lungo sulle barricate per scongiurare le potenziali ricadute sul sistema nazionale di raccolta differenziata e riciclo degli imballaggi a fine vita. Sistema che secondo CONAI nel 2023 ha toccato il 75,3%, ben oltre il target del 70% al 2030 fissato dall’Ue.

Rispetto alla proposta della Commissione il testo conferma l’introduzione di obiettivi specifici di riduzione dei rifiuti da imballaggio del 5% entro il 2030, 10% entro il 2035, 15% entro il 2040, da calcolare rispetto ai valori del 2018. Obiettivi che il regolamento punta a raggiungere sia con una serie di divieti che migliorando la progettazione del packaging. A partire dal 1 gennaio 2030 gli utilizzatori di imballaggi dovranno infatti garantire che il rapporto tra merce contenuta e spazio vuoto non superi il 50%, mentre dalla stessa data verrà messa al bando una lunga lista di formati di packaging monouso, quasi esclusivamente in plastica. A partire da quelli per cibo e bevande consumati in cafè e ristoranti o per frutta e verdura non trasformati venduti nella grande distribuzione. Stop anche agli imballaggi in plastica raggruppati per incentivare l’acquisto di più prodotti, ai contenitori per salse e condimenti e ai kit di cortesia negli alberghi. Fuori legge le shopper ultraleggere (sotto i 15 micron), se non necessarie per motivi igienici o di prevenzione dello spreco alimentare. Stop inoltre all’utilizzo di PFAS nei nuovi imballaggi per uso alimentare.

Sempre in ottica di riduzione della produzione di rifiuti via libera anche a una delle più contestate (soprattutto dall’Italia) misure proposte da Bruxelles, ovvero l’introduzione di target di riutilizzo degli imballaggi, anche se in una versione più leggera di quella proposta dalla Commissione e con un’esenzione orizzontale per tutti gli imballaggi in carta e cartone. Entro il 12 febbraio 2027 i venditori di cibo e bevande da asporto saranno obbligati a garantire ai clienti la possibilità di utilizzare i propri contenitori riutilizzabili, ed entro il 12 febbraio 2028 dovranno farlo all’interno di un sistema di riutilizzo. Nel 2030 scatteranno anche i nuovi target vincolanti: almeno il 10% di imballaggi riutilizzabili per i contenitori di bevande alcoliche e non alcoliche (esclusi vino e vini aromatizzati, latte e altre bevande altamente deperibili), il 40% per gli imballaggi per “il trasporto o imballaggi per la vendita usati per il trasporto di prodotti”, e 10% per il packaging raggruppato.

Anche per effetto della pressione esercitata dall’Italia, il testo finale del regolamento prevede una deroga ai nuovi obblighi di riutilizzo della durata di cinque anni, rinnovabile, per gli Stati membri che abbiano raggiunto e superato di almeno 5 punti percentuali i target al 2025 introdotti con le direttive sull’economia circolare (confermati dal regolamento) e che dimostrino di poter superare anche quelli al 2030. Nel caso dell’Italia, al momento l’unico materiale da imballaggio a non rientrare nei parametri è la plastica, che con il 48,9% di riciclo nel 2022 (ultimo dato disponibile) è al di sotto del target del 50% al 2025. Ma riciclare non basterà. Gli Stati membri dovranno infatti dimostrare di essere sulla buona strada per raggiungere i target di riduzione dei rifiuti e che gli operatori economici abbiano adottato strategie funzionali al raggiungimento degli obiettivi di prevenzione e riciclo.

Sempre in tema di gestione dei rifiuti da imballaggio, il regolamento conferma l’introduzione dell’obbligo di riciclabilità per tutto il packaging immesso sul mercato dell’Ue (a eccezione di legno leggero, sughero, tessuto, gomma, ceramica, porcellana e cera), con nuovi target di contenuto minimo riciclato per i soli imballaggi in plastica (incluse le singole componenti): fissati, tra gli altri, target del 35% al 2030 e del 65% al 2040, che andranno ad aggiungersi a quelli già introdotti dalla SUP per le sole bottiglie in PET e che, anche in questo caso, fanno del regolamento imballaggi una vera e propria versione 2.0 della direttiva contro le plastiche monouso varata dall’Ue nel 2019.

Altra misura indirizzata al packaging in plastica, insieme a quello in metallo, è l’obbligo di introduzione di sistemi di deposito cauzionale per la raccolta degli imballaggi per liquidi alimentari fino a 3 litri, che entro il 2029 dovranno garantire l’intercettazione di almeno il 90% del packaging immesso a mercato. Un obbligo che non si applicherà agli Stati membri che abbiano sistemi di raccolta differenziata capaci di raggiungere almeno l’80% entro il 2026 e che si siano dotati di una strategia per centrare il target del 90%. Quanto ai nuovi target di contenuto minimo riciclato nel packaging in plastica, per raggiungerli potranno essere utilizzati polimeri riciclati prodotti in Ue o, in alternativa, in paesi che possano dimostrare di aver raccolto i rifiuti in maniera separata e di averli trattati in impianti che rispondano agli stessi standard ambientali dell’Unione. Una clausola di salvaguardia chiesta a gran voce dalle imprese del riciclo e del waste management per alzare un argine contro l’importazione di polimeri riciclati non tracciati e a buon mercato provenienti dai paesi terzi, soprattutto asiatici.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *