Il decreto ambiente è in vigore: dalla ‘fast track’ per l’autorizzazione delle opere PNRR e PNIEC (ma non off-shore) alla nuova classificazione dei rifiuti da potature (che non piace ai Comuni): cosa c’è nel testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale e cosa, invece, resta fuori. A partire dall’ennesima esclusione degli interventi sulla raccolta dei raee
Dalle procedure di valutazione ambientale alla classificazione dei rifiuti, dalla composizione dell’Albo Nazionale Gestori Ambientali alla bonifica dei siti orfani. È un decreto omnibus in materia di politiche ambientali, quello pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale e in vigore da oggi. Il testo ricalca quello visionato e pubblicato questa settimana da Ricicla.tv – con la sola aggiunta di un articolo, il numero 11, sulle disposizioni finanziarie – confermando, rispetto alle bozze circolate nei giorni che hanno preceduto il via libera del Consiglio dei ministri, lo stralcio definitivo delle misure sulla raccolta dei rifiuti elettrici ed elettronici e sul rafforzamento dei regimi di responsabilità estesa del produttore per il commercio online. In quest’ultimo caso su sollecitazione del Quirinale, secondo cui l’intervento non avrebbe avuto il carattere d’urgenza tipico dei decreti legge.
Il decreto, che secondo il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin “tiene insieme la primaria esigenza di tutela ambientale con il bisogno di liberare, valorizzandole, grandi energie e buone pratiche esistenti in Italia”, è aperto dall’atteso intervento in materia di valutazioni e autorizzazioni ambientali, la cui urgenza, si legge nella relazione illustrativa, “è rinvenibile nell’approssimarsi delle scadenze previste dal PNRR e dal PNIEC per la realizzazione degli obiettivi di decarbonizzazione, diffusione delle energie rinnovabili e sicurezza energetica”. In particolare, a fronte della grande mole di istanze sottoposte alle Commissioni di valutazione ambientale VIA-VAS e PNRR-PNIEC, e in risposta ai reiterati appelli del presidente della commissione tecnica Massimiliano Atelli, con un decreto di futura pubblicazione verrà istituita una ‘corsia veloce’ per progetti di interesse strategico nazionale, privilegiando l’affidabilità, la sostenibilità tecnico-economica, il contributo agli obiettivi PNIEC, l’attuazione di investimenti PNRR e la valorizzazione dell’esistente. In tema di rinnovabili, saranno considerati prioritari i soli progetti fotovoltaici e agrivoltaici on shore con potenza pari ad almeno 50 MW e l’eolico on shore a partire da 70 MW.
Se gli investimenti in rinnovabili off-shore resteranno con il freno tirato, nelle intenzioni del governo ad avanzare più spedite potranno invece essere le estrazioni di gas naturale in Adriatico che, nel quadro della revisione delle disposizioni per la ricerca di idrocarburi prevista dall’articolo 2 sulla sicurezza degli approvvigionamenti, potranno godere della deroga per il rilascio di concessioni sulla base di istanze già rilasciate ma “ai soli fini della partecipazione alle procedure di approvvigionamento di lungo termine”. Il decreto procede con misure di contrasto all’emergenza idrica, come l’introduzione del concetto di “acque affinate” per coordinare il testo unico ambientale con il nuovo decreto sul riutilizzo (in fase di approvazione) e con la disciplina europea in materia. Le stesse acque affinate, ovvero le acque reflue che abbiano subito un adeguato trattamento di depurazione e disinfezione, potranno inoltre essere utilizzate per il ravvenamento e l’accrescimento dei corpi idrici sotterranei.
Piuttosto variegato, anche se non esattamente ricco, l’articolo 4 sull’economia circolare, con interventi quasi esclusivamente di carattere burocratico, come la ricollocazione del gruppo di lavoro ‘end of waste’ del Ministero dell’Ambiente e il passaggio da 19 a 21 dei componenti del comitato nazionale dell’Albo Gestori Ambientali. In tema di Albo viene riconosciuta al legale rappresentante dell’impresa la facoltà di esercitare anche il ruolo di RTGR a condizione di averlo già svolto nella stessa impresa per almeno cinque anni consecutivi. Un intervento che secondo alcuni osservatori è destinato a generare non poche incertezze, visto che, per come è stato formulato, appare non coordinato con la disciplina vigente in materia di verifica dell’idoneità del responsabile tecnico. Come appare destinato a far discutere anche l’intervento sulla classificazione dei rifiuti, che rispondendo agli appelli delle imprese della manutenzione del verde pubblico e privato inserisce queste ultime tra quelle che producono rifiuti urbani ‘simili’ ai rifiuti speciali (ex assimilati). Riconoscendo quindi alle PMI la possibilità di conferire sfalci e potature del verde nei centri comunali di raccolta. Un intervento rispetto al quale i Comuni si dicono già pronti a dare battaglia.
Accanto a interventi specifici per semplificare le procedure di riutilizzo dei materiali di dragaggio e scavo nei lavori per la realizzazione della diga foranea di Genova e per il rafforzamento delle strutture commissariali per il contrasto del dissesto idrogeologico e per il SIN di Crotone, Cassano e Cerchiara, il decreto introduce semplificazioni in materia di bonifica dei siti orfani, per velocizzare le procedure legate al PNRR. Stando al Piano, che alla bonifica dei siti orfani ha destinato 500 milioni di euro, entro il primo trimestre 2026 almeno il 70% delle aree individuate dovrà essere risanato. Il decreto alleggerisce l’iter autorizzativo per la messa a terra degli interventi, introducendo tempi più serrati per l’approvazione del piano di caratterizzazione, dell’analisi di rischio e del progetto di bonifica. In più, viene estesa anche alle acque sotterranee la procedura per la determinazione dei valori di fondo nei siti in cui le concentrazioni rilevate superino i limiti delle CSC (Concentrazioni Soglia di Contaminazione). Il dl ambiente, che dovrà essere convertito in legge entro il prossimo 17 dicembre, sarà ora discusso ed emendato nelle commissioni parlamentari. Un’occasione per far rientrare gli interventi rimasti fuori dal testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale, a partire da quelli in materia di apparecchiature elettriche ed elettroniche, che il MASE, secondo quanto apprende Ricicla.tv, sarebbe pronto a caldeggiare. Ma il precedente del decreto sulle materie prime critiche, e il più che probabile giro a vuoto del dl salva-infrazioni, lasciano molto poco spazio alle speranze.