Per il ceo di A2A Renato Mazzoncini ridurre la dipendenza energetica del nostro Paese significa estrarne da tutte le fonti disponibili, compresi i rifiuti. Per il sottosegretario Vincenzo Amendola il termovalorizzatore di Roma “serve anche a garantire la sicurezza di un servizio essenziale“
“In Italia le fonti autoctone sono quattro: acqua, vento, sole e rifiuti“. Per Renato Mazzoncini, amministratore delegato della multiutility A2A, secondo player sul mercato elettrico italiano ma primo su quello dei rifiuti per volumi gestiti, se vogliamo puntare a ridurre la dipendenza energetica del nostro Paese dai combustibili fossili, e in particolare dal metano russo, “dobbiamo estrarre energia da tutte e quattro queste fonti, e non possiamo permetterci di trascurarne nessuna”. Compresi i rifiuti, il cui contributo, per quanto marginale, non va sottovalutato. “Dalle frazioni organiche o dai reflui civili e zootecnici ricaviamo biometano – spiega a Ricicla.tv – dai rifiuti urbani non riciclabili ricaviamo energia elettrica con i termovalorizzatori”. Come quello di Acerra, in provincia di Napoli, che dal 2009 è gestito dalla multiutility milanese e che, ricorda Mazzoncini “produce elettricità per 200mila famiglie“.
A Roma l’idea è quella di costruirne uno di poco più piccolo (600mila tonnellate), da affiancare a digestori anaerobici per produrre biometano. Soluzioni industriali per chiudere in sicurezza un ciclo che da sempre si regge sui conferimenti in discarica e che, quando queste non bastano più, deve far ricorso a onerosi e impattanti trasferimenti su camion per evitare che la Capitale venga sommersa dai sacchetti. La scommessa del governo, che per questo ha dotato il sindaco Roberto Gualtieri di poteri speciali, è di riuscirci entro il giubileo del 2025. Ma all’orizzonte c’è anche l’expo del 2030. “Un appuntamento fondamentale – spiega il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Vincenzo Amendola, secondo cui – il Comune di Roma ha scelto, liberamente, di investire sul ciclo integrato dei rifiuti secondo le direttive europee, prevedendo una parte di termovalorizzazione. Una scelta che, come abbiamo visto in giro per l’Italia, soprattutto nelle grandi metropoli, serve anche a garantire la sicurezza di un servizio essenziale per i cittadini”.
Un servizio che, quando va in crisi, genera mostri. Come i tre milioni di tonnellate di ecoballe ancora stoccati in enormi piramidi qua e là per la Campania, spaventosa eredità degli anni dell’emergenza. Solo di recente la sanzione europea che dal 2015 costa ai contribuenti campani 120mila euro al giorno è stata ridotta di un terzo. Merito, ha fatto sapere la Commissione Ue, dell’azione combinata del termovalorizzatore di Acerra, che tiene in sicurezza il ciclo ordinario, e del nuovo impianto attivato a Caivano per la trasformazione delle ecoballe in combustibile da smaltire all’estero. Anche questo gestito da A2A. “La Campania oggi è una delle poche regioni ad avere un buon livello di autonomia nella gestione dei rifiuti e sta finalmente cominciando a risolvere i problemi del passato – commenta Mazzoncini – il fatto che quello che per anni è stato il simbolo di una gestione fallimentare dei rifiuti cominci ad essere rimosso è un segnale fortissimo“. Ed è anche il segno che molte delle sfide della transizione ecologica si giocheranno sul piano delle scelte industriali e che per vincerle serve una partnership forte tra imprese e istituzioni. “Le risorse ci sono, a partire da quelle del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – osserva Amendola – la capacità degli imprenditori anche. Quello che serve, come sempre, è fare sistema“.
“Il governo ha messo in campo norme importanti per accelerare la transizione – dice Mazzoncini – mi auguro che questi momenti di grande crisi diventino l’occasione per uno scatto in avanti”. Non solo sul piano della produzione di energia ma anche su quello delle strategie di consumo. A partire dalla mobilità, tema dell’ultimo libro del ceo di A2A, ‘Inversione a E’, presentato ieri a Napoli. “Uno dei principali settori di consumo – dice Mazzoncini – che assorbe 400 dei 1300 terawattora consumati dal nostro Paese in un anno”. Ripensarla in chiave sostenibile, spiega, “significa affrontare sia la crisi climatica che quella energetica”. Come? “Serve neutralità tecnologica – aggiunge – puntando dove possibile sui motori elettrici, efficienti all’85% mentre quelli termici lo sono al 30%, e dove non possibile, come per le navi, gli aerei o per i trasporti a lunga percorrenza, su biocombustibili, come il biometano, o su nuovi carburanti sintetici a base di idrogeno”.