Gli operatori del riciclo dei rifiuti inerti plaudono alla prossima approvazione del nuovo decreto end of waste, che supererà le principali criticità del testo attualmente in vigore, ma che, avvertono le imprese, non scioglierà tutti i nodi. “Ci auguriamo di poterci confrontare con Ministero e ISPRA nei 24 mesi del periodo di monitoraggio”, ha detto il presidente di ANPAR Paolo Barberi in occasione di un focus tecnico promosso con ASSIEA
L’ormai prossima entrata in vigore del nuovo decreto end of waste sui rifiuti inerti da costruzione e demolizione consentirà di superare le principali criticità della disciplina attualmente in vigore, duramente contestata dalle imprese, ma restano ancora diversi i nodi da sciogliere sulla strada verso la piena circolarità nella gestione di una frazione strategica, per qualità e quantità, dei nostri rifiuti. È quanto è emerso questa mattina in occasione di un focus tecnico promosso da ANPAR, associazione dei produttori di aggregati riciclati, e ASSIEA, l’associazione degli esperti ambientali, e dedicato all’ormai prossima pubblicazione del nuovo regolamento end of waste, al termine di un lungo processo di revisione del contestato decreto del Ministero dell’Ambiente 152 del 2022. “Ci risulta che il testo del decreto sia alle firme finali – ha spiegato Paolo Barberi, presidente di ANPAR – non è la conclusione del percorso ma una nuova tappa. Perché, come abbiamo già segnalato, esistono ancora dei nodi da sciogliere”.
Scongiurato il blocco del riciclo paventato dalle imprese di settore, ora, dicono gli addetti ai lavori, c’è da lavorare al ‘fine tuning’ tecnico del nuovo testo, per sciogliere alcuni nodi applicativi che rischiano di limitare l’efficacia della disciplina. “L’impatto che ci attendiamo sarà da una parte positivo – ha chiarito il direttore tecnico di ANPAR Giorgio Bressi – perché ci consentirà di superare le problematiche di compatibilità ambientale dei nostri aggregati che si creavano con il vecchio testo. Tuttavia – ha aggiunto – l’introduzione di nuove limitazioni sulla matrice solida degli aggregati rappresentano un punto interrogativo, soprattutto per alcuni aspetti, come la presenza di IPA, che potrebbero impedire l’utilizzo dei nostri aggregati recuperati come materiali da riempimento”.
Uno sbocco di mercato, quello dei riempimenti, che resta vitale per un settore capace di generare oltre 60 milioni di tonnellate di aggregati recuperati – “l’Italia è leader a livello europeo con tecnologie che consentono un tasso di riciclo superiore all’80%”, ha ricordato Barberi – ma che ancora fatica a trovare spazio per i propri prodotti in applicazioni più avanzate. “Purtroppo nella situazione di difficoltà di mercato nella quale ci troviamo – ha spiegato Bressi – anche i riempimenti hanno la loro importanza”. Da qui la necessità di sciogliere i nodi residui della nuova disciplina end of waste, capitalizzando il periodo transitorio di due anni previsto dalla normativa. “Ci auguriamo che nei 24 mesi di monitoraggio ci si possa confrontare con il Ministero e con ISPRA per arrivare a sistemare i problemi che riteniamo irrisolti”, ha detto Barberi. Con l’auspicio che le risposte possano arrivare in tempi rapidi, per non generare ulteriori incertezze che facciano da freno agli investimenti esponendo al tempo stesso gli operatori al rischio di sanzioni. “Resta qualche dubbi sull’indeterminatezza della norma – ha spiegato Stefano Maglia, presidente di ASSIEA – ci sono ancora questi due anni di monitoraggio, ma non so se per gli operatori sarà sufficiente”.