Snellimento degli adempimenti, potenziamento della capacità amministrativa: il governo punta a mettere in sicurezza l’attuazione del PNRR con il via libera a un nuovo decreto semplificazioni. La governance del Piano passa in capo a Palazzo Chigi, con nuovi poteri di commissariamento
Tempi delle procedure e capacità amministrativa. I due capitoli più corposi del decreto legge approvato nella serata di ieri dal Consiglio dei ministri per garantire la messa a terra del PNRR sono di fatto anche i due grandi fianchi scoperti del Piano, che è entrato nella sua fase esecutiva e che da qui al 2026 dovrà marciare a ritmo serratissimo pena l’addio ai finanziamenti dell’UE. Dopo il primo giro di semplificazioni disposto dal governo Draghi arriva una nuova tornata di assunzioni e una sforbiciata ulteriore alle procedure per il rilascio dei permessi, ma anche una nuova governance incardinata a Palazzo Chigi per monitorare il rispetto delle scadenze e disporre eventuali commissariamenti. Il decreto riporta infatti nelle mani della Presidenza del Consiglio le redini del piano, con l’istituzione della struttura di missione PNRR, operativa fino al 31 dicembre 2026 e affiancata dal nuovo Ispettorato Generale per il PNRR posto alle dipendenze del Ministero delle Finanze con il compito di vigilare sulla spesa. “Vogliamo che neanche un euro vada perduto” ha spiegato il vice presidente del Consiglio Antonio Tajani, obiettivo che il governo punta a blindare rafforzando la possibilità di esercizio di poteri sostitutivi da parte della presidenza del Consiglio e dimezzando di fatto i termini concessi al soggetto attuatore per provvedere in caso di inerzia.
In tema di autorizzazioni il decreto prevede, tra l’altro, l’accelerazione e lo snellimento di appalti pubblici e grandi opere, estendendo a tutte le gare del PNRR e del piano complementare le procedure ‘supersemplificate’ già previste per l’edilizia penitenziaria, ferroviaria e giudiziaria, in materia di conferenza dei servizi, VIA e acquisizione degli assensi dei Beni Culturali. Sul fronte ambientale il decreto introduce inoltre gli impianti integrati per la produzione di idrogeno rinnovabile tra quelli a priorità di valutazione da parte della Commissione VIA-VAS e semplifica le procedure per l’installazione di pannelli fotovoltaici su terreni agricoli. Snellimento in vista anche per le terre e rocce da scavo: entro 180 giorni dall’entrata in vigore del decreto sarà adottato dal Ministero dell’Ambiente un nuovo regolamento per la gestione semplificata, che dovrà facilitare l’attribuzione della qualifica di sottoprodotto, il deposito temporaneo dei residui qualificati come rifiuto e il riutilizzo di quelli esclusi dalla disciplina sui rifiuti. Vengono destinate nuove risorse al Commissario di governo per le discariche abusive, per gli interventi di risanamento sul sito di Malagrotta: circa 5 milioni per il 2023 e un totale di 245 milioni dal 2024 al 2027.
Al capitolo competenze, nodo che a livello territoriale rischia di frenare il rilascio dei provvedimenti indispensabili per la realizzazione degli interventi, il decreto destina alle Prefetture un fondo da 20 milioni di euro l’anno dal 2023 al 2026 per supportare gli enti locali destinatari di fondi PNRR nell’acquisizione presso società a prevalente partecipazione pubblica “di assistenza specialistica – si legge nel testo – per superare le attuali criticità nell’espletamento degli adempimenti necessari a garantire una efficace e tempestiva attuazione degli interventi”. Per gli stessi enti, fino al 31 dicembre 2026 viene inoltre elevata dal 30% al 50% la possibilità di conferire incarichi dirigenziali a termine. Previsto il potenziamento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. “con 10 unità di personale per assicurare la realizzazione degli obiettivi del PNRR” ha spiegato il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto, chiarendo che l’intervento del governo rappresenta il primo passo di un’opera di revisione complessiva delle politiche di coesione, che dovrà allineare il PNRR con il RePowerEU e gli altri fondi nazionali ed europei. “Su un importo complessivo della programmazione 2014-2020 di oltre 116 miliardi – ha detto – risultano impegni per 67 miliardi e pagamenti per 36 miliardi, circa il 31%. I dati di impatto delle politiche di coesione ci rappresentano tra gli ultimi paesi dal punto di vista dei risultati”.