Competitività, ecco la bussola dell’Ue

di Redazione Ricicla.tv 29/01/2025

Innovazione, riduzione delle dipendenze, sinergia tra decarbonizzazione e competitività: questi i punti cardinali della nuova politica economica e industriale della Commissione Ue, presentati questa mattina da Ursula von der Leyen. Mantenuti gli obiettivi climatici al 2040 e 2050, ma in un quadro di maggiore integrazione “con le politiche industriali, della concorrenza, economiche e commerciali”


Rinnovare la forza competitiva dell’Europa: è questa la “stella polare” che nei prossimi cinque anni dovrà orientare la politica economica e industriale dell’Ue, guidandola nel mare tempestoso dei nuovi scenari di competizione globale. Una correzione di rotta non più rimandabile, per salvare un’Unione – e con lei un modello di sviluppo – che rischia di rimanere schiacciata tra la Cina e gli USA a guida Trump e per la quale “libertà, sicurezza e autonomia dipendono più che mai dalla sua capacità di innovare, competere e crescere”, si legge nel Competitiveness Compass for the EU, l’annunciata comunicazione programmatica presentata questa mattina da Ursula von der Leyen. Un “cambio di marcia e di approccio”, si legge, da imprimere, questa la vera sfida, senza rinunciare agli obiettivi del Green Deal ma facendone una leva di resilienza e competitività. Anche accelerando la transizione verso modelli di economia circolare.

Maturata sulla scorta degli allarmanti rapporti di Enrico Letta e Mario Draghi sullo stato di salute del mercato unico e della competitività Ue, la bussola della Commissione von der Leyen fissa come riferimenti cardinali l’innovazione, la riduzione delle dipendenze e la necessità di stabilire un connubio tra decarbonizzazione e competitività. Tre “imperativi trasformativi” da realizzare con interventi trasversali: sburocratizzazione, rimozione delle barriere sul mercato unico, ricalibratura dei finanziamenti, formazione di competenze specialistiche e miglior coordinamento delle politiche sia a livello Ue che nazionale. Una road map che, rispetto alle bozze circolate nei giorni scorsi, vede sensibilmente ridimensionato il peso del taglio alla burocrazia, più centrale nelle versioni precedenti, tanto da spingere associazioni come Friends of the Earth Europe a parlare di una “deregulation agenda” a spese dei livelli di salvaguardia ambientale e sociale.

Tra gli “imperativi trasformativi” ereditati dal rapporto Draghi la necessità di stabilire un quadro di policy capace di tenere assieme decarbonizzazione e competitività. “Voglio essere molto chiara – ha dichiarato von der Leyen – l’Ue resterà sulla strada degli obiettivi del Green Deal“. Anche se nel Compass non si cita mai esplicitamente il piano verde, pilastro del primo mandato von der Leyen, gli ambiziosi target climatici al 2040 e 2050 rimangono, ma vengono proiettati nel quadro di una maggiore integrazione “con le politiche industriali, della concorrenza, economiche e commerciali”. L’obiettivo è quello di scongiurare crisi industriali e delocalizzazioni energetiche o climatiche determinate dai costi della transizione, soprattutto per le industrie energivore, e promuovere al tempo stesso investimenti in tecnologie pulite e modelli circolari di business.

Sarà lungo questo tracciato che si svilupperanno il Clean Industrial Deal e l’Affordable Energy Industrial Plan, entrambi in calendario per il primo trimestre di quest’anno, con interventi che spazieranno dalla semplificazione del permitting ai meccanismi di incentivazione e aiuti di Stato, passando per le dinamiche di formazione dei prezzi dell’energia. Ma a tenere insieme competitività e decarbonizzazione dovrà essere anche la nuova spinta alla diffusione di modelli di economia circolare, con l’adozione entro la fine del 2026 di un Circular Economy Act per “catalizzare gli investimenti in capacità di riciclo e incoraggiare l’industria dell’UE a sostituire efficacemente i materiali vergini”

Anche se ridimensionata, la riduzione del carico burocratico per le imprese resta tra i cosiddetti “abilitatori della competitività”, a partire dall’annunciato provvedimento ‘omnibus’, primo di una serie di interventi di semplificazione, che entro la fine di febbraio darà un taglio “nei campi del reporting di finanza sostenibile, della due diligence di sostenibilità e della tassonomia”, puntando a ridurli del 25% per le imprese di servizi e del 35% per le PMI. L’obiettivo è evitare il cosiddetto effetto “trickle-down”, ovvero che gli obblighi per le grandi imprese ricadano anche su quelle di piccola dimensione integrate lungo le filiere.

Allo stesso scopo verrà introdotta una nuova categoria di imprese a piccola e media capitalizzazione, che godrà di appositi regimi regolatori. Tra le priorità d’intervento, accanto alla semplificazione, anche il maggiore coordinamento tra politiche nazionali e comunitarie, per sanare la frammentazione del mercato unico e superare un’idea di competitività declinata al momento quasi esclusivamente al livello dei singoli Stati membri. Il Coordination Tool di prossima adozione, si legge, conterrà interventi che in un primo momento saranno rivolti a settori strategici come infrastrutture energetiche e digitali e intelligenza artificiale, per allineare strategie nazionali e obiettivi a livello Ue.

Secondo il report di Mario Draghi, la sfida per rilanciare l’economia dell’Ue nei nuovi scenari di competizione mondiale, senza abbandonare gli obiettivi di decarbonizzazione, renderà necessario mobilitare, entro il 2030, tra i 750 e gli 800 miliardi di euro l’anno, da reperire, si legge nel Compass, migliorando la capacità dell’Ue e dei singoli Stati di stimolare investimenti privati e orientando in maniera più focalizzata quelli pubblici. Nessun riferimento a strumenti di debito comune, ma alla necessità di maggiore integrazione sul mercato dei capitali, tema che sarà al centro della strategia per un’Unione dei risparmi e degli investimenti da presentare nel secondo trimestre del 2025, e di rivedere il quadro dei finanziamenti pluriennali attorno a priorità “chiare e condivise” sul piano della competitività, anche con la creazione di uno specifico fondo. “Quindi ora abbiamo un piano. Abbiamo la volontà politica. Ciò che conta è la velocità e l’unità. Il mondo non ci aspetta. Su questo sono d’accordo tutti gli Stati membri. Quindi, trasformiamo questo consenso in azione“, ha commentato von der Leyen.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *