Carta e cartone, il riciclo vola oltre il 92% e per il 30% è legato all’export

di Redazione Ricicla.tv 29/10/2024

Nonostante il rallentamento della produzione cartaria, nel 2023 l’Italia ha prodotto 6,9 milioni di tonnellate di macero, con un tasso di riciclo del 92%. Le tensioni del quadro geopolitico e le tendenze protezionistiche non fermano l’export, che tocca la cifra record di 2,15 milioni di tonnellate, contribuendo per il 30% al raggiungimento degli obiettivi di riciclo. La fotografia dell’ultimo rapporto annuale di UNIRIMA


Tassi di riciclo da podio in Europa e investimenti in crescita, nonostante una congiuntura segnata da crisi e conflitti che mettono a rischio la tenuta del commercio internazionale. Un mare tempestoso, che le imprese italiane del riciclo di carta e cartone continuano però a navigare con grande maestria, tanto da centrare nel 2023 il record delle esportazioni di macero. È la fotografia di un’eccellenza nazionale dell’economia circolare – ma anche un ritratto della forza del ‘made in Italy’ sul mercato globale – quella scattata dall’ultimo rapporto annuale di UNIRIMA, l’associazione nazionale dei produttori di macero, secondo cui nel 2023 i 716 impianti di trattamento attivi a livello nazionale hanno prodotto 6,9 milioni di tonnellate di carta e cartone end of waste, con una crescita di circa il 5% rispetto all’anno precedente e un tasso di riciclo complessivo salito di oltre 16 punti percentuali, passando dal 75,7% del 2022 al 92,1% nel 2023. Meglio ancora la percentuale di riciclo degli imballaggi, che ha invece raggiunto il 92,33% superando non solo la media europea del 79,3% (di più ha fatto solo la Germania con il 95,4%) ma anche l’obiettivo Ue dell’85% al 2030.

Numeri che testimoniano la solidità delle imprese italiane del riciclo, tanto più a fronte di una contrazione del consumo interno di carta da macero. A causa del rallentamento della produzione cartaria, condizionato anche lo scorso anno dai prezzi alti dell’energia, le quantità di maceri in ingresso nelle 56 cartiere operative a livello nazionale si sono infatti attestate a 5 milioni di tonnellate, con un calo del 7% rispetto al 2022. Tutto questo mentre le raccolte differenziate urbane hanno continuato a crescere, raggiungendo 3,75 milioni di tonnellate (+2,9% rispetto all’anno precedente). Un gap tra domanda e offerta di maceri che i riciclatori italiani hanno chiuso incrementando il ricorso alle esportazioni, che anche per questo hanno toccato la quota record di 2,15 milioni di tonnellate, in crescita del 45,5% e arrivando a pesare per circa il 30% sulle quantità complessivamente riciclate. Un valore mai così alto per l’Italia, da oltre 20 anni esportatore netto di carta da macero, capace come pochi altri paesi al mondo di collocare sui mercati internazionali, soprattutto asiatici, il surplus strutturale di carta da riciclare che le cartiere italiane non riescono ad assorbire. Scongiurando così il rischio di collassi del mercato. Nel 2023 il primo partner commerciale è stato l’India, con una quota del 43,4% del totale esportato, corrispondente a oltre 934.174 tonnellate, seguita da Indonesia e Vietnam.

Un autentico primato mondiale, quello conquistato sul piano commerciale dai riciclatori italiani di carta e cartone. Tanto che, secondo uno studio curato da Target Research, nonostante l’acuirsi delle tensioni geopolitiche su scala internazionale, e i loro riflessi sulle dinamiche economiche e commerciali, le imprese italiane del macero hanno visto passare dal 50,89% al 53,26% la propria quota di competenza tra quelle scambiate a livello globale dai 14 principali paesi esportatori. Un primato evidenziato anche dal saldo commerciale netto, che con un surplus di quasi 160 milioni di euro supera di gran lunga la Cina, il cui saldo si attesta attorno ai 60 milioni di euro. Un’abilità commerciale che ha aiutato gli operatori del riciclo a parare i contraccolpi determinati dalla estrema volatilità del mercato, caratterizzato negli ultimi anni da un andamento “altalenante e imprevedibile”, scrive UNIRIMA: dai valori massimi raggiunti nella seconda metà del 2022 al successivo brusco calo, seguito da una modesta ripresa nel corso del 2023 che è continuata anche nel primo semestre del 2024, mentre da luglio 2024 il trend si è invertito e le quotazioni hanno ripreso a calare.

A testimonianza della capacità delle imprese di adattarsi alle turbolenze del mercato c’è anche il dato sugli investimenti. Secondo una survey condotta da UNIRIMA, infatti, nel triennio 2021-2023 il 78,6% del campione ha segnalato un aumento delle risorse mobilitate in nuovi macchinari, adeguamenti impiantistici, mezzi e attrezzature di raccolta. Inoltre, si legge nel rapporto, il 64,4% del campione ha fatto investimenti in sistemi informatici e il 31% in ampliamento della capacità autorizzativa. Segno di un comparto nel quale innovazione tecnologica e abilità commerciale sono sempre più interconnesse e contribuiscono all’unisono a tenere il passo con “la crescente competitività del settore a livello globale e la necessità di garantire la maggiore qualità della materia prima”, si legge nel rapporto di UNIRIMA. Una corsa che oltre a fare i conti con le tensioni del quadro geopolitico deve anche schivare gli immancabili ostacoli non tecnologici: dalla compressione degli spazi di concorrenza sul mercato italiano della gestione dei rifiuti alla continua evoluzione del quadro di regole nazionali ed europee sulle movimentazioni di rifiuti e materiali da riciclo. “Il deterioramento del clima geopolitico ha portato a tensioni protezionistiche sulla regolamentazione dei flussi delle materie prime, che ostacolano lo sviluppo armonioso dei mercati e la competitività delle imprese. Diventano sempre più complesse le procedure amministrative per l’avvio di nuove attività economiche, soprattutto nel settore della gestione dei rifiuti, che frenano l’espansione di impianti strategici per il ciclo dei materiali riciclati” ha dichiarato il presidente di UNIRIMA, Giuliano Tarallo.

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