Nuovi impianti di biodigestione e compostaggio per dotare la Campania di un adeguato sistema di trattamento delle frazioni organiche dei rifiuti e chiudere così l’oneroso contenzioso con l’Ue sulle inefficienze del ciclo degli rsu. Con questo duplice obiettivo la Giunta regionale guidata da Vincenzo De Luca ha approvato nei giorni scorsi un documento programmatico per la realizzazione degli impianti di recupero della forsu, la frazione organica dei rifiuti solidi urbani. Impianti necessari a garantire alla Campania quell’autonomia di trattamento della quale al momento è sprovvista ed il cui mancato raggiungimento rappresenta una delle principali motivazioni alla base della sentenza di condanna emessa nel luglio 2015 dalla Corte di giustizia europea e costata alla Regione una multa da 20 milioni più 120mila euro in sanzioni quotidiane. Il programma approvato dalla Giunta per far fronte al salasso prende le mosse dalla recente proposta di aggiornamento del Piano di gestione degli rsu, che individua in 750mila tonnellate il fabbisogno regionale annuo di trattamento dei rifiuti organici.
Al momento, si legge nella relazione, tra impianti pubblici e privati la capacità di trattamento dell’organico in regione oscilla tra le 56mila e le 190mila tonnellate. Occorre cioè realizzare, spiega il documento, impianti con una capacità complessiva di circa 610mila tonnellate annue. E se poco o nulla viene detto sui tempi di realizzazione dei tre impianti pubblici da anni ormai in attesa di completamento (Giffoni, San Tammaro e Molinara), nel programma si spiega invece che, in virtù di un primo piano stralcio operativo, già nelle prossime settimane potrà essere avviato l’iter per la costruzione di sei nuovi impianti nelle aree dei tritovagliatori in gestione alle società provinciali, per una capacità di trattamento pari a 180mila tonnellate annue. Costo dell’operazione 55 milioni di euro, da finanziare con i fondi europei del ciclo 2014/2020. Stando al cronoprogramma delle operazioni, le gare d’appalto per il revamping degli impianti dovrebbero concludersi ad agosto 2017, mentre la messa in esercizio non dovrebbe arrivare prima del maggio 2018. Solo per l’impianto di compostaggio da costruire nello Stir di Battipaglia, già dotato di progetto esecutivo e di decreto Aia, i lavori potrebbero terminare con qualche mese d’anticipo, a gennaio dello stesso anno.
Resta tuttavia il nodo delle altre 430mila tonnellate annue di forsu, a ricordare come, anche se andasse in porto il revamping degli Stir, quella dell’organico sarebbe comunque destinata a rimanere ancora a lungo una delle principali falle del ciclo di gestione dei rifiuti campani. Del resto, per far fronte alle carenze impiantistiche già nel 2011 la Giunta regionale all’epoca guidata da Stefano Caldoro aveva provveduto, senza successo, alla nomina di una serie di Commissari straordinari. A cinque anni da quel tentativo fallito e con in più lo stillicidio delle multe quotidiane, la Regione a guida De Luca ha preferito invece percorrere la strada delle candidature volontarie, lanciando a maggio scorso un avviso pubblico sul proprio portale web per individuare i soggetti pubblici e privati interessati alla realizzazione di strutture per il trattamento dell’umido. Scelta premiata da ben 36 manifestazioni d’interesse, fatte pervenire a Palazzo Santa Lucia da Comuni, consorzi ed imprese private delle cinque province.
L’affare dell’umido, insomma, fa gola a molti, ma non è detto che tutte e 36 le candidature si tramutino in impianti di compostaggio o in biodigestori. Al momento, si legge, a seguito di sopralluoghi sarebbero risultate idonee le sole proposte avanzate dai Comuni di Rocca D’Evandro (Caserta), Sarno (Salerno) Pomigliano e Afragola (Napoli), mentre nelle prossime settimane si procederà all’analisi delle altre manifestazioni d’interesse. Discorso a parte merita invece il Comune di Napoli che, si legge poi nella relazione, «per il tramite di Asia ha consegnato una relazione tecnica preliminare dalla quale è emersa la volontà di realizzare 3 impianti di recupero della frazione organica tra cui quello all’interno di un’area di proprietà regionale nel depuratore di Napoli est avente una potenzialità di 57mila tonnellate annue; un altro relativo all’ampliamento dell’impianto di compostaggio all’interno della casa circondariale di Secondigliano da 3mila a 9mila tonnellate annue, e un altro da realizzare all’interno del parco delle Colline di Napoli da 10mila tonnellate».