Al via il quinto bando per l’incentivazione del biometano da rifiuti e scarti agricoli, ma il meccanismo non decolla: non solo è stata assegnata meno della metà del contingente disponibile, ma il 30% delle assegnazioni risulta addirittura duplicato. L’obiettivo PNRR al 2026 è di fatto irraggiungibile
Mentre si apre la quinta procedura competitiva per l’assegnazione degli incentivi alla produzione di biometano da scarti agricoli e rifiuti organici, il ciclo di sostegni finanziato dal PNRR con 1,7 miliardi di euro sembra inesorabilmente destinato a non centrare il target concordato con l’Ue. Nelle prime quattro procedure di gara, infatti, il meccanismo ha assegnato un contingente di circa 122.270,19 standard metri cubi orari sui 257 mila complessivamente disponibili, equivalenti a un miliardo 130 milioni di nuova capacità produttiva l’anno. Vale a dire meno della metà del target da 2,3 miliardi di metri cubi che il PNRR prevede di raggiungere entro il 30 giugno del 2026. Un obiettivo dal quale restiamo lontanissimi, nonostante le misure messe in campo da governo e GSE per facilitare l’accesso al meccanismo da parte delle imprese: l’estensione degli incentivi anche ai progetti di revamping degli impianti a biogas da rifiuti organici (inizialmente esclusi) ma soprattutto l’adeguamento all’inflazione sia delle tariffe incentivanti che dei contributi in conto capitale. Misura, quest’ultima, che se da un lato ha avuto il merito di rendere più appetibile il ciclo di incentivi, traducendosi nel sensibile aumento delle domande, dall’altro, tuttavia, non sembra avere sciolto tutti i nodi. Che qualcosa continui a non funzionare nel meccanismo di incentivi, del resto, lo dicono i numeri. Che non tornano.
Stando ai riepiloghi pubblicati sul portale del GSE, infatti, sommando i coefficienti assegnati nelle singole procedure si ottiene un totale incentivato di 176.310,6 standard metri cubi orari. Ciò significa che la quinta procedura avrebbe dovuto mettere a disposizione, oltre ai 23.750 Smc/h previsti in partenza per la tranche, anche ulteriori 80.689,4 non assegnati in precedenza, per un totale di 104.439,4 Smc/h. E invece il bando pubblicato questa mattina sul sito del GSE cuba un contingente incentivabile sensibilmente superiore, pari a 134.729,81 Smc/h. Ciò significa che il coefficiente effettivamente assegnato è di 122.270,19 Smc/h. Una differenza del 30% rispetto alla somma delle singole procedure che, come avevamo già raccontato nei mesi scorsi, sarebbe il risultato del gran numero di assegnazioni duplicate. A cavallo dell’introduzione del meccanismo di adeguamento all’inflazione, quindi tra seconda e terza gara, molti dei soggetti ammessi in una delle prime due graduatorie avevano infatti scelto di rinunciare all’assegnazione per ripresentare i propri progetti nel bando successivo, che ha garantito condizioni economiche di gran lunga più favorevoli. Cosa che ha creato una frattura, tuttora irrisolta, tra chi è entrato nel nuovo regime e chi invece è rimasto nel vecchio e oggi si trova costretto a realizzare i propri impianti a condizioni meno vantaggiose. Ma il fenomeno dell’abbandono delle graduatorie a vantaggio di quelle successive si è verificato anche tra la terza e la quarta gara, che in teoria non differivano tra loro se non per la possibilità, inizialmente non prevista, di incentivare anche il revamping degli impianti a biogas da forsu. E allora come si spiegano le nuove rinunce?
“Il nodo continua a stare nei tempi – spiega a Ricicla.tv un produttore di biogas che preferisce restare anonimo – il ciclo di incentivi prevede infatti una clausola di ‘decalage’ in virtù della quale gli impianti agricoli devono entrare in funzione entro 18 mesi dall’accesso alle graduatorie e quelli a rifiuti organici entro 24, pena la riduzione della tariffa incentivante dello 0,5% per ogni mese di ritardo”. Un meccanismo pensato per spingere gli operatori ad accelerare i lavori alla luce della necessità di stare dentro le serrate tempistiche del PNRR. “Il problema – continua il produttore – è che in molti casi gli interventi vengono rallentati da ostacoli che non dipendono direttamente dalla volontà delle imprese, come il rilascio delle autorizzazioni necessarie ma soprattutto la realizzazione delle opere di connessione alla rete nazionale di distribuzione del gas”. E così, di fronte al rischio di vedersi decurtata la tariffa, anche tra terzo e quarto bando diversi tra gli assegnatari degli incentivi hanno preferito fare rinuncia e ripresentarsi alla procedura successiva, azzerando il conto alla rovescia per il ‘decalage’.
Un escamotage che aiuta le imprese ad aggirare l’ostacolo dei tempi di realizzazione degli interventi, ma le lungaggini procedurali restano e nel frattempo si avvicina la deadline del 30 giugno 2026 entro la quale tutti gli impianti di biometano – siano essi nuovi o revamping di installazioni biogas già esistenti – dovranno essere entrati funzione. Condizione che non potrà prescindere dalla realizzazione delle connessioni. Per questo, pur plaudendo agli interventi che, dopo la falsa partenza delle prime due gare, hanno rivitalizzato il ciclo di incentivi, sia il Consorzio Italiano Compostatori che il Consorzio Italiano Biogas sono tornati a sottolineare “la necessità di nuove misure urgenti che favoriscano l’accesso alla rete di distribuzione del biometano prodotto”, si legge in una nota congiunta diramata in occasione di Ecomondo. “Resta fondamentale intervenire con misure concrete che semplifichino i processi e assicurino l’accesso alla rete di distribuzione, così da permettere alle aziende agricole di poter realizzare tutti i progetti previsti entro le stringenti scadenze del Piano”, ha dichiarato il presidente CIB Piero Gattoni. “Nonostante le difficoltà legate all’aumento dei costi e ai lunghi iter autorizzativi, il settore è pronto a investire ulteriormente, confidando nella continuità del supporto governativo oltre il 2026 per raggiungere gli obiettivi di produzione di biometano”, ha invece garantito la presidente del CIC Lella Miccolis. In più, resta da risanare la frattura tra i beneficiari degli incentivi pre adeguamento all’inflazione e quelli delle graduatorie successive “per garantire una concorrenza leale tra gli operatori’ ha aggiunto Miccolis.
Nel frattempo è partita la quinta, e almeno per il momento ultima, procedura competitiva per l’assegnazione degli incentivi. Il bando di gara è stato pubblicato questa mattina sul portale del GSE e metterà a disposizione delle aziende un contingente incentivabile di 134.729,81 standard metri cubi orari, che sommano la quota prevista in partenza per questa tranche (23.750 Smc/h) con il contingente non assegnato nelle precedenti quattro gare. La procedura è aperta ai progetti di nuova costruzione o di revamping di impianti esistenti e, così come le precedenti due, potrà godere del meccanismo di adeguamento di tariffe e contributi in conto capitale all’andamento dell’inflazione. Le domande potranno essere inviate fino al prossimo 17 gennaio, mentre gli interventi ammessi in posizione utile non potranno partire prima della pubblicazione della graduatoria definitiva, che non dovrebbe vedere la luce più tardi del 17 aprile 2025. Quando mancherà poco più di un anno alla deadline del 30 giugno 2026, data entro la quale gli impianti dovranno essere entrati in esercizio pena la revoca del diritto agli incentivi. Tempi che non lasciano molto spazio all’ottimismo.