Nessuno spazio per riciclo ed economia circolare nel testo della manovra approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri. Salta il rinnovo dei crediti d’imposta per prodotti riciclati e materiali di recupero, previsto dal cronoprogramma della Strategia Nazionale sull’Economia Circolare
L’economia circolare resta fuori dalla legge di bilancio. Almeno per il momento. Conosceremo il testo definitivo solo con l’approdo alla Camera la prossima settimana, e a integrarlo ci penseranno poi i passaggi parlamentari, ma le prime bozze sembrano confermare l’impianto delineato nei giorni scorsi dalla premier Giorgia Meloni in conferenza stampa. Una manovra da 136 articoli e 35 miliardi di euro dominata dal tema della sicurezza energetica, che cuba complessivamente 21 miliardi, e nella quale molto poco, anzi di fatto nessuno spazio è lasciato a misure di supporto e stimolo della transizione ecologica. Espressione che compare nel testo una sola volta e con riferimento esclusivo all’istituzione di un fondo da 25 milioni di euro per la promozione del turismo sostenibile.
Se la transizione ecologica fa capolino una sola volta nel testo, a risultare invece non pervenuta è l’economia circolare. Un’assenza che mette a rischio l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, autentica spina nel fianco del governo Meloni. Salta infatti l’inserimento in manovra del rinnovo dei crediti d’imposta già disposti nel corso del 2021 per “prodotti riciclati” e “materiali di recupero”, previsto per il quarto trimestre del 2022 dal cronoprogramma della Strategia Nazionale per l’Economia Circolare, riforma chiave del PNRR. La misura figurava tra quelle proposte al ministro Gilberto Pichetto Fratin dal dipartimento per lo sviluppo sostenibile del Ministero dell’Ambiente (titolare del dossier sulla Strategia), ma almeno per il momento sembra non essere riuscita a trovare il necessario abbrivio politico per farsi spazio tra i corposi interventi in materia di sicurezza energetica e le puntellature identitarie come la flat tax e il fondo quadriennale da 100 milioni di euro per la sovranità alimentare.