La proroga servirà a scongiurare il rischio di non rispettare il vincolo fissato dall’Unione Europea che impone di destinare almeno il 60% dei fondi a iniziative promosse nelle regioni del Centro-Sud. “Se non lo rispettassimo – ha ricordato Cingolani – rischieremmo di non poter assegnare l’intero budget. Sarebbe un peccato”
Sarebbero dovuti scadere ieri i termini per la presentazione della prima tranche di progetti su rifiuti ed economia circolare da finanziare con i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma “al momento meno del 30% delle domande proviene dalle regioni del Sud. Questo non va bene ed è il motivo per cui abbiamo deciso di prolungare la deadline”. Ascoltato dalla commissione ambiente della Camera il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani conferma il momento di difficoltà sui bandi del Pnrr per migliorare raccolta e trattamento dei rifiuti. La non soddisfacente risposta da parte delle amministrazioni e imprese meridionali agli avvisi pubblici per la presentazione delle proposte progettuali da finanziare con un budget da 2,1 miliardi di euro aveva costretto nei giorni scorsi il dicastero a concedere una proroga di trenta giorni, suscitando il malumore di chi aveva inviato la propria domanda entro i termini inizialmente fissati dagli avvisi. “C’è stata un po’ di scontentezza – ha ricordato Cingolani – perché qualcuno ha interpretato la proroga come un favore a chi è in ritardo. Questo non è vero – ha detto – visto che chiunque può usufruire del prolungamento dei termini. Anche chi aveva già consegnato la propria domanda ha la possibilità di risottometterla in una veste migliorata”. La proroga serve però soprattutto a scongiurare il rischio di non rispettare il vincolo fissato dall’Unione Europea che impone di destinare almeno il 60% dei fondi a iniziative promosse nelle regioni del Centro-Sud. “Se non lo rispettassimo – ha ricordato Cingolani – rischieremmo di non poter assegnare l’intero budget. Sarebbe un peccato”.
Nonostante la proroga, ha spiegato Cingolani, “i risultati di adesione sono ottimi”. Stando ai numeri comunicati ai deputati dal ministro sarebbero oltre 1400 le domande pervenute nell’ambito della linea d’investimento dedicata a comuni e imprese pubbliche, per un totale di 1,4 miliardi di euro sugli 1,5 complessivamente disponibili. Circa 220 invece i progetti presentati dalle imprese private nell’ambito della linea d’investimento dedicata alle cosiddette ‘filiere flagship’ dell’economia circolare, per un valore di 600 milioni. “È un buon ‘tiraggio'” ha osservato il ministro, sottolineando come la corrispondenza tra il valore dei progetti presentati e il budget a disposizione sia indicativa dell’efficacia del bando. Ma agli occhi di Bruxelles più che il numero di proposte presentate conterà la loro ripartizione geografica. Anche perché “uno degli obiettivi concordati con l’Ue – ha ricordato il ministro – è la riduzione di almeno 20 punti del divario tra le percentuali di differenziata delle Regioni migliori e quelle delle tre peggiori, tutte localizzate a Sud”. Regioni che nelle prossime quattro settimane dovranno essere supportate con azioni di ‘capacitazione’ dei soggetti proponenti per favorire una “maggiore partecipazione delle aziende e delle pubbliche amministrazioni alla presentazione dei progetti”, ha spiegato il ministro.
La partita dei fondi Pnrr su rifiuti ed economia circolare insomma, come era prevedibile, si giocherà anche sul campo delle competenze tecniche, a partire da quelle che servono alla pubblica amministrazione per progettare gli interventi. Competenze che spesso mancano, soprattutto al Sud, dove la cosa rappresenta “uno dei principali ostacoli alla costruzione di nuovi impianti di trattamento dei rifiuti”, si legge nell’ultimo report sull’attuazione del Pnrr. Motivo per cui tra le riforme cosiddette ‘abilitanti’, ovvero necessarie a garantire la messa a terra degli investimenti, il Piano prevede anche il rafforzamento del supporto tecnico alle autorità locali. Riforma che entro il prossimo 30 giugno dovrà sfociare nella sottoscrizione tra MiTE, Ministero dello Sviluppo Economico e altri soggetti istituzionali di un accordo per lo sviluppo del “piano d’azione Building Capacity”, che servirà ad assicurare assistenza a 126 enti locali attraverso società interne ai due dicasteri. La riforma, ha garantito Cingolani, “è in via di finalizzazione dopo la sottoscrizione dei primi accordi”. Forse con un’attuazione più tempestiva si sarebbe potuto evitare il ricorso alla proroga, disinnescando i malumori e scongiurando il rischio di non rispettare il patto di ripartizione delle risorse siglato con Bruxelles.