Facile da selezionare nei flussi di rifiuti in virtù delle sue proprietà magnetiche e riciclabile all’infinito senza alterazioni qualitative: queste le due caratteristiche che fanno dell’acciaio il materiale principe dell’economia circolare nel Vecchio Continente. Lo confermano i numeri. Per gli imballaggi il tasso di riciclo ha toccato nel 2014 la quota record del 76%, facendo dell’acciaio, per il decimo anno consecutivo, il materiale più riciclato in Europa. I dati sono stati diffusi da Apeal, l’associazione europea che raccoglie i principali produttori di acciaio per imballaggi, che rappresenta circa il 95% della produzione di metallo ferroso per packaging in Europa. Un risultato d’eccellenza, che premia gli sforzi dell’intera filiera europea degli imballaggi in acciaio, da sempre impegnata nella messa a punto di modelli circolari di produzione basati sul recupero e riciclo dei rifiuti. In un’Europa povera di materie prime – in questo caso del minerale di ferro necessario a produrre acciaio ex-novo – scatolette, barattoli, bombolette aerosol e fusti diventano infatti risorse preziosissime, da salvare dalla discarica ed avviare a nuova vita nei cicli siderurgici del continente.
Una filiera, quella dell’acciaio europeo, che risponde con la sostenibilità alla minaccia rappresentata dall’invasione dei prodotti siderurgici cinesi a basso costo, che il Dragone sta riversando sull’Europa non essendo capace di piazzarli sul mercato interno. Una sfida apparentemente impari – da un lato i benefici ambientali dell’acciaio europeo da riciclo, dall’altro le allettanti sirene di un risparmio garantito a colpi di dumping economico ed ambientale – nella quale, però, almeno per il momento, i produttori europei riescono a tenere botta puntando su comunicazione e ricerca. «Lungimiranza della filiera nel supportare l’innovazione e lavoro costante di informazione rivolto a produttori e consumatori di imballaggi, alle loro scelte di consumo e politiche ambientali: sono questi gli elementi che ci hanno condotti fin qui – spiega Alexander Mohr, segretario generale di Apeal – grazie alla condivisione delle best practice in giro per l’Europa siamo sicuri di riuscire a raggiungere il nostro target volontario dell’80% di riciclo entro il 2020».
Il fatto che Apeal rappresenti la quasi totalità del mercato del packaging ferroso nel Vecchio Continente, fa delle percentuali registrate dall’associazione lo strumento ideale per tracciare una attendibile mappa europea della gestione post-consumo degli imballaggi in acciaio. E quelle percentuali dicono che dietro lo straordinario dato cumulativo raccolto da Apeal si nasconde in realtà un quadro piuttosto sfaccettato. Nell’Europa a 28 non tutti gli Stati membri viaggiano infatti alla stessa velocità. L’Ungheria si conferma regina del riciclo, con una percentuale del 95,6% sull’immesso a consumo, seguita da Olanda, Belgio e Germania con percentuali sopra il 90%. Poi Austria, Svizzera e Spagna tra l’80 e il 90%, e più giù una nutrita schiera di Paesi a metà strada tra il 70 e l’80% di riciclo, compresa l’Italia che, secondo Apeal, nel 2014 ha dato nuova vita al 72,5% degli imballaggi in acciaio immessi sul mercato. Da segnalare la brutta performance del Regno Unito, che con il 55,7% si piazza tra i Paesi europei in maggiore affanno: in pratica, nel 2014 un imballaggio in acciaio su due è finito in discarica. Peggio hanno fatto solo Polonia, Lettonia, Slovacchia e Croazia, quest’ultima ferma addirittura al 12,2%. Insomma, almeno per quanto riguarda la gestione del packaging in acciaio, la Gran Bretagna è al momento fanalino di coda nella corsa europea verso un’economia circolare. Una corsa che, dopo Brexit, l’UK potrebbe scegliere definitivamente di abbandonare.