Crescono i tassi di raccolta e di avvio a riciclo degli imballaggi in acciaio, spinti anche dal parallelo aumento – seppur ad un ritmo leggermente inferiore – delle quantità immesse a consumo. Complessivamente, nel 2015 in Italia è stato riciclato il 73,4% dell’immesso al consumo, per un totale di 347mila 687 tonnellate, con un aumento del 3,5% sull’anno precedente. I dati sono stati diffusi da Ricrea, il consorzio nazionale senza scopo di lucro per la raccolta e il riciclo degli imballaggi in acciaio, nel corso dell’assemblea annuale dei soci. Dati che vedono l’acciaio salire ancora una volta sul podio del riciclo made in Italy assieme al vetro e all’alluminio, facendo valere le sue qualità di “materiale permanente”.
Dalle scatolette ai barattoli per alimenti, dalle bombolette aerosol ai grandi fusti industriali, fino ai tappi corona e alle lattine, tutti i contenitori in acciaio possono essere avviati a nuova vita all’infinito e senza che questo comprometta la qualità del materiale, con vantaggi notevoli tanto sotto il profilo ambientale quanto sotto quello economico. Cosa particolarmente vera per l’Italia, che è la seconda siderurgia d’Europa dopo la Germania e che, a fronte della mancanza di giacimenti di carbone e minerale di ferro, basa quasi tutta la sua produzione di nuovo acciaio sul riciclo dei rottami. Imballaggi compresi. Tant’è vero che grazie alle 347mila 687 tonnellate di acciaio recuperato dagli imballaggi in Italia nel 2015 si è ottenuto un risparmio diretto di 660mila 605 tonnellate di minerali di ferro e di 208mila 612 tonnellate di carbone, oltre che di 622mila 359 tonnellate di CO2. Riciclare acciaio, insomma, conviene alle tasche e all’ambiente.
Sulla base dei quantitativi dichiarati dalle aziende produttrici ed utilizzatrici, il dato di immesso a consumo relativo agli imballaggi in acciaio indicato da Conai per il 2015 è pari a 473mila 840 tonnellate, in aumento del 2,3% rispetto al 2014. Un’inversione di tendenza che ha portato a riguadagnare parte dei volumi persi negli anni precedenti. Le tonnellate di rifiuti d’imballaggio raccolte nel 2015 sono state 410mila 085, in crescita del 3,2% sul dato 2014. Di queste, circa 128mila (il 31%) sono venute dalle raccolte differenziate comunali supportate dal consorzio Ricrea tramite l’accordo Anci-Conai, mentre le restanti 282mila (il 69% del totale raccolto) sono state raccolte e avviate a recupero da operatori indipendenti. Complessivamente, il consorzio Ricrea ha quindi contribuito ad avviare a recupero circa un terzo degli imballaggi in acciaio raccolti nel 2015 sul territorio nazionale.
I risultati ottenuti, spiega Maurizio Amadei, presidente di Ricrea che quest’anno conclude il secondo mandato, «sono molto positivi, e confermano la validità degli sforzi compiuti in questi anni per promuovere e agevolare la raccolta, che è lo strumento con cui si realizza il riciclo degli imballaggi in acciaio. A cominciare dal supporto ai comuni per diffondere a livello locale una corretta educazione ambientale. Abbiamo intensificato i nostri sforzi, sia dal punto di vista economico che per quanto riguarda le campagne di comunicazione, con l’obiettivo di migliorare i risultati di raccolta, soprattutto nel Centro e Sud Italia. Due scommesse in questo senso arrivano da Catania e Bari, dove si sta introducendo un nuovo modello di raccolta differenziata. Ed è in questa direzione che continueremo a lavorare nei prossimi anni».
Le convenzioni stipulate da Ricrea con i comuni italiani per il supporto e la promozione dei sistemi di raccolta differenziata degli imballaggi hanno permesso di raggiungere nel 2015 oltre 48,8 milioni di abitanti pari all’80,3% della popolazione italiana, con un aumento di un punto percentuale rispetto all’anno precedente. Resta però ancora da colmare il gap tra le varie aree del Paese, perchè se la popolazione servita al Nord si attesta al 90%, al Centro la percentuale scende all’80% e al Sud è invece pari 73%. Delle 127mila 899 tonnellate di imballaggi intercettate dalle raccolte differenziate urbane, il 66% proviene dal Nord, il 13% dal Centro e il 21% dal Sud Italia.