Consiglio e Parlamento Ue hanno raggiunto l’intesa sulla revisione della direttiva quadro rifiuti: sì ai nuovi nuovi obiettivi di riduzione dello spreco alimentare e all’introduzione di regimi di responsabilità estesa del produttore nel settore tessile
Gli Stati membri dell’Ue dovranno attivare sistemi di responsabilità estesa del produttore per aumentare il grado di sostenibilità e circolarità dell’industria tessile e dell’abbigliamento, ma anche moltiplicare gli sforzi per ridurre lo spreco alimentare. Parlamento e Consiglio dell’Ue hanno raggiunto l’intesa provvisoria sulla proposta di riforma della direttiva quadro rifiuti, presentata a luglio 2023 dalla Commissione, che nelle intenzioni di Bruxelles dovrà spingere gli Stati membri a ridurre e gestire in maniera sempre più sostenibile e circolare due flussi di scarti in rapido aumento. Ogni anno nell’Ue, riporta la Commissione, vengono generati quasi 60 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari (132 kg pro capite) e 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti tessili.
Con la revisione della direttiva quadro verranno introdotti per la prima volta in assoluto target vincolanti di riduzione del food waste al 2030, del 10% nelle filiere produttive e al 30% per il ‘food waste’ pro capite generato dal consumo domestico, dalla ristorazione o dalla distribuzione, da calcolare sulla media degli anni 2021-2023. “Siamo riusciti a garantire disposizioni fattibili e realistiche affinché gli Stati membri attuino politiche di riduzione degli sprechi alimentari e siamo riusciti a garantire che il settore agricolo non subisca impatti negativi”, ha commentato la relatrice per il Parlamento Anna Zalewska.
Nonostante la portata storica dei nuovi target sullo spreco alimentare, i riflettori degli osservatori internazionali sono puntati soprattutto sulle nuove misure per l’industria tessile, a partire dalla proposta di istituire regimi armonizzati di responsabilità estesa del produttore (EPR) a integrazione dell’obbligo scattato a gennaio di quest’anno (e per l’Italia già dal 2022) di raccogliere separatamente i rifiuti tessili. Che secondo la European Environment Agency solo per il 12%, vengono intercettati dai sistemi di raccolta istituiti negli Stati membri e avviati a riuso o riciclo. “L’accordo – ha chiarito Paulina Hennig-Kloska, ministro per il Clima e l’Ambiente della Polonia, che ha la presidenza di turno del Consiglio – segna un passo significativo verso un’economia europea solida, circolare e competitiva, rispettando nel contempo il principio ‘chi inquina paga’”.
Stando all’intesa, entro 30 mesi dall’entrata in vigore della direttiva i paesi dell’Ue dovranno istituire regimi EPR per fare in modo che i produttori che mettono a disposizione prodotti tessili sul mercato dell’Ue coprano i costi per la loro raccolta, cernita e riciclo. Le microimprese dovranno conformarsi ai requisiti EPR 12 mesi dopo, anche se nelle rispettive proposte sia Parlamento che Commissione chiedevano di esentarle. In un’ottica di contrasto a fast e ultra fast fashion, le ‘fee’ da versare per ogni capo venduto potranno essere modulate sulla base della qualità e durabilità dei prodotti. Le nuove norme riguarderanno abbigliamento e accessori, calzature, coperte, biancheria da letto e da cucina, tende, cappelli. Su iniziativa del Parlamento, i paesi dell’Ue potranno istituire sistemi EPR per i produttori di materassi. Le disposizioni si applicheranno a tutti i produttori, compresi quelli che utilizzano strumenti di commercio elettronico e indipendentemente dal fatto che siano stabiliti in un paese dell’Ue o al di fuori dell’Ue. Un chiaro riferimento a marketplace come SHEIN, già da tempo sotto la lente della Commissione per l’impatto sociale, economico e ambientale dello tsunami di capi d’abbigliamento a basso costo che ha invaso il mercato Ue.
L’accordo provvisorio sulla revisione della direttiva quadro dovrà ora essere ratificato formalmente da Consiglio e Parlamento. Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale gli Stati membri avranno 20 mesi per recepire la nuova disciplina nei rispettivi ordinamenti e 30 per attivare i sistemi EPR per il tessile. L’Italia, tuttavia, punta ad accorciare i tempi, visto che il Ministero dell’Ambiente ha già in cantiere il suo schema di regolamento nazionale. Dopo un primo giro di consultazioni avviato nel 2023, a breve il MASE dovrebbe convocare i portatori d’interesse per rendere nota una nuova proposta. L’obiettivo è quello di chiudere i lavori a ridosso della pubblicazione della nuova direttiva Ue, con “un testo che possa essere il più possibile bilanciato e che possa costituire un primo riferimento a livello europeo per altri paesi nello sviluppo della disciplina comunitaria di settore”, spiegava a Ricicla.tv Laura D’Aprile, capo dipartimento per lo sviluppo sostenibile del MASE.