Il nuovo sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti Rentri è ai nastri di partenza, ma per arrivare alla piena operatività c’è ancora tempo. Il consiglio per le imprese: “Investite in formazione sugli strumenti dell’amministrazione digitale”. Ma resta da sciogliere anche il nodo Albo Gestori Ambientali
È in vigore da una settimana esatta il decreto del Ministero dell’Ambiente che ha introdotto il regolamento del Rentri, il nuovo sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti che raccoglierà e renderà disponibili in veste digitale i dati sugli scarti prodotti e movimentati dalle imprese. E allora, pronti via? Non proprio. E non solo perché stando al regolamento le prime iscrizioni al sistema partiranno solo a dicembre del 2024, ma anche perché di quello stesso sistema non conosciamo ancora le modalità operative, che saranno definite nelle prossime settimane dal Ministero “con l’emanazione di decreti direttoriali – ha spiegato Giovanni Paone, amministratore della software house Nica, nel corso di un digital talk andato in onda su Ricicla.tv – che entreranno nel dettaglio delle procedure”. Specificando, ad esempio, “come ci si iscrive al Rentri, come utilizzare i nuovi format di registri e formulari, come inviare le comunicazioni – ha chiarito Tiziana Cefis, consulente ambientale per TeA Consulting – è quindi il caso di tranquillizzare le imprese: abbiamo tanto tempo davanti a noi“.
Niente panico, insomma. Quello che si è aperto con l’entrata in vigore del decreto Rentri è di fatto un ampio periodo transitorio. Che le imprese dovranno però capitalizzare, familiarizzando non solo con le modalità operative di prossima definizione – e con i nuovi modelli dei registri di carico e scarico e formulari introdotti dal decreto – ma più in generale con le regole dell’amministrazione digitale. “Al netto di qualche campo modificato nei registri e formulari – ha sottolineato Paone – c’è un grande bisogno di formazione, non tanto sui contenuti del decreto o del Testo Unico Ambientale, ma soprattutto sulle regole dell’AGID“. Ovvero l’agenzia di Stato che definisce i criteri per la digitalizzazione della Pubblica amministrazione, compresi quelli che verranno utilizzati per dare corpo all’infrastruttura tecnologica della nuova piattaforma. “Dicembre 2024 è praticamente domani. Muoviamoci con cautela – ha avvertito Paone – ma non sottovalutiamo il processo. Il problema è proprio il cambio di mentalità richiesto alle imprese con il passaggio dal cartaceo al digitale. Che comporterà, tra l’altro, anche l’aggiornamento dei sistemi informatici in uso presso gli operatori”.
Quanto alle modalità operative di prossima pubblicazione, i decreti direttoriali del Ministero dell’Ambiente dovranno anche affrontare una serie di nodi che il decreto in vigore dalla scorsa settimana non è riuscito a sciogliere. A partire dal perimetro delle imprese obbligate all’iscrizione. “A mio avviso la criticità principale contenuta nel decreto è la definizione dei soggetti obbligati tra i produttori – ha spiegato Tiziana Cefis – visto che la norma di rango primario parla semplicemente di produttori di rifiuti pericolosi. Una platea apparentemente molto ampia, ma il decreto regolamentare fa richiamo all’articolo 190 del Testo Unico Ambientale che prevede invece tutta una serie di esenzioni. Speriamo che da qui a dicembre 2024 si faccia chiarezza”. Altro elemento di criticità il ‘doppio binario’ tra la tenuta in modalità cartacea e digitale dei nuovi modelli di registri e formulari, che potrebbe generare difficoltà soprattutto nel rapporto tra imprese iscritte e non iscritte. “I modelli prenderanno vigenza per tutte le imprese dal 15 dicembre 2024 per tutte le imprese – ha osservato Cefis – ma alcune li terranno in modalità digitale e altre invece in formato cartaceo. Va bene un lungo lasso temporale per l’avvio del sistema, ma quello che mi lascia perplessa è la lunga coesistenza di carta e digitale, di soggetti iscritti e non iscritti”.
Bene dunque l’ampio periodo transitorio, a patto però di capitalizzarlo. Da parte del Ministero con la definizione puntuale di modalità operative che sciolgano i nodi rimasti fin qui irrisolti. Sul fronte delle imprese, invece, investendo non solo nello studio delle regole di dettaglio ma anche nella formazione di nuove competenze sui temi dell’amministrazione digitale. Un percorso che darà i suoi frutti solo se proseguirà nel solco della collaborazione e del confronto tra portatori d’interesse. “Negli ultimi mesi abbiamo dialogato con competenza con il Ministero, con l’Albo e con Ecocerved – ha osservato Paone – mi auguro che questo possa continuare. Senza interlocuzione continua, nel prossimo futuro avremo grosse difficoltà”.
A questo proposito resta da sciogliere la vacatio ai vertici dell’Albo Nazionale Gestori Ambientali, braccio operativo del Ministero dell’Ambiente nell’amministrazione della piattaforma. Il mandato dell’organo direttivo dell’Albo, il Comitato nazionale, è infatti scaduto dallo scorso 13 febbraio e da allora si attende il decreto del ministro dell’Ambiente con la nomina dei nuovi componenti. Ma sulle designazioni il ministro Gilberto Pichetto Fratin continua a mantenere il massimo riserbo. Al momento l’ente è quindi come ‘congelato’, e anche la prosecuzione delle sperimentazioni tecniche con le software house e le associazioni di imprese sul prototipo del Rentri è a rischio. “Non c’è una guida e quindi siamo completamente fermi“, ha spiegato Paone. Nel frattempo il governo è al lavoro su una proposta di proroga. “È necessario che quest’organo riprenda le proprie attività – ha aggiunto – se l’Albo non dovesse ripartire ci troveremmo privi di un fondamentale punto di riferimento“.