Dopo la pioggia di osservazioni presentate dalle associazioni di categoria, il Ministero dell’Ambiente vuole accelerare l’adozione dei nuovi decreti direttoriali del RenTRi. L’obiettivo è rilasciare almeno il provvedimento con le modalità operative e aprire la piattaforma per i test con le imprese. Ma il processo collaborativo somiglia sempre più a un negoziato
Il Ministero dell’Ambiente preme sull’acceleratore per l’adozione dei decreti direttoriali con le istruzioni tecniche di dettaglio del nuovo sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti, RenTRi. Dopo la pubblicazione del provvedimento che fissa le principali scadenze per i soggetti obbligati, il dicastero vorrebbe chiudere in tempi brevi due nuovi decreti, rispettivamente con le modalità operative e le istruzioni per la compilazione dei modelli di registri di carico e scarico e formulari. L’obiettivo è quello di far partire quanto prima i test sulla piattaforma ufficiale e sfruttare al meglio il periodo transitorio fino all’avvio del sistema, previsto per dicembre 2024. Il problema è che le bozze messe fin qui in consultazione sono state bocciate dai portatori d’interesse e i lavori, almeno per il momento, sembrano essere in una situazione di stallo.
Presa tra gli appelli delle imprese che dovranno utilizzare la piattaforma, che chiedono modalità operative semplici da testare quanto prima, e quelli delle software house chiamate a sviluppare i meccanismi di interoperabilità con i sistemi gestionali già in uso, che per questo vorrebbero invece poter ‘costruire dal basso’ – in collaborazione con gli uffici del Ministero e con Ecocerved – le logiche informatiche del sistema, la direzione economia circolare del MASE sta cercando una mediazione che consenta di accorciare i tempi. Anche perché, è la preoccupazione, non tutte le imprese sono pronte ad affrontare il passaggio dal cartaceo al nuovo sistema informatico e bisogna dare a ognuna, grande o piccola che sia, il tempo di assimilare i meccanismi della nuova piattaforma. Dicembre 2024, visto in questa prospettiva, non sembra poi così lontano.
Il piano è quello di chiudere in tempi brevi almeno il decreto con le modalità operative, che in tre giri di consultazioni con le associazioni di categoria ha raccolto un lungo elenco di osservazioni, molte delle quali “troveranno traduzione concreta” nella versione definitiva del testo, ha garantito il dicastero in un incontro con le software house. Poi si passerà all’apertura della nuova area test, direttamente sul portale che ospiterà la piattaforma definitiva, dove gli operatori avranno modo di familiarizzare con le modalità operative e fornire indicazioni utili ad apportare eventuali correzioni con successivi decreti direttoriali.
Nel frattempo si continuerà a lavorare sul secondo decreto, quello con la proposta di istruzioni tecniche per la compilazione dei registri e formulari, forse il passaggio più insidioso dell’intero processo. La bozza verrà sottoposta a una seconda consultazione, ha detto il Ministero, aprendo anche alla richiesta di incontri in presenza con le software house per analizzare e discutere faccia a faccia i contenuti di dettaglio. Ma da qui in poi i tempi saranno contingentati. Ciò significa che ci sarà spazio solo per revisioni e integrazioni puntuali, non per riscritture vere e proprie, chiariscono da via Cristoforo Colombo, garantendo però che “la flessibilità dello strumento scelto”, quello dei decreti direttoriali, consentirà in ogni momento di correggere la rotta.
I canali del dialogo e del confronto restano aperti, insomma, ma da qui a dicembre 2024 a scandire i tempi sarà solo il Ministero, che chiede di non ostacolare il processo decisionale e per questo rispedisce temporaneamente al mittente le richieste di modifica della normativa avanzate da quanti (non pochi) continuano a sottolineare come il quadro di riferimento costringa lo sviluppo del nuovo sistema digitale a restare nel perimetro degli adempimenti cartacei risalenti ormai a più di un quarto di secolo fa. Si andrà avanti con l’architettura basata su registri di carico e scarico e formulari, da tradurre in veste digitale secondo i nuovi modelli adottati con il decreto ministeriale dello scorso aprile. Modelli che però, fanno notare le imprese, contengono errori e incongruenze e quindi, prima o poi, dovranno essere rivisti o almeno corretti. Se e quando questo accadrà, al momento, non è dato sapere. Servirebbe un nuovo decreto ministeriale (e non un ‘semplice’ decreto direttoriale), ma i tempi e le logiche della politica non consentono di fare previsioni.
Ora, è il diktat del Ministero, bisogna arrangiarsi con quello che c’è e arrivare in tempi brevi a mettere a terra un sistema che sia il più semplice possibile per i soggetti che dovranno utilizzarlo. Prima vedranno la luce i decreti direttoriali con le istruzioni tecniche, prima potranno partire i test con gli operatori. Una logica, ed è questo il punto sul quale continuano a battere molte delle associazioni di categoria, ormai capovolta rispetto a quella che si prospettava all’avvio dei primi test di tracciabilità digitale coordinati dall’Albo Nazionale Gestori Ambientali. Un ribaltamento di prospettiva che nelle prossime settimane via Cristoforo Colombo proverà, con gli strumenti della diplomazia, a far digerire ai portatori d’interesse. Quello che doveva essere un processo condiviso rischia di somigliare sempre più a un autentico negoziato.