Non oltre il 31 dicembre 2017. Il Milleproroghe di quest’anno sembra intenzionato a fissare un termine più che mai inderogabile per l’entrata in vigore del Sistri a pieno regime con tanto di sanzioni operative che mandino in soffitta il “doppio binario”, e quindi tutti i registri e formulari cartacei.
Un film già visto troppe volte perché la formula scelta basti ad instillare fiducia (o timore, a seconda dei punti di vista) negli operatori di settore: troppi i ritardi accumulati in questi anni per non immaginare già da oggi che, all’alba del 2018, ci si ritroverà a commentare l’ennesimo slittamento, rinvio o proroga. Restando alle parole che, però, si leggono nero su bianco sulla Gazzetta Ufficiale del 30 dicembre scorso, dove è stato pubblicato il testo del decreto legge partorito dal Consiglio dei Ministri del giorno precedente, il 2017 dovrebbe essere una volta per tutte l’anno del nuovo Sistri.
Questo perché rispetto al consueto ricorso al Milleproroghe di fine anno (vale la pena ricordare che con questo si è arrivati a quota quattro), la tenuta in vigore dei registri di carico e scarico e dei formulari assieme alla parallela sospensione dell’applicazione delle sanzioni operative non è stata genericamente prorogata di un anno, bensì, si legge: «Fino alla data del subentro nella gestione del servizio da parte del concessionario individuato […] e comunque non oltre il 31 dicembre 2017». Vale a dire che entro i prossimi 12 mesi il Sistri dovrà passare nelle mani del nuovo gestore (cioè dei vincitori della gara Consip, l’Ati Almaviva-Tim-Agriconsulting), con la speranza che quando si fa riferimento ad un pieno ingresso nella gestione si parli di un sistema sviluppato, già in forma rinnovata e adeguatamente testato attraverso un’adeguata fase di sperimentazione condivisa con le associazioni di categoria interessate. Se già la stipula del contratto con il Ministero sarà subordinata al pronunciamento della giustizia amministrativa (il prossimo 25 gennaio è fissata solo la prima udienza), ecco che le certezze sui tempi iniziano a vacillare sin d’ora.
Al passaggio di mano del concessionario entro fine anno è subordinato anche un altro aspetto: le sanzioni che restano in vigore sono quelle – come ogni anno – relative alla mancata iscrizione e al mancato versamento della quota annuale. Lo scorso anno il governo si era impegnato addirittura a ridurre il contributo annuale fino alla piena operatività del Sistri, ma nel frattempo l’unica misura ottenuta è stata quella introdotta proprio con la votazione sul testo del Milleproroghe dello scorso anno che ha previsto la riduzione del 50% sulle suddette sanzioni relative ai contributi annuali e di iscrizione. Il decreto di quest’anno estende questa riduzione delle sanzioni non più fino alla piena operatività del nuovo sistema, ma anche in questo caso: «Fino alla data del subentro nella gestione del servizio da parte del concessionario individuato […] e comunque non oltre il 31 dicembre 2017».
Se questa dicitura si rivelerà o meno un’arma a doppio taglio nell’ambiguità offerta dal passaggio dal riferimento alla “piena operatività” del testo precedente al solo “subentro del concessionario” della versione rinnovata è presto per dirlo. In continuità col passato e senza ambiguità interpretative si rinnova lo spreco milionario di questo Sistema: se c’è un motivo per cui il Ministero non può rinunciare ai contributi delle imprese è che ha un conto in sospeso con lo storico sviluppatore del sistema, quella Selex Sema in orbita Finmeccanica che – sia pure in liquidazione – tutt’oggi si occupa della gestione corrente del sistema.
E nonostante il contenzioso si sia risolto in favore di via Cristoforo Colombo circa sei mesi fa, dopo i 20 milioni versati per le gestioni 2015 e 2016, il Milleproroghe ne ha stanziati altri 10 come «limite massimo» cui attingere per pagare Selex «in ragione dell’effettivo espletamento del servizio svolto nel corso dell’anno 2017» e quindi – almeno sulla carta – per non più di altri 12 mesi a partire da ieri. Anche qui, dunque, tutto dipende da quando (e se) Almaviva, Tim e Agriconsulting entreranno in gioco: non a caso il decreto rimuove pure la scadenza (che prima era fissata al 31 marzo) per il versamento di questa (ultima?) quota da corrispondere al gestore attuale.