Contrastare il fenomeno dei furti di rame, che crea quotidiani disagi in tutto il Paese, rendere tracciabili rifiuti che appartengono alla categoria urbana e, in ultimo, disciplinare un settore in cui ambulanti senza formazione né permessi, continuano a spadroneggiare. Ha le idee chiare Mauro Grotto, presidente di Aira (Associazione industriali riciclatori d’auto) che con Assofermet (Associazione nazione dei commercianti di metalli ferrosi e non ferrosi) e Fise Unire (l’Unione delle imprese di recupero), ha vidimato una disciplinare al vaglio del Ministero dell’Ambiente e del Parlamento e che prevede regole ferree per la raccolta, lo smaltimento ed il recupero dei rottami ferrosi e non.
«È impensabile che nel nostro Paese la raccolta di rifiuti, potenziale risorsa, sia ancora gestita da una categoria senza preparazione e, peggio ancora, senza autorizzazioni – spiega Grotto, che prosegue – la legge (il collegato ambientale, ndr) che recepisce una normativa già vigente, non fa che adeguare il nostro Paese a quanto chiede l’Europa in materia e tentare di porre fine ad una giungla inaccettabile e con conseguenze disastrose per l’ambiente oltre che per l’economia del settore».
I rottami ferrosi, per i soci di Confidustria, sono sicuramente un bene, ma è necessario che gli Italiani in primis, capiscano che affidarli a persone che il più delle volte non rispettano le regole, significa arrecare danno al Paese. Di qui il collegato ambientale, che – tra le altre cose – se da un lato mette in allerta tutti gli impianti italiani e gli addetti alla raccolta che lavorano con un bene prezioso, dall’altro tenta di fare ordine e eliminare tutto il sommerso economico che deriva dal mancato rispetto delle regole.
«Gli ambulanti – precisa Grotto – hanno la possibilità di continuare ad operare nel settore, ma devono seguire i più virtuosi esempi italiani di quanti hanno deciso di mettersi in regola, aderire a cooperative, investire in formazione e preparazione, iscriversi all’Albo dei Gestori ambientali». Proprio su questo punto, pare che sia in lavorazione un decreto attuativo che modifica i criteri di accesso all’Albo e istituisce nuove categorie anche per chi intenda dedicarsi alla raccolta di metalli, ferramenta e affini. Anche la disciplinare redatta dalle importanti associazioni di settore, va in questa direzione. Quindi non una chiusura nei confronti di chi fino ad oggi ha gestito in nome di una “semplificata” un servizio utile a tutti, ma un’apertura verso la costruzione di un circuito virtuoso in grado di rendere tracciabile e identificabile tutto il materiale di cui i privati si disfano. Materiale che può e deve essere avviato a recupero.
«Un passo importante verso la normalizzazione del processo» come lo definisce Grotto, ma il dibattito con gli impianti di recupero italiani resta tutto aperto e, a giorni, potrebbe partire un’azione dimostrativa contro una legge che dal 2 febbraio ha ulteriormente complicato la vita agli attori della filiera.