«Il problema reale è la sovrapposizione di due normative diverse, quella sui rifiuti e quella sul commercio. Non è chiaro cioè se gli ambulanti lavorino con rifiuti o con prodotti recuperati in altro modo, e poiché la stratificazione normativa sull’argomento ha prestato il fianco a numerose illegalità, siamo alla situazione attuale». È questo il punto di vista dell’onorevole Piergiorgio Carrescia, firmatario nel 2014 insieme ad altri deputati di una proposta di legge che modificasse l’articolo 266 del decreto legislativo del 3 aprile 2006, n. 152 recante interpretazione autentica delle disposizioni concernenti le attività di raccolta e trasporto di rifiuti effettuate dai soggetti abilitati allo svolgimento delle attività medesime in forma ambulante.
La legge a firma dei deputati chiedeva l’esenzione da Mud e formulari sia per coloro che acquistavano e rivendevano in aree pubbliche rifiuti aventi un valore di mercato, sia per coloro che raccogliessero e trasportassero rifiuti, ovunque prelevati, per il loro successivo conferimento agli impianti di gestione anche dietro corresponsione di un compenso. Inoltre, i parlamentari proponevano l’immediata istituzione di una sottocategoria presso l’Albo Nazionale Gestori Ambientali alla quale coloro che si occupassero di raccolta e trasporto di rottami metallici potessero avere accesso previa dichiarazione dei quantitativi di rifiuti annualmente trasportati e identificabili attraverso i rispettivi codici CER.
«La nostra proposta – spiega Carrescia – è rimasta tale. Fino ad arrivare all’approvazione del “Collegato Ambientale” che ribadisce il divieto per i commercianti in forma ambulante di continuare a svolgere il loro lavoro senza una adeguata disciplina». Un concetto oramai chiaro ma che ha scatenato diverse proteste da parte degli ambulanti, ma anche da recuperatori e autodemolitori alle prese con un brusco rallentamento delle attività di conferimento da parte degli ambulanti e dunque delle loro attività produttive. La virata legislativa degli ultimi mesi, secondo il deputato del Pd, va nella direzione di frenare le illegalità diffuse nel settore. Secondo alcune associazioni di categoria invece, mira a penalizzare un’intera filiera produttiva. «Faremo pressioni perché la legge venga nuovamente discussa – promette il deputato, che poi assicura – in ogni caso, viste le numerose novità introdotte dal “Collegato Ambientale”, proveremo ad emendare in tal senso la prima legge congrua con queste tematiche. Il 2017 non è lontano – conclude – e ci rendiamo conto che per una intera categoria, quella dei recuperatori e autodemolitori, che conta migliaia di operatori e lavora onestamente, la situazione rischia di diventare critica. Ci impegneremo anche per loro».