Secondo il TAR del Lazio il ricorso delle associazioni ambientaliste contro il Piano rifiuti per Roma, che prevede un nuovo inceneritore, è “destituito di fondamento”. Confermata la legittimità delle funzioni esercitate dal sindaco Roberto Gualtieri nelle vesti di Commissario per il Giubileo
Nessun vizio di competenza o di legittimità costituzionale: il piano rifiuti per Roma, con la prevista realizzazione di un inceneritore da 600mila tonnellate, supera il vaglio dei giudici del TAR del Lazio, che hanno invece rigettato valutandolo come “destituito di fondamento” il ricorso presentato dal fronte delle associazioni ambientaliste. Stando alla sentenza della sezione quinta, pubblicata oggi, l’adozione del Piano da parte del sindaco di Roma Roberto Gualtieri nelle vesti di Commissario straordinario per il Giubileo rientra infatti a pieno titolo nelle funzioni attribuitegli dal legislatore. Compresa dunque la scelta di realizzare il nuovo inceneritore, attorno alla quale ruotavano “le essenziali ragioni di contestazione dei provvedimenti commissariali”. Tra queste, la supposta non funzionalità dell’impianto – la cui attivazione è prevista per l’ottobre del 2026 – al Giubileo del 2025. Un’obiezione respinta dai giudici, secondo cui “non può assumere alcun significato o valenza invalidante che vi sia discrasia tra l’orizzonte temporale della figura commissariale e quello, necessariamente più ampio, delle previsioni di Piano e della realizzazione degli impianti ivi contemplati”.
Proprio ieri, in occasione della consegna dei premi PIMBY di Assoambiente, Gualtieri è tornato a garantire la realizzazione dell’impianto entro i termini preventivati. “Il termovalorizzatore a Roma sarà operativo nel 2026” ha detto, difendendo la scelta di puntare sul recupero energetico dei rifiuti piuttosto che sulla discarica o sul trasferimento di rifiuti verso impianti in altre regioni e nazioni. Roma “prende i rifiuti che differenzia poco e male e li manda in discariche e termovalorizzatori in Italia e in Europa” ha ricordato il sindaco. “È molto più ovvio, e amico dell’ambiente, che ci sia il termovalorizzatore e non una discarica e che sia vicino e non lontano” ha detto Gualtieri, aggiungendo che “se è lontano sempre termovalorizzatore è, in più però c’è il trasporto”. Che oltre a rilasciare in atmosfera emissioni inquinanti e climalteranti costa un occhio della testa ai cittadini della Capitale.
Tornando alla sentenza, respinte anche le contestazioni in merito alla non compatibilità del Piano per Roma con il Piano regionale di gestione dei rifiuti. “Il Piano di gestione commissariale – scrivono infatti i giudici – si configura come autonomo strumento di pianificazione relativo al solo territorio comunale di Roma, che ben può contenere specifiche previsioni, anche impiantistiche, non già inserite nel P.R.G.R.”. Tanto più alla luce del fatto che la stessa Regione “ha ritenuto di enucleare essa stessa una disciplina specifica relativa alla gestione dei rifiuti di Roma Capitale e di introdurre due ambiti territoriali ottimali specifici, uno per il territorio di Roma Capitale, l’altro per il territorio della Città metropolitana, richiamando in modo precipuo l’art. 13 del d.l. n. 50/2022”. Vale a dire la misura voluta dal governo Draghi per conferire al Commissario Gualtieri anche le competenze pianificatorie tipiche delle regioni in materia di rifiuti.
Ma c’è di più. Perché in una seconda sentenza, che sulla base di motivazioni parzialmente sovrapponibili a quelle della prima respinge un’altra serie di ricorsi presentati da associazioni ambientaliste, comitati di cittadini e dai Comuni di Albano, Ardea e Ariccia, i giudici della quinta sezione hanno anche chiarito che la scelta di realizzare un impianto di incenerimento non rappresenta in sé un sovvertimento della gerarchia europea dei rifiuti. Sconfessando di fatto quello che è da sempre uno dei pezzi forti del repertorio del fronte del ‘no’ agli inceneritori. “È con riferimento al complesso delle normative e degli atti di pianificazione della gestione dell’intero ciclo dei rifiuti – scrivono i giudici – che deve apprezzarsi e valutarsi il rispetto dei criteri direttivi eurounitari, e non, atomisticamente, in funzione di uno specifico atto di pianificazione”. Tradotto, vuol dire che non basta un inceneritore a sovvertire la gerarchia europea che privilegia riduzione, riuso e riciclo dei rifiuti. Tanto più che questa, come già chiarito dal TAR Lazio in un pronunciamento del 2020, “costituisce un obiettivo che lascia agli Stati membri un margine di discrezionalità, non obbligando questi ultimi ad optare per una specifica soluzione di prevenzione e gestione”.
Secondo il TAR la rispondenza alla gerarchia non va misurata insomma con riferimento al solo piano per Roma ma valutata in un’ottica più ampia, anche in relazione al piano regionale, rispetto al quale la pianificazione proposta dal Commissario per il Giubileo “è necessariamente e doverosamente raccordabile, quale parte al tutto”. Ma è anche “a monte, con il Programma nazionale di gestione dei rifiuti, e in generale alle fonti normative nazionali che ne costituiscono il fondamento, che deve valutarsi la coerenza con i criteri di cui alla direttiva 2008/98/CE”, chiariscono i giudici, secondo cui nei ricorsi “non è stato però dedotto, e tanto meno dimostrato, che la previsione del Piano commissariale incida sull’assetto complessivo del sistema nel senso di sovvertirne la coerenza con la normativa eurounitaria”.
“La sentenza – ha commentato l’assessora capitolina all’ambiente Sabrina Alfonsi – riconosce la piena compatibilità del Piano dei Rifiuti di Roma Capitale con il sistema normativo delineato dagli strumenti di programmazione regionali e nazionali e con la normativa europea di settore, come noi abbiamo sempre sostenuto, nonché sancisce in modo netto l’infondatezza delle censure di legittimità poste dai ricorrenti. Un documento – ha detto – che aiuta anche a fare chiarezza su tanti argomenti che in questi mesi sono stati utilizzati in modo fazioso da coloro che si oppongono alla realizzazione degli impianti per la gestione industriale dei rifiuti della Capitale. Si tratta di un passaggio importante, che ci spinge a lavorare con ancora più convinzione per realizzare il programma delineato dal Piano Rifiuti e portare finalmente Roma fuori dalla cronica emergenza, allineandola agli standard europei”.