Via libera del Senato al ‘milleproroghe’ con l’emendamento che chiede al MASE di spostare la data di avvio della nuova tracciabilità. Che nel frattempo è già partita. Ma a conti fatti è facile capire che si tratta di un bluff. A spese degli operatori
Il Senato ha chiesto al ministro dell’Ambiente di spostare di due mesi la partenza della nuova tracciabilità dei rifiuti. Che però, nel frattempo, è già partita. È l’esito paradossale, e potenzialmente caotico, del via libera al ddl di conversione del decreto ‘milleproroghe’, che ieri è stato licenziato da Palazzo Madama con 97 voti favorevoli sulla questione di fiducia e che ora verrà trasmesso alla Camera per la conversione entro il 25 febbraio. Visti i tempi stretti, come ormai da prassi Montecitorio si limiterà a ratificare il testo del Senato, incluso il comma 2 bis dell’articolo 11, inserito dalla commissione affari costituzionali con un blitz portato avanti nella tarda serata di mercoledì, a poche ore dall’avvio del RENTRi, dalle principali forze politiche di maggioranza e opposizione.
Stando all’emendamento, che unisce otto proposte identiche, entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin dovrà adottare un decreto per modificare il decreto 59 del 2023, il cosiddetto regolamento RENTRi, e allungare di 60 giorni la prima finestra di iscrizioni. Rinviando contestualmente anche l’avvio dei nuovi modelli di registri di carico e scarico e formulari. Insomma, spostare al 14 aprile l’intero passaggio alla nuova tracciabilità dei rifiuti, operativa da ieri. Un intervento a gamba tesa ben oltre il tempo massimo – “un mese fa avrei stretto la mano a questi senatori, oggi è impensabile solo immaginarlo”, scrive a Ricicla.tv un operatore – portato avanti dalla Lega (e seguito a ruota da quasi tutto l’arco parlamentare), buono solo a innescare l’ennesimo regolamento di conti nella maggioranza, ma del tutto inutile, e anzi potenzialmente dannoso per la transizione alla nuova tracciabilità dei rifiuti.
Fino all’entrata in vigore del decreto di modifica dei termini si dovrebbe andare avanti con il nuovo sistema, poi tornare ai vecchi modelli cartacei di registri e formulari una volta modificata la data, e poi ripartire con il nuovo sistema a metà aprile. Non esattamente l’intervento auspicato dalle associazioni di categoria che da tempo chiedono un allungamento delle tempistiche del sistema e una deroga alle sanzioni. “L’intervento del Senato ci dà la misura di quanto il mondo politico sia scollato dal paese – ci scrive su LinkedIn il presidente di ADA, associazione nazionale degli autodemolitori, Anselmo Calò – sono sei mesi che gli operatori chiedono una rimodulazione delle tempistiche, ma ormai le aziende hanno fatto i salti mortali e sono partite”. Per questo l’ufficio legislativo del MASE aveva dato parere contrario all’emendamento, provando anche a ottenerne lo stralcio prima dell’approdo in aula per il voto di fiducia. Ma il tentativo di disinnescare il blitz dei Senatori non è riuscito e tra meno di dieci giorni l’emendamento diventerà legge.
A conti fatti, però, non è detto che riesca a produrre effetti. Calcolando i tempi per la conversione in legge del ‘milleproroghe’ e quelli per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (con entrata in vigore il giorno successivo), il decreto potrebbe vedere la luce al più tardi entro il 28 marzo. Per spostare la data di chiusura delle iscrizioni al RENTRi, e quindi l’intero avvio della nuova tracciabilità, al 14 aprile, 17 giorni dopo. Ma i decreti ministeriali entrano in vigore, tipicamente, dopo 15 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta e, a quel punto, l’intervento del MASE avrebbe efficacia per appena due giorni a partire dal 12 aprile. Che tra l’altro è anche un sabato.
C’è poi un’altra questione che sembra sfuggita agli oltranzisti di Palazzo Madama. Come per il decreto 59 del 2023 anche per il nuovo decreto che lo modificherà bisognerebbe attivare la procedura di notifica all’Ue, che impone almeno 90 giorni di ‘stand still’, ovvero di stop tecnico prima dell’eventuale pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Tempi che proietterebbero in ogni caso l’entrata in vigore del provvedimento a una data successiva a quella del 14 aprile. Insomma, basta fare due conti per capire che l’intervento scomposto del Senato non ha alcuna solidità né dal punto di vista tecnico né giuridico (stiamo pur sempre parlando del rinvio, forse, di una scadenza già passata). Una montatura, insomma, buona solo a soffiare sul fuoco delle tensioni in seno alla maggioranza e mettere pressione al ministro Pichetto. Che lo sa bene e che dal canto suo non avrà difficoltà ad andare a vedere il bluff. Di fatto gli basterà non fare niente, anche se una comunicazione ufficiale aiuterebbe a tranquillizzare gli operatori, che in questa partita sono i veri raggirati.
Nel frattempo, la nuova tracciabilità ha fatto il suo debutto. Sono ufficialmente andati in pensione i vecchi modelli di registri di carico e scarico e formulari, e si sono chiuse le iscrizioni al RENTRi per il primo gruppo di soggetti obbligati, che stanno già tenendo il registro in modalità esclusivamente digitale. Una transizione scandita nel corso della giornata di ieri dai rallentamenti della piattaforma ufficiale e dei servizi di interoperabilità, segnalati a ogni altezza dello Stivale, anche se nessuno sembra aver compromesso in maniera grave l’operatività delle imprese. I maggiori disagi, apprende Ricicla.tv, si sono registrati negli impianti di trattamento, legati non tanto al passaggio al digitale ma soprattutto all’entrata in vigore dei nuovi modelli di formulari, che in diversi casi sono stati considerati non conformi portando al respingimento dei carichi in ingresso.
Sullo sfondo restano le criticità segnalate nei giorni scorsi dalla nostra testata, dall’ingolfamento delle vidimazioni dei registri cartacei per le imprese non iscritte al RENTRi al ritardo nel rilascio delle funzioni di interoperabilità, passando per i nodi irrisolti nelle modalità di compilazione di registri e formulari e nel loro rapporto con la normativa nazionale di riferimento. Nodi che, a sistema avviato, gettano un’ombra di incertezza sulle prassi operative che gli operatori dovranno adottare, e che espongono le imprese al rischio di contestazioni da parte degli organi di controllo.
Non meravigliamoci. La regia è di un Ministero che ha partorito il SISTRI la cui Blackbox poteva essere dissociata dai rifiuti e portata col motorino dallo scugnizzo, mentre in contemporanea si depenalizzava la copiatura delle frequenze radio. Ora con il RENTRI il Minambiente ha minato la veridicità il formulario e le varie norme ambientatali non utilizzano neanche la medesima terminologia e non hanno saputo creare un minimo di fluidità di avvicendamento. Stiamo vivendo giornate folli.
Quelle menti eccelse che hanno inventato tutto questo devono andare a lavorare negli impianti di riciclaggio poi forse possono legiferare, perché non sanno quello che fanno