Dovrebbe essere pubblicato oggi o al più tardi nella serata di domani il nuovo modello MUD, ma restano i dubbi sulla sua efficacia e sul rinvio delle scadenze annunciato dal Ministero dell’Ambiente
“Adesso sappiamo con certezza che ci sarà un nuovo MUD da utilizzare per la dichiarazione relativa ai rifiuti prodotti e gestiti nel 2022″. Una certezza, chiarisce la consulente e giurista ambientale Tiziana Cefis, che però non allontana tutti i dubbi, a partire da quelli sull’effettiva efficacia del modello e, di conseguenza, sulle tempistiche per la presentazione. È attesa per questa sera, o al più tardi per la serata di domani la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del dpcm col quale il Ministero dell’Ambiente introdurrà il nuovo format valido per i circa 400mila soggetti chiamati anche quest’anno ad assolvere all’obbligo di dichiarazione delle quantità e qualità di rifiuti prodotti e gestiti. L’imminente pubblicazione di un nuovo modello era stata anticipata lo scorso venerdì da Ricicla.tv e, meno di 24 ore dopo, era stata confermata dallo stesso dicastero con una nota nella quale si specificava che il MUD sarebbe apparso in Gazzetta con ogni certezza entro il 10 marzo sostituendo il modello dello scorso anno e facendo slittare di 120 giorni la scadenza per la presentazione. Che dal 30 aprile, si legge nella nota, passerebbe a una data compresa “tra il 4 e il 10 luglio”.
La comunicazione del MASE risponde però solo in parte ai dubbi degli operatori di settore. “Con la scadenza che slitta ai primi giorni del mese di luglio – dice Cefis – le aziende si sono sentite rassicurate, ma resta comunque un grosso problema dal punto di vista normativo“. Se da un lato infatti, dopo settimane di silenzi, è ora certa la pubblicazione di un nuovo modello MUD, dall’altro lato resta però da chiarire in che modo il format potrà essere adottato per l’anno in corso, visto che questo richiederebbe di fatto l’agire in deroga alla normativa vigente. “La legge 70 del 1994 – aggiunge la consulente – dispone che per essere utilizzato nell’anno di riferimento, quindi nel nostro caso relativamente al 2022, il nuovo MUD avrebbe dovuto essere pubblicato in Gazzetta entro e non oltre il 1 marzo“. Ma la trasmissione degli atti tra Ministero, Palazzo Chigi (che deve firmare il dpcm) e la redazione della Gazzetta Ufficiale non è riuscita a rispettare la scadenza. “Una scadenza che è fissata per via legislativa – aggiunge Barbara Gatto, responsabile green economy della CNA – e che quindi non può essere modificata se non con una norma di rango uguale o superiore”.
Il nodo della scadenza, insomma, resta ed è centrale e nei giorni scorsi ha alimentato le ipotesi più ardite. Come la pubblicazione del dpcm in un supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale opportunamente ‘retrodatato’, magari proprio al 1 marzo. Una soluzione ai limiti della legittimità (se non già oltre), e che per questo è stata adottata solo poche volte nella storia repubblicana. L’alternativa, qualora questa strada non dovesse rivelarsi percorribile, sarebbe una modifica della legge di riferimento con un decreto legge ad hoc o un emendamento da inserire in uno dei decreti in via di conversione alle camere. In ogni caso, lo spazio di manovra è decisamente risicato, mentre le imprese obbligate alla dichiarazione restano in attesa di conoscere il proprio destino. “Ci stiamo chiedendo tutti come farà il Ministero a risolvere questo ‘pasticcio normativo” dice Cefis. “Cercheremo di capire come si interverrà – aggiunge Gatto – anche per confermare la proroga annunciata dal MASE, che a questo punto diventa fondamentale per consentire alle imprese di attrezzarsi nella raccolta dei dati e delle informazioni sul 2022 che serviranno a compilare correttamente la dichiarazione di quest’anno”.