Consiglio e Parlamento Ue hanno raggiunto l’intesa provvisoria sul Critical Raw Materials Act: chiesta l’estensione dello status di materia strategica anche all’alluminio e rivisto al rialzo il target di riciclo proposto dalla Commissione, che passa dal 15% al 25% e dovrà essere raggiunto entro il 2030
Anche l’alluminio si prepara a entrare nella nuova lista delle materie prime strategiche per l’industria europea. Lo prevede l’accordo provvisorio raggiunto tra Consiglio e Parlamento dell’Ue sul Critical Raw Materials Act (CRMA) presentato a marzo di quest’anno dalla Commissione con l’obiettivo di mettere in sicurezza la fornitura di elementi come cobalto, litio, nichel, platino e ‘terre rare’, fondamentali per le transizioni verde e digitale, ma le cui catene di approvvigionamento sono controllate da un pugno di paesi esteri, Cina in testa, che al momento ne detiene di fatto il monopolio. “L’accordo pone le basi dell’autonomia strategica dell’Europa – ha commentato la ministra della Transizione ecologica spagnola Teresa Ribera Rodríguez, rappresentante della presidenza di turno del Consiglio Ue – la nostra dipendenza dalle materie prime è il tallone d’Achille della nostra competitività, ma con il Critical Raw Materials Act possiamo trasformare questa debolezza in forza. Possiamo creare un settore estrattivo veramente europeo; possiamo trasformare i nostri rifiuti in una risorsa; possiamo costruire legami più stretti con i paesi terzi e garantire l’ancora di salvezza del nostro settore in modo veramente sostenibile”.
Nell’intesa provvisoria raggiunta ieri a valle dell’ultimo trilogo, Consiglio e Parlamento confermano la lista proposta da Bruxelles, che porta da 30 a 34 le CRM, ma chiedono di aggiungere anche l’alluminio all’elenco delle SRM, ovvero delle materie prime critiche strategiche, che passerebbero quindi da 16 a 17. In via provvisoria, si propone l’estensione della qualifica di SRM anche alla grafite sintetica per tre anni, fino alla prima revisione della lista. Trovata l’intesa anche sugli obiettivi vincolanti al 2030: per Stati membri ed europarlamentari l’Ue dovrà garantire l’estrazione del 10% e il processamento del 40% delle materie prime strategiche utilizzate ogni anno dall’industria europea, così come proposto dalla Commissione, ma a differenza della versione di Bruxelles l’accordo prevede di portare l’obiettivo di riciclo dal 15% ad almeno il 25%. Target più ambizioso del 20% inizialmente proposto dagli Stati membri, ma meno sfidante di quanto previsto dalla posizione negoziale del Parlamento, nella quale si chiedeva di trasformare l’obiettivo complessivo in una serie di target specifici di riciclo per ognuna delle SRM in lista. Nell’intesa provvisoria gli europarlamentari sono comunque riusciti a mantenere l’introduzione di obiettivi di circolarità per spingere il recupero di SRM dai rifiuti, così come la definizione di un meccanismo di incentivi per supportare lo sviluppo di nuovi progetti strategici di estrazione, lavorazione e riciclo.
Tra i punti rilevanti dell’accordo tra Consiglio e Parlamento anche la definizione di tempistiche certe per il rilascio delle autorizzazioni, che non dovrebbero superare i 27 mesi per i progetti di estrazione e i 15 mesi per i progetti di trasformazione e riciclo. Tempi che, chiarisce l’intesa provvisoria, non includeranno la prima fase della valutazione di impatto ambientale (la produzione della relazione, che deve essere condotta dal promotore del progetto), mentre la consultazione pubblica necessaria alla valutazione sarà invece parte della durata totale del processo di autorizzazione. Le grandi aziende esposte a carenze di materie prime strategiche (produttori di batterie e di idrogeno, generatori di energia rinnovabile, trasmissione e archiviazione di dati o produzione di aeromobili) dovranno inoltre effettuare regolarmente una valutazione del rischio della loro catena di approvvigionamento. “L’accordo – ha commentato la negoziatrice per l’europarlamento Nicola Beer – è un progetto di politica industriale per un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime in Europa. Con incentivi economici mirati creiamo certezza nella pianificazione dei progetti per gli investitori privati, attraverso punti di contatto unici per le aziende e procedure di autorizzazione rapide e semplici con scadenze chiare per le autorità nazionali. Ciò stimolerà l’estrazione, la lavorazione e il riciclo in Europa”. L’accordo provvisorio dovrà ora essere ratificato da Consiglio e Parlamento, con quest’ultimo che dovrebbe metterlo ai voti nel corso della riunione della commissione industria del prossimo 7 dicembre.