Ecoballe, discariche e depurazione ci sono costate 700 milioni in sanzioni europee

di Redazione Ricicla.tv 02/09/2024

Tra 2015 e 2022 le tre procedure europee d’infrazione su discariche abusive, rifiuti in Campania e acque reflue sono costate alle casse dello Stato più di 700 milioni di euro in sanzioni. Una è ormai prossima alla chiusura, mentre per le altre due la luce in fondo al tunnel è ancora lontana


Un salasso da più di 700 milioni di euro. A tanto ammonta il conto delle sanzioni versate dall’Italia per le condanne inflitte dalla Corte di Giustizia europea nell’ambito delle procedure d’infrazione su discariche abusive, rifiuti in Campania e acque reflue. Si tratta di tre dei sei contenziosi in sede europea giunti fin qui a una doppia sentenza di condanna da parte dei giudici del tribunale dell’Ue, quella che dà il via alle sanzioni. Stando all’ultimo dossier della Corte dei Conti sui rapporti finanziari tra Italia e Unione europea, dal 2012, anno nel quale sono scattate le prime condanne milionarie, fino al 2022 i pagamenti per sanzioni forfettarie e periodiche a carico del bilancio italiano ammontavano a un totale di più di 998 milioni di euro, 715 versati tra 2015 e 2022 per le tre condanne sui rifiuti. Ma il conto aggiornato è sicuramente più salato, visto che il dossier della Corte dei Conti si ferma al 2022 e che per quell’anno non sono state quantificate le sanzioni per l’errata depurazione.

La più vecchia delle condanne a pagare, quella per la mancata bonifica di 200 discariche non a norma, è arrivata a dicembre del 2014 e con ogni probabilità sarà anche quella che verrà estinta per prima. A tutto il 2022 risultano versati nelle casse di Bruxelles 261,8 milioni di euro ma dalla data della condanna le sanzioni periodiche, che vengono calcolate per ogni semestre, sono andate progressivamente riducendosi di pari passo con l’avanzamento delle operazioni di risanamento. Operazioni che dal 2017 sono coordinate dal Commissario di governo, il Generale dei Carabinieri Giuseppe Vadalà, e hanno portato fin qui alla fuoriuscita dall’infrazione di 70 degli 81 siti inizialmente affidati al Commissario (altri 119 nel frattempo erano già stati sanati). Complessivamente, le discariche sanate sono 189 su 200 e la sanzione semestrale è passata da 42,8 milioni di euro a 2,6. Per altri 8 siti sanati è già stato chiesto lo stralcio, “quindi ci mancano solo tre siti al traguardo – aveva detto Vadalà a Ricicla.tv in occasione del Green Med Expo & Symposium del giugno scorsofiniremo a dicembre 2025, anche per rispettare le scadenze del PNRR”. Stando al quale entro giugno del 2026 dovranno essere bonificate tutte le discariche oggetto della sentenza di condanna.

Secondo in ordine di longevità, ma primo per entità dell’esborso, il contenzioso per la mancata chiusura del ciclo rifiuti in Campania. A giugno del 2015 i giudici del tribunale europeo avevano condannato l’Italia al pagamento di 20 milioni di euro una tantum più 120mila euro al giorno fino al completamento di un adeguato sistema di trattamento in impianti di incenerimento, discarica e compostaggio e alla rimozione delle ecoballe. A fine 2022 le sanzioni complessivamente pagate a Bruxelles ammontavano a 311 milioni di euro, al ritmo di circa 44 milioni l’anno. Un ritmo rimasto costante fino al 2022, quando la Commissione europea ha ridotto di un terzo la sanzione per effetto dell’attivazione dell’impianto di trattamento delle ecoballe di Caivano, che secondo le valutazioni dei tecnici della Commissione Ue ha contribuito a soddisfare il fabbisogno di incenerimento. Nel frattempo, stando all’ultimo aggiornamento del piano di gestione dei rifiuti urbani approvato nei giorni scorsi dalla giunta regionale, al centro delle interlocuzioni con Bruxelles per ricevere ulteriori sconti, si legge, restano il completamento dell’impiantistica per lo smaltimento dei rifiuti stoccati e la “esatta stima dei fabbisogni ordinari di discarica”, ma “la completa estinzione – chiarisce il piano – potrà essere ottenuta con riguardo all’impiantistica per il trattamento della frazione organica”. Che non dovrebbe raggiungere l’autosufficienza prima del 2029.

Decisamente più difficile prevedere una data di chiusura per il più recente dei contenziosi, quello che nel 2018 ha portato alla condanna dell’Italia per il mancato collettamento e trattamento delle acque reflue in 74 agglomerati urbani in 6 regioni: Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Puglia e Sicilia. Dalla data della condanna, sommando la multa forfettaria da 25 milioni di euro alle sanzioni semestrali calcolate sugli abitanti degli agglomerati in infrazione, risultano già pagate sanzioni per 142,8 milioni di euro. Il conto, tuttavia, non include la seconda metà del 2021 e tutto il 2022, visto che, come si legge nella relazione presentata a ottobre 2023 dal Commissario di governo Fabio Fatuzzo nel corso di un’audizione alla Camera, “nessuna valutazione della Commissione, e corrispondente quantificazione della sanzione, è pervenuta”. Segno, anche, della elevata complessità tecnica del dossier.

Stando al Ministero dell’Ambiente, nell’ultimo riscontro fornito dall’Ue risultavano ancora non conformi 67 agglomerati per un totale di 5,6 milioni di abitanti equivalenti sui 5,9 iniziali, mentre sulla base degli ultimi aggiornamenti trasmessi alla Commissione nel corso del 2023, “qualora la Commissione valutasse positivamente tali indicazioni, rimarrebbero in infrazione, in quanto non ancora conformi, 56 agglomerati per un totale di poco più di 5 milioni di abitanti equivalenti”. Al momento, si legge nel report del Commissario, la struttura commissariale ha competenza diretta su 77 interventi distribuiti tra Sicilia, Campania e Calabria, dei quali 15 sono stati completati, per 22 sono in corso di esecuzione i lavori, per 9 sono state attivate le procedure per l’affidamento dei lavori, per 20 è stata completata la progettazione ed in corso l’iter autorizzativo e per 11 sono in corso di chiusura le progettazioni. Un percorso rallentato dalle lungaggini burocratiche, soprattutto “per l’ottenimento dei pareri, in particolare quelli ambientali di competenza regionale”, scriveva il Commissario Fatuzzo nella relazione dell’ottobre 2023. Un appello al quale a gennaio dello scorso anno il governo ha dato risposta conferendo al Commissario poteri di deroga.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *