In dirittura d’arrivo il nuovo decreto end of waste sui rifiuti da costruzione e demolizione, mentre si apre la consultazione sulle semplificazioni per terre e rocce: così il governo punta a migliorare e rendere più circolare la gestione dei materiali di scavo e rifiuti nei cantieri. A partire da quelli del PNRR
Nei giorni in cui la fase esecutiva del PNRR, ritardi permettendo, vede moltiplicarsi appalti e lavori, il governo preme sull’acceleratore per agevolare l’adozione di pratiche di circolarità nei cantieri. Con l’obiettivo di semplificare la gestione dei materiali di scavo e spingere il riciclo di qualità dei rifiuti inerti da costruzione e demolizione il Ministero dell’Ambiente prova a chiudere in tempi brevi due regolamenti che dovranno alleggerire la disciplina di settore oggi in vigore. Ma anche porre rimedio agli errori del recente passato. È infatti prossima all’adozione la nuova versione del decreto ‘end of waste’ sui rifiuti da costruzione e demolizione, che dovrà sostituire il decreto ministeriale 152 del 2022, adottato a settembre dello scorso anno ma la cui efficacia è stata quasi immediatamente sospesa per effetto delle veementi proteste delle imprese di filiera. Rispondendo agli appelli degli operatori, il nuovo testo introduce tra l’altro un nuovo set di parametri per la ricerca di inquinanti negli aggregati riciclati, modulati sulla base dell’utilizzo finale cui questi saranno destinati, scongiurando così il rischio di paralisi del riciclo paventato dagli operatori dopo la pubblicazione della prima versione del decreto.
L’adozione del nuovo decreto end of waste “significa più volumi recuperati, minore discarica, migliore circolarità in un mercato che ha un peso importante in Italia e impatti su molteplici filiere”, ha ricordato la vice ministro Vannia Gava. Intervenendo in un convegno sul tema, Gava ha anche rassicurato gli operatori sulle tempistiche della transizione tra il vecchio e nuovo decreto. L’efficacia del regolamento 152 del 2022, infatti, è stata sospesa dal parlamento fino al 4 maggio del 2024, ma il 4 novembre di quest’anno si chiuderà il termine per la revisione della disciplina. Se per quella data il nuovo testo non dovesse essere pronto (cosa probabile, visto che c’è da trasmetterlo al Consiglio di Stato e non è esclusa la necessità di una ulteriore notifica a Bruxelles, dove dovrebbe attendere i 90 giorni di ‘stand still’), sarebbe premura del governo prolungare i termini, ha garantito la vice ministro. Parole che hanno incassato il plauso delle imprese del riciclo, che invitano tuttavia il governo a mettere in campo misure complementari all’end of waste per spingere il mercato degli aggregati riciclati. Oggi il tasso di riciclo dei rifiuti da costruzione e demolizione nel nostro paese supera l’80%, con oltre 70 milioni di tonnellate trattate ogni anno, ma solo una quota degli aggregati riciclati prodotti viene effettivamente reimpiegata e solo in applicazioni non avanzate come riempimenti e sottofondi stradali. Per questo l’associazione nazionale ANPAR chiede, accanto a un nuovo end of waste, anche maggiore impegno sul fronte dei criteri ambientali minimi e dei capitolati d‘appalto per opere e infrastrutture, necessari soprattutto a stimolare la leva degli acquisti pubblici.
Ma quella dell’end of waste non è l’unica revisione allo studio del Ministero dell’Ambiente. Si è aperta infatti oggi la consultazione pubblica sul nuovo regolamento per la gestione delle terre e rocce da scavo, che una volta in vigore sostituirà l’attuale disciplina di riferimento, risalente al 2017 e considerata di difficile applicazione dagli operatori di settore. Secondo ISPRA, nel 2021 l’Italia ha generato quasi 18 milioni di tonnellate di terre e rocce da scavo, 1,2 dei quali finiti in discarica. “Semplifichiamo e facilitiamo l’utilizzo di questi materiali per la realizzazione di infrastrutture”, ha commentato nei giorni scorsi Gava, definendola una “svolta epocale nell’edilizia”. L’obiettivo del provvedimento – la cui adozione è prevista da uno degli ultimi decreti per l’attuazione del PNRR – è quello di “rispondere alla necessità di assicurare il rispetto delle tempistiche di attuazione” del Piano, fa sapere il Ministero, ma anche garantire la realizzazione rapida degli impianti energetici e delle opere e infrastrutture legate al ciclo idrico. Obiettivi che il testo messo in consultazione dal Ministero punta a raggiungere agevolando la qualifica di sottoprodotto e l’utilizzo nel sito di produzione delle terre e rocce da scavo escluse dalla disciplina dei rifiuti, ma anche semplificando gli oneri burocratici per i cantieri di micro-dimensioni con una produzione di terre e rocce non superiore a 1000 metri cubi. In più, chiarisce il dicastero “è stato ampliato il campo di applicazione del decreto, estendendolo anche ai sedimenti, rendendo così possibile utilizzarli come sottoprodotti nell’entroterra”. La consultazione sulla proposta di decreto si chiuderà entro i prossimi dieci giorni.