Per effetto dello ‘switch-off’ e del ‘bonus tv’ nei mesi da aprile a giugno fino a 15mila tonnellate di vecchi televisori da rottamare. Il CdC Raee: “Oggi più che mai necessaria una deroga alle quantità massime in giacenza”
Gli operatori della filiera dei rifiuti elettrici ed elettronici tornano a rivolgersi al governo chiedendo l’adozione di misure urgenti per scongiurare il rischio paralisi connesso all’aumento esponenziale di tv da rottamare innescato dallo ‘switch-off’ del digitale terrestre, il passaggio al nuovo standard televisivo DVB-T2 che sta costringendo migliaia di famiglie a sostituire le proprie apparecchiature video. Oltre 76mila le tonnellate di televisori a fine vita raccolte nel 2021, la metà delle quali solo nei mesi tra settembre e dicembre. Ovvero a ridosso dell’attivazione del ‘bonus tv’. Secondo i dati ufficiali del Centro di Coordinamento Raee l’incentivo alla rottamazione, operativo dallo scorso 23 agosto, ha contribuito a determinare un aumento del 22% della raccolta di apparecchiature con schermi appartenenti alla raggruppamento R3, ma il vero tsunami potrebbe non essere ancora arrivato. E non solo perché il bonus è stato esteso a tutto il 2022, con uno stanziamento da 68 milioni di euro nell’ultima legge di bilancio, ma soprattutto perché entro il prossimo giugno il processo di ‘switch-off’ dovrebbe arrivare a coprire tutte le regioni dello Stivale. Cosa che nelle settimane a venire potrebbe innescare un’ulteriore accelerazione nel ritmo delle rottamazioni.
“Se c’è stata un’oggettiva difficoltà nel gestire 8-9mila tonnellate al mese – spiega il direttore generale del CdC Raee Fabrizio Longoni – nei mesi da aprile a giugno di quest’anno le tonnellate potrebbero arrivare fino a 15mila. Quantità talmente elevate – avverte Longoni – da mettere in grandissima difficoltà, fino quasi a fermare, la filiera”. Già negli ultimi mesi del 2021, soprattutto a ridosso del ‘black friday’ e delle grandi vendite natalizie, l’impennata delle rottamazioni aveva messo in difficoltà tutti gli attori del sistema nazionale di gestione dei rifiuti elettrici ed elettronici. Dalla grande distribuzione “che fino all’attivazione del bonus partecipava poco alla raccolta diretta delle vecchie tv – dice Longoni – e che si è trovata a fare fronte all’obbligo di legge di ritirare i televisori da rottamare in cambio dei nuovi venduti”, agli impianti di trattamento, travolti dal cambio repentino del mix tecnologico delle apparecchiature da trattare, rappresentate oggi soprattutto da tv a schermo piatto, più difficili da smantellare dei vecchi televisori a tubo catodico. “La cosa ha obbligato gli operatori a effettuare lavorazioni manuali che richiedono tanto tempo e che hanno generato dei colli di bottiglia“, spiega Longoni, portando a un aumento dei tempi e delle quantità dei rifiuti stoccati sia negli impianti che nei luoghi di raccolta. Con il rischio di sforare le quantità autorizzate e incorrere quindi in sanzioni e sequestri.
Motivo per cui nelle scorse settimane gli attori del sistema nazionale avevano fatto appello al Ministero della Transizione Ecologica chiedendo l’adozione di una misura tampone che consentisse “un allungamento temporaneo dei tempi di stoccaggio e dei quantitativi massimi in giacenza sia per gli impianti di trattamento, sia per i luoghi di raggruppamento gestiti dalla distribuzione e i centri di raccolta comunali”. Una deroga solo momentanea, per consentire al sistema di assorbire con serenità l’aumento di dispositivi dismessi, che non ha carattere strutturale (essendo legato esclusivamente a ‘bonus tv’ e ‘switch off’) e che quindi non giustifica investimenti in nuova capacità di trattamento. “Finita l’onda del 2022 assisteremo a un consistente ridimensionamento dei flussi – spiega Longoni – ma in questo momento è necessario lavorare in tranquillità. Potendo già disporre di un polmone iniziale di materiali da trattare, gli impianti dovranno lavorare a pieno regime per i prossimi 12-18 mesi per smaltire le scorte. Ecco perché oggi è ancora più importante trovare il modo di poter disporre di quantitativi aggiuntivi di giacenza“. E anche se fonti interne al dicastero della Transizione Ecologica riferiscono di un personale interessamento alla vicenda da parte del ministro Roberto Cingolani, l’appello della filiera è fin qui rimasto lettera morta. Nel frattempo l’onda anomala delle vecchie tv continua, inesorabile, a gonfiarsi.