Con il ‘Bonus TV’ i ritiri di televisori a fine vita da centri di raccolta e grande distribuzione sono aumentati fino al 60%. Ma la filiera è in affanno. Gli operatori scrivono al Ministero: “Serve aumentare tempi e quantità degli stoccaggi”
Senza un aumento in deroga dei tempi e delle quantità degli stoccaggi nei luoghi di raccolta lo ‘switch off’ del digitale terrestre rischia di paralizzare l’intera filiera del trattamento dei rifiuti elettrici ed elettronici. È quanto si legge in una lettera inviata al Ministero della Transizione Ecologica dai principali attori del sistema ufficiale di recupero dei Raee (Centro di Coordinamento RAEE, ASSORAEE, ASSEORECUPERI, AIRES, ANCRA e FederDistribuzione) che chiedono l’adozione di “un meccanismo di deroga temporanea ai quantitativi e ai tempi massimi di stoccaggio degli impianti di trattamento, dei luoghi di raggruppamento gestiti dalla distribuzione e dei centri di raccolta comunali” per fronteggiare “la situazione di criticità” generata dall’erogazione dei contributi per l’acquisto di nuove apparecchiature televisive, il cosiddetto ‘Bonus TV’, che nelle ultime settimane sta facendo segnare un aumento di oltre il 60% dei flussi di televisori e monitor a fine vita da gestire.
“Per il raggruppamento R3, che comprende monitor e apparecchi tv, nella prima parte dell’anno avevamo una media di ritiro di circa 5mila 200 tonnellate – spiega Fabrizio Longoni, direttore generale del Centro di Coordinamento Raee – con l’entrata in vigore del bonus (operativo dal 23 agosto, ndr) siamo invece passati prima a 8mila 500 tonnellate a settembre e poi a 9mila 200 a ottobre“. Aumenti che stanno mettendo in difficoltà tutti gli attori della filiera, a partire dalla grande distribuzione, letteralmente travolta dallo tsunami delle apparecchiature ritirate ai sensi del cosiddetto ‘1 contro 1’, ovvero il prelievo obbligatorio del device a fine vita nel caso di acquisto di prodotto nuovo equivalente. “Se in passato sui televisori la distribuzione contribuiva con un paio di centinaia di tonnellate al mese al sistema ufficiale di raccolta – racconta Longoni – nell’ultimo mese abbiamo superato le 2mila 500 tonnellate. Con tutte le difficoltà che ne conseguono, visto che i luoghi di raggruppamento istituiti presso i centri vendita della grande distribuzione sono autorizzati a stoccare un massimo di 3mila 500 kg. Limiti che soprattutto nei fine settimana, quando le vendite si intensificano, è diventato ormai facilissimo superare“. Con il rischio di sanzioni salate, o anche peggio, in caso di controllo sui quantitativi stoccati.
Rischio tanto più concreto alla luce del rallentamento dei ritiri, ovvero dei trasporti dai luoghi di raccolta agli impianti di trattamento, visto che anche questi ultimi stanno subendo i contraccolpi dello ‘switch off’. In molti casi il ritmo delle lavorazioni non riesce infatti a tenere il passo degli ‘scarichi’ di nuovi Raee da smantellare e recuperare. “Anche se gli impianti accreditati presso il Centro di Coordinamento stanno lavorando su tre turni, quindi senza sosta – spiega il direttore generale – per qualcuno il limite quantitativo e temporale allo stoccaggio preliminare al trattamento fissato nell’autorizzazione comincia a diventare un problema. Qualche impianto ha già dovuto interrompere i conferimenti proprio perché rischiava di superare le quantità giornaliere massime previste”. A mettere in difficoltà gli operatori del recupero c’è anche la variazione nel mix di apparecchiature in ingresso negli impianti. “Rispetto al passato, quando a farla da padrone erano i vecchi televisori a tubo catodico, la cui dismissione era quasi completamente automatizzata – dice Longoni – oggi con il ‘Bonus TV’ si assiste a un incremento sensibile degli schermi piatti, che per essere trattati in sicurezza hanno bisogno di maggior tempo“. Cosa che aumenta i tempi di stoccaggio e rallenta i nuovi conferimenti.
Insomma, sul fronte dello ‘switch off’ la transizione ecologica e quella digitale, piuttosto che correre parallele come indicato nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sembrano fare a cazzotti. E il rischio è che a finire al tappeto sia un settore strategico, quello dei Raee, non a caso indicato nel PNRR come una delle filiere ‘flagship’ per lo sviluppo dell’economia circolare nel nostro Paese. Ecco perché gli operatori chiedono un intervento d’emergenza, sulla scorta dei provvedimenti adottati nei giorni più bui della pandemia, quando il governo allora in carica scelse di aumentare temporaneamente gli stoccaggi autorizzati per evitare che con il fermo delle manifatture, e quindi degli sbocchi a valle per i materiali generati dalle attività di riciclo, la saturazione degli impianti costringesse a interrompere le lavorazioni, quindi i conferimenti e di conseguenza la raccolta. La deroga agli stoccaggi, in sostanza, contribuì ad evitare che la crisi sanitaria degenerasse in emergenza rifiuti. In questo caso potrebbe scongiurare il rischio che il ‘Bonus TV’ si traduca in sanzioni (o peggio) per riciclatori e distributori e in disagi per i cittadini coinvolti dallo ‘switch off’. “Abbiamo un problema simile a quello vissuto nei giorni del lockdown – dice Longoni – che va dalla raccolta dei Raee, alla collocazione negli impianti fino alla lavorazione. Cosa che in alcun modo si tradurrà in una deroga sulla qualità del trattamento. Ma l’aumento delle quantità conferite e l’allungamento dei tempi di lavorazione rendono quanto mai necessario avere qualche possibilità di stoccaggio in più“.