Biometano, ecco perché i nuovi incentivi non funzionano

di Redazione Ricicla.tv 25/07/2023

Il nuovo ciclo di incentivi al biometano non ha impresso l’accelerazione auspicata verso l’obiettivo dei 10 miliardi di metri cubi al 2030. Colpa dei tempi ristretti, ma anche delle incertezze sulle autorizzazioni spiega Ref in un position paper. “Servono meccanismi di ampio respiro che vadano ben oltre l’orizzonte del PNRR”, scrive l’istituto


Almeno 1,4 miliardi di metri cubi in più ogni anno. Questo il ritmo al quale dovremo far crescere la nostra capacità di produrre biometano da rifiuti organici, scarti agricoli e fanghi da depurazione per centrare l’obiettivo dei 10 miliardi di metri cubi al 2030 messo nel mirino dagli operatori di settore e dalle istituzioni nazionali, in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’Ue. Stando a uno screening di Ref ricerche, a giugno 2023 la nostra capacità produtttiva era compresa tra 572 e 745 milioni di smc per 85 impianti autorizzati. Ciò significa che nei prossimi sei anni e mezzo dovremo aumentare di quasi venti volte la quantità di metano verde che oggi siamo capaci di produrre e mettere in rete. Un percorso ambizioso, che il PNRR ha puntato ad accelerare con il ciclo di incentivi da 1,7 miliardi di euro per il biometano prodotto da scarti agricoli e rifiuti organici, fissando come target al 2026 la generazione ulteriore di almeno 2,5 miliardi di metri cubi, 600 milioni dei quali da attivare entro la fine di quest’anno. Entrambi gli obiettivi, almeno per il momento, sembrano però fuori dalla nostra portata.

Mentre è appena partita la seconda asta per l’accesso agli incentivi, che dovrà assegnare un contingente di capacità produttiva di 108.272 smc/h, il bilancio della prima procedura competitiva ha infatti sollevato non poche perplessità. Il coefficiente disponibile, 67mila metri cubi, è stato assegnato per meno della metà, circa 30mila metri cubi, che andranno a 60 interventi tra nuovi impianti e revamping di soli impianti agricoli. “I risultati delle aste dimostrano come permangano difficoltà nello sviluppare nuova capacità”, scrive Ref. Su tutte, quella legata ai tempi. Lo schema di incentivazione chiarisce infatti che per accedere alle agevolazioni i progetti non devono essere partiti prima della pubblicazione delle graduatorie e che dovranno però concludersi entro il giugno del 2026. “Tale meccanismo – osserva Ref – aveva probabilmente come fine quello di incentivare la partecipazione alle prime aste, non rivelandosi però così efficace”. In più “per chi partecipa alle aste successive, in particolare quarta e quinta asta, le tempistiche di costruzione sono molto ristrette”, chiarisce Ref.

C’è poi da considerare che negli ultimi mesi “i rincari di materie prime, costi energetici e approvvigionamenti in generale hanno modificato la struttura dei costi dei progetti”, spiega Ref. Ulteriori elementi di incertezza, che sommati ai tempi compressi – tanto più alla luce dei ritardi accumulati nell’avvio delle procedure – potrebbero aver fatto da deterrente. Sempre in tema di incertezza, a pesare, secondo Ref, è anche il quadro di riferimento per il rilascio delle autorizzazioni: “una molteplicità di stratificazioni normative – si legge – che nel corso degli anni si sono accumulate, partendo dal livello locale, provinciale e in fine regionale” e che “genera confusione oltre che emanazioni disallineate”. Sempre in tema di burocrazia c’è poi da fare i conti con il nuovo sistema di certificazione della sostenibilità dei biocombustibili, che scatterà a partire dal 1 gennaio del 2024 e la cui complessità “potrebbe quindi disincentivare i produttori agricoli, tenendo anche in considerazione gli oneri aggiuntivi correlati alla certificazione”. Motivo per cui, chiarisce Ref, servirebbe “rendere disponibile uno schema di decreto per certificazione biomassa quanto più semplice possibile”. Ma a rendere poco appetibili i nuovi incentivi, chiarisce l’istituto, potrebbe aver contribuito anche la struttura stessa dello schema di incentivazione, “attraverso tariffe premio che possono variare in funzione di sottostanti di mercato”. Cosa che fa in modo “da un lato che la remunerazione per l’investitore sia predeterminata e non possa variare, ma dall’altro che non vi sia spazio per l’operatore stesso per componenti aggiuntive di rendimento”.

Per tutti questi motivi, e nonostante gli aggiustamenti annunciati dal ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il ciclo di incentivi del PNRR sembra destinato a non imprimere l’accelerazione auspicata. “Per poter traguardare gli obiettivi appare quindi necessario delineare meccanismi di incentivi di ampio respiro che diano certezze agli investitori nel medio lungo termine, ben oltre l’orizzonte del PNRR”, chiarisce Ref. Sciogliendo i nodi che hanno frenato il nuovo sistema di incentivi, ma anche intervenendo su altri fronti. Come l’abbattimento dei costi di connessione alla rete con sistemi di ‘reverse flow‘, la spinta alla riconversione degli impianti a biogas da rifiuti esistenti (esclusi invece dagli incentivi PNRR), l’incentivazione dell’uso del biometano nei trasporti e un complessivo incremento della consapevolezza del potenziale del biometano nei principali settori dell’industria.

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