Gli incentivi al biometano finanziati dal PNRR saranno estesi anche al revamping degli impianti biogas da forsu. Lo prevedono le modifiche al PNRR approvate da Bruxelles. Che spostano dal 31 dicembre di quest’anno al giugno 2025 l’obiettivo dei 600 milioni di metri cubi di nuova produzione. In arrivo anche la riforma dei costi di connessione, prevista al capitolo REPowerEu
Bruxelles tende una mano a Roma per aiutarla a scongiurare il fallimento dei nuovi incentivi al biometano finanziati con 1,7 miliardi di euro dal PNRR. Sì allo slittamento della prima milestone, inizialmente prevista per fine anno, ma soprattutto semaforo verde per l’estensione del regime di sostegni anche agli interventi inizialmente esclusi, come la rifunzionalizzazione degli impianti a biogas da rifiuti organici. Lo prevedono le modifiche al recovery italiano – incluso il capitolo integrativo REPowerEu – approvate venerdì dalla Commissione europea e in attesa dell’ok definitivo da parte del Consiglio, previsto per il prossimo 8 dicembre. In tempo utile cioè per l’avvio della terza gara per l’assegnazione degli incentivi alla produzione di metano verde, che dovrebbe partire il 22 dicembre, come annunciato nei giorni scorsi da Ministero dell’Ambiente e GSE. Il condizionale però resta d’obbligo, visto che prima ci sarebbe da aggiornare il quadro regolatorio del ciclo di sostegni con un nuovo decreto ministeriale che integri le modifiche approvate dall’Ue.
La misura dell’urgenza delle revisioni proposte da Roma in materia di biometano è tutta nella richiesta di slittamento della milestone intermedia di 600 milioni di metri cubi di nuova capacità produttiva da scarti agricoli e rifiuti organici, inizialmente fissata per il 31 dicembre di quest’anno e rinviata invece di un anno e mezzo, a giugno del 2025. Uno slittamento che certifica l’irraggiungibilità dell’obiettivo, che rischiava pertanto di compromettere il pagamento della quinta rata del PNRR, dopo i deludenti esiti delle prime due procedure competitive per l’attribuzione dei sostegni: a fronte di oltre 175mila metri cubi incentivabili, è stato fin qui assegnato un coefficiente di poco meno di 56mila metri cubi. Meno di un terzo. Confermato invece l’obiettivo finale, a giugno 2026, dei 2,3 miliardi di metri cubi di nuova produzione. Un obiettivo che resta ambizioso e per raggiungere il quale, in virtù delle modifiche approvate da Bruxelles, verranno inclusi tra gli interventi incentivabili anche quelli inizialmente esclusi, vale a dire i progetti di revamping degli impianti a biogas da forsu. Si tratta di una cinquantina di strutture, con una capacità produttiva di circa 200 milioni di metri cubi di biogas, convertibili in circa 100 milioni di metri cubi di biometano.
Gli interventi proposti dal governo sul fronte biometano non si limitano però alla sola revisione del ciclo di incentivi ma guardano anche oltre giugno 2026, puntando a un complessivo alleggerimento degli oneri per la realizzazione degli impianti. In quest’ottica, tra le cinque riforme del capitolo integrativo RePowerEU c’è anche quella per la riduzione dei costi di connessione delle nuove infrastrutture alla rete nazionale del gas, che come sottolineato da Ref Ricerche in un recente position paper, rappresentano oggi uno dei principali ostacoli agli investimenti nel settore. La riforma, si legge nel cronoprogramma concordato con Bruxelles, introdurrà “meccanismi che trasferiranno i costi dal produttore di biometano all’intera comunità” e dovrà essere realizzata entro settembre del 2025. Non tanto per supportare gli interventi nell’ambito del PNRR, insomma, quanto per offrire ai potenziali investitori un quadro di regole chiare sul medio-lungo periodo.
Tornando al ciclo di incentivi, a partire dalla prossima asta – prevista per il 22 dicembre – entrerà in funzione anche il meccanismo anti-inflazione introdotto con la conversione in legge del decreto asset, in virtù del quale sia la tariffa incentivante che le spese ammissibili ai fini del contributo in conto capitale dovranno essere aggiornati su base mensile dal GSE. Un intervento che dovrebbe garantire agli operatori maggiori sicurezze rispetto alla effettiva remuneratività degli incentivi, soprattutto per i progetti di revamping di impianti esistenti. Nonostante questo, e anche alla luce delle modifiche concordate con Bruxelles, resta però l’incognita sulla efficacia complessiva del sistema di sostegni, condizionato dalle serrate tempistiche del PNRR. Per accedere ai contributi, infatti, gli interventi – siano essi di nuova costruzione o revamping – non possono partire prima del rilascio delle graduatorie definitive e devono essere completati entro il giugno del 2026. Se per la terza tranche la pubblicazione è prevista per il maggio 2024 (a due anni dalla scadenza), per la quarta (ottobre 2024) e quinta (aprile 2025) i tempi sono decisamente più risicati. Forse troppo.