ROMA. Le ipotesi di rimborso dei contributi Sistri saranno valutate ed eventualmente applicate, ma restano un’ipotesi improbabile. Una vecchia questione, quella dei rimborsi, riaperta la scorsa settimana in Parlamento dopo essere rimasta a lungo in sospeso. Sui contributi versati dagli utenti del sistema tra 2010 e 2012, infatti, è agli atti una disposizione accolta dalla Camera nell’ottobre 2013 con impegno assunto dal Governo ad adottare un piano di intervento, mai effettivamente attuato. A questo proposito la deputata del Movimento Cinque Stelle, Patrizia Terzoni, ha presentato un’interrogazione al Ministero dell’Ambiente in cui ha tirato le fila di tutte le questioni ancora aperte sul tavolo del sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti. Dalla gara Consip al ricorso al Tar fatto dalla Selex fino all’ipotesi di estensione dell’obbligo a tutte le categorie di rifiuto e – per l’appunto – alla vicenda dei rimborsi in sospeso. La risposta del Ministero – affidata in commissione ambiente al sottosegretario Silvia Velo lo scorso 19 novembre – ha ribadito l’atteggiamento sfuggente di via Cristoforo Colombo sulle questioni pragmatiche relative alla vicenda, ribadendo soltanto che il ricorso al Tar non dovrebbe in nessun modo frenare le attività di affidamento della concessione che la Consip sta portando avanti con le lettere di invito che sono iniziate a partire all’inizio del mese. Tuttavia sui rimborsi ha chiarito che si potranno valutare delle ipotesi, ma che tuttavia va tenuto presente che «il contributo – ha detto la Velo rifacendosi ad un parere della Commissione Tributaria – è dovuto a prescindere dall’affettiva fruizione del servizio e deve essere versato al momento dell’iscrizione» in quanto «il contributo versato non può essere considerato il corrispettivo del servizio e quindi non può essere equiparato ad una tassa di cui chiedere il successivo rimborso». Nella replica concessa alla risposta della Velo, la Terzoni si è detta insoddisfatta ed ha stigmatizzato l’impossibilità di rimborsare quei contributi che, di fatto, sono da ritenersi oneri indebitamente versati.