ROMA. Dopo le piccole e medie imprese e dopo le società del servizio pubblico campano, anche Confindustria boccia senza mezzi termini il Sistri. E di fronte agli assordanti silenzi e alle mezze risposte sul futuro del sistema per gli operatori, ancora una volta per stimolare una reazione tocca ricorrere ad una lettera, la terza nel giro di un mese ad arrivare sulla scrivania del ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti. Per ora da via Cristoforo Colombo ci risulta essere arrivata soltanto una risposta, quella indirizzata al presidente di Rete Imprese Italia, Carlo Sangalli, non è sembrata molto esauriente. L’ultima missiva, invece, è quella firmata dai presidenti di Assosoftware, l’associazione nazionale dei produttori di software gestionali e fiscali – Bonfiglio Mariotti – e della sezione Servizi Innovativi e Tecnologici di Confindustria, Ennio Lucarelli. L’appello, datato 9 novembre, si conclude chiedendo al Ministro (e alla Consip) un incontro urgente “per meglio fornirLe il punto di vista delle nostre software house e dei loro clienti”, ma soprattutto sgombra il tavolo da ogni formalità o ipocrisia sul piano del confronto. Infatti, di fronte ad un interlocutore che continua a sponsorizzare un sistema ammodernato in grado di semplificare la vita delle imprese tagliando la burocrazie, i firmatari ricordano che sul tema Sistri le software house avevano già scritto a Galletti il 14 marzo dello scorso anno (poco dopo il suo ingresso nell’Esecutivo) chiedendo il superamento del sistema. Sistema rispetto al quale, ricordano le imprese associate in orbita confindustriale, più di un anno fa era stato annunciato un superamento culminato nella decisione di istituire la gara europea che poi sarebbe stata affidata alla Consip. «Purtroppo – si legge nella missiva – la strada che poi è stata effettivamente intrapresa , prevede il mantenimento dell’attuale SISTRI facendo gravare ancora sulle imprese l’assistenza e la manutenzione si un sistema di conclamata inutilità che ha fallito tutti i suoi obiettivi, con l’aggiunta, a aprire dal gennaio 2016, del rischio di pesanti sanzioni per chi non pagherà il contributo annuale». La critica però non si ferma qui, e si estende anche alla formulazione della gara in corso, per la quale Confindustria e Assosoftware individuano tre “errori strutturali”, oltre a procedere colpevolmente a rilento. Il primo sarebbe l’entità del costo stimato per il Sistri: una previsione dannosa dato che ne è stata prevista la copertura completamente a carico delle imprese; il secondo sarebbe la fornitura di servizi gestionali in termini lesivi rispetto alla libera concorrenza; infine il terzo è il conclamato errore di fondo, vale a dire la scelta di non eliminare il Sistri e ripartire da zero, bensì mettere a gara la gestione «imponendo l’esigenza di continuità con il vecchio sistema a carico dei concorrenti, che non potrà che avvantaggiare in gara l’autore del vecchio sistema». Senza contare che mantenere in vita il sistema e costringere gli operatori ad utilizzarlo, inevitabilmente così com’è, a partire dal primo gennaio 2016, se dal punto di vista degli operatori stessi rischia di produrre il caos e lo stop del settore per effetto delle salatissime sanzioni operative, nella prospettiva delle software house significa generare inutili costi per il mantenimento dell’interoperabilità Sistri dei loro gestionali. Interoperabilità ingiustificata a fronte delle attese del mercato per il “nuovo” sistema: insomma, le imprese devono programmare il lavoro e gestire le energie. Senza certezze e a fronte di un legislatore incoerente diventa tutto tanto, troppo difficile. E se accanto alle piccole imprese si schiera prima il servizio pubblico e poi il principale interlocutore del settore privato, allora che questo Sistri sia sbagliato non può più ritenersi un’opinione o un capriccio degli operatori.