“Serve una rete di supporto per riportare il compost in città”

di Luigi Palumbo 18/02/2025

L’entrata in vigore del nuovo regolamento Ue sugli assorbimenti del carbonio è l’occasione giusta per riportare sostanza organica nel verde cittadino e trasformarlo in uno stoccaggio naturale di CO2, dice il Consorzio Italiano Compostatori, che lancia la proposta di un sistema di ‘urban carbon farming’. “Un programma di sostegno che coinvolga giardinieri e paesaggisti, ma anche i comuni cittadini”, spiega Massimo Centemero, direttore del CIC


Mettere assieme giardinieri, paesaggisti e architetti del verde con enti locali, aziende di gestione dei rifiuti e cittadini, in un sistema capace di garantire la valorizzazione del compost nelle opere di manutenzione di parchi e giardini. Ma anche di aiuole e fasce di rispetto lungo gli assi stradali. È la proposta dal Consorzio Italiano Compostatori, che a poche settimane dall’entrata in vigore del nuovo regolamento europeo per la certificazione delle pratiche di assorbimento del carbonio, operativo dallo scorso 26 dicembre, lancia la proposta di istituire a livello nazionale un meccanismo ad hoc che ruoti attorno al compost e alle sue proprietà decarbonizzanti, oltre che nutritive. “L’Europa ha ufficialmente avviato una politica di incentivazione delle pratiche agricole per incrementare il carbonio nel suolo, aumentandone gli assorbimenti” spiega Massimo Centemero, direttore del CIC “l’idea è quella di estendere il ragionamento anche alle città”.

La ratio della proposta è semplice, e parte da un dato: secondo il Consorzio Italiano Compostatori, migliorando la capacità dei suoli e delle piante di catturare carbonio grazie all’apporto di sostanza organica, ogni tonnellata di fertilizzante naturale prodotto dal recupero di rifiuti può sequestrare dall’atmosfera tra i 78 e i 130 kg di CO2 equivalente. “Oggi l’80% circa del compost prodotto in Italia dal recupero dei rifiuti delle città, siano essi scarti da cucina, sfalci del verde o fanghi da depurazione, finisce in applicazioni agricole a pieno campo – dice Centemero – perché allora non riportarlo anche alle città dove tutto ha inizio”? E chiudere così il cerchio con una soluzione capace di nutrire il verde cittadino – “che è la misura del nostro benessere”, dice Centemero – e al tempo stesso di trasformarlo in un sistema naturale di cattura della CO2: dal ‘carbon farming’, una delle principali pratiche agronomiche disciplinate dal nuovo regolamento, allo ‘urban carbon farming’,

Il compost, del resto, “non ha mai goduto di particolari driver che ne incentivassero la valorizzazione”, spiega Centemero. Cosa che invece accade ai materiali ricavati dal trattamento delle altre frazioni da raccolta differenziata, ma anche all’energia generata dalla trasformazione degli stessi rifiuti organici in biogas e biometano. “Di fatto – dice – oggi si incentiva il carbonio che va a produrre energia, ma non quello che va a produrre materia. Certo, questo perché siamo notoriamente poveri di risorse energetiche. Ma allo stesso modo siamo poveri di materie prime, inclusa la sostanza organica che dà vita ai suoli. La nostra non è una riflessione che punta all’attivazione di incentivi a vantaggio dei compostatori, sia chiaro, ma speriamo possa diventare un programma di sostegno alla chiusura del cerchio in ambiente urbano – spiega il direttore del CIC – con un sistema che coinvolga i giardinieri, i paesaggisti, gli architetti del verde, i Comuni, ma anche i cittadini”.

Un intervento che aiuterebbe gli enti locali a restituire vitalità al verde cittadino, uno dei fronti più caldi dell’emergenza ambientale, “che soffre per il consumo di suolo, per le alte temperature legate al climate change, e per le scelte di gestione che non sempre contemplano l’utilizzo di sostanza organica”, sottolinea Centemero. Secondo ISTAT, nelle città italiane l’estensione del verde fruibile oggi supera solo in due casi i 100 metri quadrati per abitante, mentre in alcuni comuni si scende addirittura sotto i 5. Complessivamente, stando all’ultima rilevazione, la media non supera i 20. “Il verde nelle città è il nostro benessere – chiarisce il direttore del CIC – lo sappiamo nelle estati calde, quando dobbiamo portare i bimbi a giocare al parco, quando dobbiamo scattare una foto ma intorno non ce n’è. Per farlo stare bene serve sostanza organica”. E se nutrendo il suolo si cattura anche CO2 impedendone il rilascio in atmosfera i benefici aumentano in maniera esponenziale. “Non mi azzardo a dire che il compost sia la soluzione al cambiamento climatico o alle ondate di calore durante l’estate – chiarisce Centemero – ma in un puzzle molto complesso rappresenta di sicuro un tassello importante“.

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