ROMA. Leggi il resoconto dell’evento tenutosi nella Sala Aldo Moro di Palazzo Montecitorio, dove si è svolto l’incontro dedicato all’attività della Commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Presente il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e tre presidenti delle commissioni succedutisi nelle precedenti legislature da Scalia a Bratti passando da Russo e Pecorella. Tra gli altri presenti il Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma, Giuseppe Pignatone, il Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti e Francesco De Leonardis, professore ordinario di diritto amministrativo e di giustizia amministrativa dell’Università di Macerata.
Dopo l’apertura dei lavori affidata al presidente in carica, Alessandro Bratti, l’intervento del ministro Galletti ha sottolineato l’importanza del lavoro della commissione d’inchiesta in questi vent’anni, rimarcando come il suo lavoro abbia portato sempre più temi di carattere ambientale all’attenzione dell’opinione pubblica. Il Ministro si è poi inevitabilmente soffermato sulla legge per l’introduzione dei reati ambientali nel codice penale varata nel corso dell’anno, pur ammettendo che si è trattato di un lavoro già abbondantemente avviato prima del suo insediamento in via Cristoforo Colombo. Interessante l’intervento del Procuratore Nazionale Antimafia, Franco Roberti, che ha incentrato la sua relazione sul traffico transfrontaliero di rifiuti e sulla necessità di tracciarne i flussi. Addirittura, secondo Roberti, il traffico di rifiuti è una delle principali fonti di finanziamento illecito per le cellule terroristiche nei paesi africani ed asiatici. Asia che è anche la destinazione verso cui, in maniera miope come spiegato dal procuratore, arrivano (specialmente in Cina) grosse quantità di rifiuti che per loro diventano risorse e che se ottimizzassimo il nostro ciclo lo sarebbero anche per noi, tenendo presente la nostra cronica lacuna di materie prime.
Successivamente è la volta dei presidenti che hanno preceduto Bratti nella sua presidenza. Il primo a prendere la parola è Pecorella. La prima esperienza di cui parla l’ex presidente è la vicenda della morte di Natale De Grazia, indagando sulla cui morte, dice Percorella: “Siamo andati a toccare, secondo me, settori deviati dello Stato”. A De Grazia, racconta, si è arrivati indagando sul fenomeno delle navi di rifiuti tossici fatte affondare una volta a largo. Il capitano De Grazia si era messo sulle tracce delle navi che andavano verso l’Africa cercando i rifiuti tossici scomparsi dal “bilancio ambientale” della produzione nazionale. Il primo elemento di sospetto per la commissione Pecorella fu il fatto che dopo la morte di De Grazia, avvenuta a metà degli anni ’90 in circostanze più che sospette (una non meglio specificata morte improvvisa intervenuta in un soggetto di mezza età durante un trasferimento a La Spezia, successivamente attribuita in maniera verosimile ad un’intossicazione) il team da lui messo in piedi fu sciolto. “Le commissioni hanno lavorato moltissimo, ma sono state ascoltate molto poco” ha aggiunto Pecorella, portando come esempio la Campania o la discarica di Bellolampo in Sicilia.
Il secondo intervento è affidato a Paolo Russo, che ricorda la crisi nel 2000 che in Campania vedeva la crisi discariche su tutto il territorio regionale e la nascita delle ecoballe. “Strategia fallimentare e onerossissima, che in alcuni casi finivano anche per esplodere”. Una vicenda sulla quale evidentemente la sua commissione aveva lavorato, individuando fitti ed acquisti sospetti a partire dalle aree in cui – sia pure in regime di commissariamento – venivano “temporaneamente” stoccate le prime ecoballe. Il tutto per un rifiuto che quasi immediatamente si rivela essere non lontano dal “tal-quale” a monte della raccolta, sicuramente lontano dai parametri che già allora doveva avere il Cdr. Una storia, si legge tra le righe dell’intervento di Russo, ha inevitabilmente un’eredità pesante. “La cosa più semplice sarebbe stata valorizzarla in una linea dedicata nelle vicinanza. Ma la vulgata ambientalista ha impedito una soluzione di buonsenso, aiutata dall’ultima campagna elettorale regionale. Le centinaia di milioni necessari a rimuoverle oggi saranno un affare, ma per chi? Camion per i trasporti o gru per lo spostamento” i settori, secondo Russo, che storicamente fanno parte di quel segmento economico su cui la Camorra detiene il controllo. Un intervento decisamente politico quello dell’ex presidente berlusconiano che di fatto boccia il piano De Luca e il finanziamento concesso da Renzi e dal suo Esecutivo.
Arriva l’intervento del presidente del primo presidente di questa Commissione, Massimo Scalia, che dedica il suo intervento al deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. “E’ stata recepita la direttiva europea che prevedeva degli adempimenti da parte di tutti i governi nazionali. E’ uscito il decreto sulla nuova classificazione, peraltro non necessario, c’è stata la mappa dell’Ispra e poi nient’altro. L’Isin è partito col piede sbagliato, al di là della moralità della persona individuata, perché si tratta di una persona priva della preparazione adeguata al suo ruolo. Isin che doveva produrre il programma nazionale che non si sa che fine abbia fatto. La Cnapi è stato un balletto molto italico: era pronta ai primi di maggio, ma c’erano le regionali. Poi c’è stata l’estate, poi finalmente è arrivata al Ministro, ma non si sa che fine abbia fatto. All’epoca della nostra commissione fu nostra la proposta di distaccare dall’Enel un soggetto che si occupasse del decommissioning (che sarebbe stata la Sogin). Da allora quella società è andata di male in peggio. Tra 2004 e 2007 ha appaltato esternamente qualsiasi attività di smaltimento delle scorie, finendo sempre per rimandare le attività”. Un quadro di fronte al quale Scalia teme che si ripeta il caso Scanzano del 2003: “Mancano tutti gli strumenti perché questa partita abbia risposte decenti, il tutto in un contesto – ricorda Scalia – quelli che sanno di nucleare quanti sono? Io sono un giovane rispetto alla manciata di tecnici dell’Ispra. Si tratta di un problema di sicurezza che anche moralmente deve riguardarci tutti”.
In conclusione l’intervento di Bratti, che tira le fila su tutti gli interventi che sia per il caso ecoballe che per la questione sui rifiuti nucleari punta ad un problema su tutti, ovvero il “come verranno spesi questi denari”. “La Commissione d’inchiesta crea fastidi perché è questo il suo ruolo – dice Bratti – però vorrei concludere con un pensiero ottimistico. Siamo in una fase interessante di riforma per tanti disposizioni ambientali: le prime applicazioni della legge sugli ecoreati ci dicono che sta funzionando soprattutto nella parte relativa al ravvedimento operoso, che credo sia una cosa molto importante. Una conseguenza non eccessivamente giustizialista con cui di fatto l’impresa si rimette da parte della legalità e dunque il privato trova uno strumento di ripristino messo a disposizione dal pubblico. E’ un esempio positivo di come in un caso come quello della nostra commissione la politica abbia funzionato davvero”.