La proposta di Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti incassa il plauso di Assoambiente, che però nutre dubbi sulla limitazione alla circolazione dei rifiuti organici da avviare a recupero. Testa: “Assicurare il criterio di specializzazione impiantistica”
“Un passo in avanti significativo verso una gestione più efficace e sostenibile dei rifiuti”. È positiva, seppur con qualche riserva, la valutazione di Assoambiente sulla proposta di Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti presentata dal Ministero della Transizione Ecologica. Lo strumento, una delle riforme previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dovrà essere adottato entro il 30 giugno e una volta in vigore fornirà alle Regioni i criteri e le linee guida per allineare i propri piani di gestione agli obiettivi europei al 2035: 65% di riciclo e 10% di discarica. “Sebbene il PNGR non sia un vero piano che prevede localizzazioni ed impianti – ha evidenziato il presidente di Assoambiente Chicco Testa nel corso di un digital talk andato in onda su Ricicla.tv – obbliga però le Regioni a stimare correttamente i flussi dei rifiuti, compresi gli scarti prodotti dalle raccolte differenziate, e compie un significativo passo in avanti al fine di superare l’attuale disomogeneità delle pianificazioni e delle realtà gestionali”.
Chiarendo, ad esempio, che la gestione dei rifiuti urbani residui e quella dei rifiuti organici da raccolta differenziata devono rispondere al principio di autosufficienza e prossimità. Il problema, dice però Testa, è che per questi ultimi “la bacinizzazione genera perplessità per il possibile contrasto con le norme che oggi consentono la libera circolazione sul territorio nazionale delle frazioni da raccolte differenziate destinate a riciclo e recupero”. Secondo il Programma infatti per i rifiuti organici da raccolta differenziata ogni Regione dovrà soddisfare il fabbisogno di trattamento entro i propri confini. “Occorre, per le frazioni avviate a valorizzazione secondo l’economia circolare, rivedere le limitazioni territoriali per assicurare coerenza con il criterio di specializzazione impiantistica, che impone impianti di taglia adeguata e tecnologie avanzate, non facilmente realizzabili ovunque e da chiunque”, ha osservato il presidente di Assoambiente, secondo cui “non ha senso indirizzare la programmazione e le risorse pubbliche su impianti che possono essere realizzati da imprese che già oggi sarebbero pronte ad investire se solo i tempi per ottenere un’autorizzazione glielo consentissero”.
Tra gli elementi di forza del Programma, ha sottolineato Testa, lo studio degli attuali sistemi di gestione basato su analisi Life Cicle Assestment per indirizzare le scelte future. Studio dal quale emerge, tra l’altro, che per il trattamento della frazione organica risulta molto più conveniente, sotto il profilo ambientale, un impianto che integri la fase aerobica con quella anaerobica. Allo stesso modo si chiarisce che al pretrattamento del rifiuto residuo in impianti TMB è preferibile l’invio diretto a recupero energetico. Infine, si stabilisce che l’obiettivo di discarica al 10% al 2035 deve essere raggiunto progressivamente indicando chiari step intermedi a partire dal 2023. “Occorrerà introdurre per tutte le attività strategiche indicate dal Programma adeguati criteri di misurazione – avverte Testa – per non lasciare ad una eccessiva discrezionalità la valutazione del loro effettivo compimento e successo”.