Rifiuti, l’allarme della Corte dei Conti sull’attuazione del PNRR

di Luigi Palumbo 05/04/2023

Secondo la Corte dei Conti, per portare a termine i progetti PNRR su rifiuti ed economia circolare il governo dovrà assicurare la “tempestiva attivazione dei poteri sostitutivi”. Ovvero commissariare le amministrazioni che tarderanno a completare autorizzazioni e gare d’appalto. Dubbi anche sugli incentivi per il biometano: “Inverosimile entrata a regime degli impianti” entro le scadenze fissate per la fine dell’anno, scrivono i giudici contabili


Il governo dovrà tenere il dito pronto sul grilletto dei commissariamenti, o i progetti su rifiuti ed economia circolare finanziati dal PNRR rischiano di restare esclusivamente sulla carta. L’allarme lanciato dalla Corte dei Conti nella relazione sullo stato di attuazione del Piano, presentata nei giorni scorsi al Parlamento, non risparmia i due maxi investimenti da 2,1 miliardi di euro per il miglioramento dei servizi di gestione dei rifiuti e la spinta al riciclo avanzato in settori strategici. Nei giorni scorsi il Ministero dell’Ambiente ha ufficialmente portato a termine la pubblicazione delle graduatorie definitive per i progetti che saranno finanziati nell’ambito delle sette linee d’intervento, per cinque delle quali sono anche stati già sbloccati i fondi ma, scrive la Corte, “i ritardi già registrati nella selezione dei progetti” inducono “a sottolineare la necessità di accelerare le successive fasi procedimentali e attuative”. Secondo la Corte, alla luce “delle problematiche correlate al permitting ambientale e, più in generale, delle difficoltà attuative degli interventi in materia di rifiuti e di acque reflue, si evidenzia l’esigenza di assicurare efficaci presidi di controllo funzionali alla tempestiva attivazione dei poteri sostitutivi”. Al primo segnale “di eventuali inerzie e/o rallentamenti”, dicono insomma i giudici, occorrerà far scattare i commissariamenti.

Gli interventi andranno portati a termine entro la fine di giugno del 2026, ma già entro il 31 dicembre di quest’anno occorrerà individuare i soggetti realizzatori. Vale a dire che nel giro dei prossimi otto mesi andranno bandite e assegnate le gare d’appalto. Cosa che per la linea d’intervento sul miglioramento della raccolta differenziata non dovrebbe rappresentare un grosso problema visto che, sebbene numerosi, i progetti ammessi a finanziamento non riguardano interventi di complessa esecuzione. Il discorso cambia radicalmente però per le altre sei linee d’intervento, che cubano complessivamente 900 milioni di euro e che sono dedicate tutte alla costruzione (o al revamping) di impianti di trattamento dei rifiuti. Per tutte, a eccezione della linea per i ‘progetti faro’ di riciclo della plastica, i fondi sono già stati assegnati ma sulla fase attuativa, come sull’intero PNRR, si allunga l’ombra minacciosa dei tempi di realizzazione delle opere. Che nel caso delle infrastrutture per il trattamento dei rifiuti scontano tradizionalmente ritardi legati al rilascio delle autorizzazioni, ma anche al completamento delle procedure di gara. Connessi, in entrambi i casi, ai due grandi fianchi scoperti della macchina amministrativa nazionale: la farraginosità delle procedure e l’inadeguatezza degli uffici tecnici della pubblica amministrazione. Senza dimenticare, si legge nella relazione, i “rischi concreti” legati agli extra costi per i rincari delle materie prime e dell’energia, che potrebbero contribuire a determinare il fallimento degli appalti.

Di fronte alle incognite dei tempi per le autorizzazioni e per l’assegnazione degli appalti potrebbero dunque non bastare gli strumenti messi in campo dagli ultimi due governi per snellire le procedure e rimpolpare gli organici di comuni, province e regioni: il doppio giro di semplificazioni introdotte prima dal governo Draghi e poi da quello guidato da Giorgia Meloni, il più recente restyling del Codice degli Appalti ma anche la riforma del PNRR per il ‘supporto tecnico’ alla pubblica amministrazione, legata proprio alla messa a terra degli interventi su rifiuti ed economia circolare, che prevede la possibilità di ‘prestare’ agli enti territoriali i tecnici di società in house come Sogesid e Invitalia. Sebbene “l’attuazione degli investimenti beneficerà della semplificazione delle procedure e dell’offerta degli strumenti di assistenza tecnica previsti dal PNRR”, chiariscono infatti i giudici, “una più efficace azione” potrà essere garantita dalla “adozione di un insieme di misure coerenti e convergenti, quali la semplificazione del quadro normativo e procedimentale di riferimento, l’attivazione di accordi di carattere finanziario e/o di assistenza tecnica volti ad accrescere la capacità delle amministrazioni di attuare gli interventi”. Un chiaro invito a fare di più, o buona parte degli interventi in materia di rifiuti ed economia circolare sarà destinata a passare nelle mani di commissari ad acta. O, peggio, a restare esclusivamente sulla carta.

In tema di rifiuti ed economia circolare i dubbi della Corte dei Conti sulle tempistiche del PNRR si estendono poi anche al capitolo biometano e al ciclo di incentivi da 1,7 miliardi di euro per la costruzione entro giugno 2026 di nuovi impianti di digestione anaerobica di rifiuti organici, scarti agricoli e fanghi (e il revamping dei soli impianti esistenti alimentati a matrici agricole). La prima di tre procedure pubbliche per l’assegnazione degli incentivi si è conclusa lo scorso 31 marzo, ma secondo la Corte dei Conti sarà impossibile rispettare la milestone fissata a fine anno sull’aumento della capacità produttiva. Stando al PNRR, infatti, entro il 31 dicembre di quest’anno la produzione di biometano, che oggi si aggira intorno ai 284 milioni di metri cubi, andrà incrementata di almeno 0,6 miliardi di metri cubi per passare entro il 30 giugno del 2026 a 2,3 miliardi. Vale a dire dieci volte l’attuale produzione. “La realizzazione di un impianto – scrive però la Corte – anche a causa dell’accresciuta difficoltà nel reperimento delle materie, può richiedere 18 mesi e talvolta anche tempi più lunghi“. E visto che alle procedure competitive possono partecipare solo interventi che non risultino ancora avviati alla data della pubblicazione delle graduatorie definitive, “appare, quindi, inverosimile ipotizzare un’entrata a regime degli impianti entro fine anno”. Colpa del lungo confronto con l’Ue per lo sblocco degli incentivi, scrive la Corte, ma anche di una pianificazione che “nell’ambito della congiuntura internazionale, si è rivelata ottimistica“. Come, forse, per l’intero PNRR.

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