Trasformare la prima fase di operatività del RENTRi in un ‘crash test’, per evitare che gli errori commessi in buona fede ricadano sulle imprese. È l’appello di Utilitalia, secondo cui a poco più di due settimane dall’avvio del sistema di tracciabilità dei rifiuti “restano ancora problemi legati alla mancanza di chiarimenti normativi e procedurali, ma anche criticità relative all’architettura informatica”, come spiega a Ricicla.tv Luca Mariotto
Quello con la digitalizzazione degli adempimenti sulla tracciabilità dei rifiuti è un appuntamento irrinunciabile per le imprese, ma il processo “deve essere portato avanti con tempi congrui”, dice a Ricicla.tv Luca Mariotto, responsabile ambiente di Utilitalia. E invece, nonostante l’ampio periodo di avvicinamento, a poco più di due settimane dall’avvio della prima fase di operatività del nuovo sistema informatico RENTRi “restano ancora problemi legati alla mancanza di chiarimenti normativi e procedurali – spiega – ma anche criticità relative all’architettura informatica”. Per questo la scorsa settimana, intervenendo in Senato nel corso delle audizioni sul decreto milleproroghe, la federazione delle utility, che insieme con Assoambiente rappresenta le principali imprese nazionali di gestione del servizio pubblico rifiuti, era tornata a sollecitare la modifica delle tempistiche di attuazione del sistema, chiedendo l’allungamento di quattro mesi del primo scaglione di iscrizioni, che si chiuderà il prossimo 13 febbraio, e la sospensione del quadro sanzionatorio per 180 giorni.
Del resto già nei giorni precedenti l’associazione, insieme con Assoambiente, aveva scritto al Ministero dell’Ambiente sollecitando la risposta a una trentina di quesiti sottoposti a settembre ma rimasti fin qui inevasi. “A partire dai dubbi legati alla gestione del RENTRi nei centri comunali di raccolta – spiega Mariotto – visto che al momento le modalità con cui vengono tenuti i formulari e i registri di carico e scarico non sono uguali sul territorio nazionale. In alcuni casi – chiarisce – sono i gestori a farsi carico degli adempimenti, mentre in altri sono i Comuni ad avere la titolarità della documentazione”. Una dualità che il RENTRi non ha superato, e che è tanto più preoccupante se si considera “che molti Comuni non sono attrezzati a gestire questa novità – dice Mariotto – e che in molti casi non ne sono nemmeno consapevoli”. Altro nodo da sciogliere quello delle rettifiche, “visto che per correggere eventuali errori il sistema obbliga a fare nuove movimentazioni – spiega – cosa che rappresenta una complicazione sotto il profilo della tracciabilità e della rendicontazione”.
Nodi procedurali dei quali, nelle due settimane o poco più che mancano all’avvio della prima fase di operatività del sistema e in assenza di indicazioni chiare da parte del MASE, “non credo che tutti riusciranno a venire a capo”, spiega Mariotto. Da qui, e di fronte all’eventuale indisponibilità del governo ad allargare la finestra delle iscrizioni rinviando la data della prima operatività, l’appello a prevederne “almeno il desanzionamento”, trasformandola di fatto “in una sorta di ‘crash test’ – dice – per evitare che gli errori commessi in buona fede, che sicuramente ci saranno, possano impattare sulle aziende”. Perché gli appelli a rivedere le tempistiche del RENTRi, precisa Mariotto, sono “una richiesta di supporto per garantire il corretto avvio del sistema, e non una mossa strumentale finalizzata a prendere tempo e rimandare in eterno il problema, come fu con il Sistri. Siamo convinti della necessità di proseguire sulla strada della modernizzazione del settore, ma con i tempi giusti. Altrimenti rischiamo di rimanere con il cerino in mano“.