Dieci proposte da presentare al tavolo di lavori interistituzionale convocato dal Ministero dell’Ambiente per la definizione del Programma Nazionale per la gestione rifiuti. Sono quelle raccolte in una lettera inviata oggi al ministero di Via Cristoforo Colombo da FISE Assoambiente (Associazione delle imprese di igiene urbana, riciclo, recupero e smaltimento di rifiuti urbani e speciali ed attività di bonifica), con l’auspicio, scrive l’associazione “di potersi confrontare quanto prima con i rappresentanti del Ministero”. «È necessario che si lavori per arrivare a un vero e proprio programma nazionale che contenga tutti gli elementi di programmazione del settore – sottolinea il Presidente FISE Assoambiente Chicco Testa – e non si definiscano solo linee guida di massima per i Piani delle Regioni. Uno strumento di reale pianificazione sarà strategico sia per orientare una politica nazionale di settore, sia per rappresentare alle istituzioni europee la nostra ‘road map’ per raggiungere tutti gli obiettivi fissati dalle nuove direttive e dal Pacchetto economia circolare».
La definizione del Programma, vale la pena ricordarlo, è sancita dal d.lgs. 116 del 2020, che ha recepito nell’ordinamento italiano le direttive europee su rifiuti e imballaggi contenute nel pacchetto di misure sull’economia circolare. Il decreto 116 demanda infatti al Ministero dell’Ambiente, con il supporto tecnico di Ispra, la definizione di un “Programma nazionale di gestione dei rifiuti” che, si legge al comma 1 dell’art. 2, “fissa i macro obiettivi, definisce i criteri e le linee strategiche cui le Regioni e Province autonome si attengono nella elaborazione dei Piani regionali di gestione dei rifiuti”. Il programma dovrà contenere, tra l’altro, “la ricognizione impiantistica nazionale”, indicando il fabbisogno di recupero e smaltimento da soddisfare. Una misura che ridimensionerà la potestà degli enti locali, con le Regioni che dal canto loro avranno la possibilità di definire accordi per “l’individuazione di macro aree” che consentano “la razionalizzazione degli impianti dal punto di vista localizzativo, ambientale ed economico, sulla base del principio di prossimità”.
Secondo Assoambiente occorrerà “utilizzare tutti gli spazi di manovra consentiti dalla normativa per definire un Programma nazionale concreto, un documento vero di policy di settore, pur nel rispetto delle competenze regionali e locali che indichi con chiarezza una Strategia Nazionale di settore, base di riferimento per le iniziative degli operatori economici e le imprese private e pubbliche”. Per questo l’associazione ritiene fondamentale che il Programma contenga:
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Dati puntuali su produzione, gestione, trattamento dei rifiuti urbani e speciali, con una stima della produzione nei prossimi 15 anni che includa anche una valutazione degli strumenti di prevenzione.
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Indicazione degli obiettivi nazionali di riciclo e di smaltimento e macro-obiettivi della policy.
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Linee guida per i Piani Regionali di gestione dei rifiuti e criteri vincolanti per le macroaree.
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Analisi del deficit impiantistico nazionale e territoriale, sia per gli impianti di recupero che di smaltimento.
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Definizione del fabbisogno impiantistico e indicazione della distribuzione dei nuovi impianti per macro area, da realizzare per il superamento degli squilibri territoriali.
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Cronoprogramma degli interventi coerente con gli obiettivi fissati per il 2025-2030-2035.
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Misure per il sostegno del mercato del riciclo (Decreti End-of-Waste, semplificazioni, GPP).
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Strumenti di sostegno di finanza pubblica (Stato, Next Generation UE, Fondi Strutturali 2021/27) agli investimenti, strumenti economici adeguati al raggiungimento degli obiettivi e a sostegno del funzionamento degli impianti: Responsabilità Estesa del Produttore, incentivi al riciclo e al recupero energetico, tassa sul conferimento in discarica.
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Piano di comunicazione ambientale.
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Metodologia per il monitoraggio del raggiungimento degli obiettivi, della dinamica di produzione dei rifiuti e della realizzazione effettiva degli impianti.