Sono 895 i progetti ammessi a finanziamento nell’ambito della linea d’intervento PNRR da 450 milioni di euro per il miglioramento e la meccanizzazione della raccolta differenziata. Il Ministero completa così la pubblicazione delle graduatorie definitive, ma la Corte dei Conti lancia l’allarme sull’attuazione degli interventi
Il Ministero dell’Ambiente completa la pubblicazione delle graduatorie definitive per l’assegnazione dei fondi PNRR su rifiuti ed economia circolare. È stato reso noto oggi sul portale web del dicastero l’atteso, ultimo elenco di progetti ammessi a finanziamento: quelli per il miglioramento dei servizi di raccolta differenziata. Sono 895 i progetti che accederanno ai 600 milioni di euro complessivamente disponibili. Sul totale delle 2891 proposte entrate in graduatoria, 52 risultano infatti non ammesse mentre 1944 sono rimaste escluse per esaurimento del pertinente plafond. I fondi disponibili finanzieranno iniziative mirate al miglioramento e alla meccanizzazione della rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani: dalla costruzione di nuove isole ecologiche all’acquisto di materiali per la raccolta come mezzi meccanici e cassonetti intelligenti, fino ai software per la digitalizzazione del servizio pubblico, compresa la gestione delle tariffe.
Si tratta, nell’ambito dell’investimento da 1,5 miliardi di euro dedicato a comuni ed enti d’ambito, della linea d’intervento che aveva ricevuto il numero maggiore di proposte: circa 3mila per un valore complessivo di più di 1,6 miliardi, superiore cioè al totale disponibile per tutte e tre le linee d’intervento. Una mole di domande che aveva costretto la commissione di valutazione a richiedere ben tre proroghe per la messa a punto della prima proposta di graduatoria, che doveva essere approvata entro il 30 settembre del 2022 e che ha visto la luce solo lo scorso 19 gennaio. “Finalizziamo una misura importante del PNRR per il miglioramento e la meccanizzazione della rete di raccolta differenziata – ha commentato la vice ministro dell’Ambiente Vannia Gava – superando gli squilibri territoriali e aiutando i Comuni in termini di efficienza, operatività e tutela”.
Gli interventi andranno portati a termine entro la fine di giugno del 2026, ma già entro il 31 dicembre di quest’anno occorrerà individuare i soggetti realizzatori. Vale a dire che nel giro dei prossimi otto mesi andranno bandite e assegnate le gare d’appalto. Cosa che per la linea d’intervento in questione non dovrebbe rappresentare un grosso problema visto che, sebbene numerosi, i progetti ammessi a finanziamento non riguardano interventi di complessa esecuzione. Il discorso cambia radicalmente però per le altre sei linee d’intervento, che cubano complessivamente 900 milioni di euro e che sono dedicate tutte alla costruzione (o al revamping) di impianti di trattamento dei rifiuti. Per tutte, a eccezione della linea per i ‘progetti faro’ di riciclo della plastica, i fondi sono già stati assegnati ma sulla fase attuativa, come sull’intero PNRR, si allunga l’ombra minacciosa dei tempi di realizzazione delle opere. Che nel caso delle infrastrutture per il trattamento dei rifiuti scontano tradizionalmente ritardi legati al rilascio delle autorizzazioni, ma anche al completamento delle procedure di gara.
Un pericolo evidenziato anche dalla Corte dei Conti nell’ultima relazione sull’attuazione del PNRR. “I ritardi già registrati nella selezione dei progetti che saranno finanziati con le risorse del PNRR inducono a sottolineare la necessità di accelerare le successive fasi procedimentali e attuative” scrivono i giudici contabili. Senza dimenticare, si legge nella relazione, i “rischi concreti” legati agli extra costi per i rincari delle materie prime e dell’energia che potrebbero determinare il fallimento degli appalti. Secondo la Corte, alla luce delle “problematiche correlate al permitting ambientale e, più in generale, delle difficoltà attuative degli interventi in materia di rifiuti e di acque reflue, si evidenzia l’esigenza di assicurare efficaci presidi di controllo funzionali alla tempestiva attivazione dei poteri sostitutivi”. Al primo segnale “di eventuali inerzie e/o rallentamenti”, dicono insomma i giudici, occorrerà far scattare i commissariamenti.
Di fronte alle incognite dei tempi per le autorizzazioni e per l’assegnazione degli appalti potrebbero infatti non bastare gli strumenti fin qui messi in campo: dal doppio giro di semplificazioni introdotte prima dal governo Draghi e poi da quello guidato da Giorgia Meloni, alla riforma per il rafforzamento tecnico della pubblica amministrazione legata proprio ala messa a terra degli interventi su rifiuti ed economia circolare. Sebbene “l’attuazione degli investimenti beneficerà della semplificazione delle procedure e dell’offerta degli strumenti di assistenza tecnica previsti dal PNRR”, chiariscono infatti i giudici, “una più efficace azione” potrà essere garantita dalla “adozione di un insieme di misure coerenti e convergenti, quali la semplificazione del quadro normativo e procedimentale di riferimento, l’attivazione di accordi di carattere finanziario e/o di assistenza tecnica volti ad accrescere la capacità delle amministrazioni di attuare gli interventi”. Un chiaro invito a fare di più, o buona parte degli interventi in materia di rifiuti ed economia circolare sarà destinata a passare nelle mani di commissari ad acta o, peggio, a restare esclusivamente sulla carta.