Gli Stati membri dell’Ue hanno adottato la propria posizione negoziale sulla proposta di regolamento per le materie prime critiche, chiedendo tra l’altro la revisione al rialzo del target vincolante di riciclo al 2030
Gli Stati membri dell’Ue chiedono di puntare con maggiore convinzione sul riciclo per diversificare e mettere al sicuro l’approvvigionamento di materie prime critiche (CRM). Lo prevede la posizione negoziale adottata nei giorni scorsi dal Consiglio nell’ambito dei lavori sulla proposta di regolamento presentata lo scorso marzo dalla Commissione, che punta a sottrarre il controllo delle forniture di materie prime essenziali per l’economia europea, in particolare per le transizioni verde e digitale, al pugno di paesi esteri che al momento ne detiene il quasi monopolio. Il testo sarà utilizzato come punto di partenza nelle trattative con Bruxelles e il Parlamento, che però non ha ancora adottato una propria posizione ufficiale.
All’elenco delle CRM – 34 quelle individuate dalla Commissione di cui 16 di natura strategica (SRM) – il Consiglio chiede di aggiungere anche bauxite/allumina/alluminio, rivedendo al rialzo i target vincolanti al 2030 per i paesi membri. In particolare, si propone di portare dal 40 al 50% la quota minima di domanda interna da soddisfare con SRM trasformate entro i confini dell’Ue, e dal 15 al 20% quella da soddisfare con SRM provenienti dal riciclo. In più gli Stati membri propongono di rafforzare le misure di circolarità aumentando il riutilizzo di prodotti ricchi di CRM e disponendo incentivi al loro recupero dai rifiuti, con particolare attenzione ai magneti. Nella posizione negoziale si propone poi di facilitare ulteriormente le autorizzazioni per progetti strategici di ricerca, estrazione e raffinazione, promuovendo al contempo il corretto funzionamento del mercato interno attraverso obblighi di monitoraggio più rigorosi in materia di concorrenza e libera circolazione delle materie prime.
“In termini di materie prime – ha ricordato la ministra dell’Energia svedese Ebba Busch – il destino dell’Europa risiede in buona parte nelle mani di pochi paesi terzi”. La Cina fornisce il 100% delle ‘terre rare’ pesanti, la Turchia il 98% del boro e il Sud Africa il 71% del platino. Risorse essenziali per il funzionamento e l’integrità di un’ampia gamma di ecosistemi industriali legati alla doppia transizione ecologica e digitale: dalla produzione di batterie ai microprocessori, dalle turbine eoliche alle celle a combustibile a idrogeno. Secondo uno studio di Ambrosetti per Erion, il 38% del PIL italiano dipende oggi dall’importazione di materie prime critiche dall’estero. “Attraverso il regolamento sulle materie prime – ha detto Busch – vogliamo recuperare la nostra autonomia secondo modalità autenticamente europee: estraendo i minerali in modo sostenibile, riciclando quanto più possibile e lavorando in partenariato con paesi terzi che condividono gli stessi principi per promuoverne lo sviluppo e la sostenibilità, garantendo nel contempo le nostre catene di approvvigionamento”.