Tariffazione puntuale, stop a nuovi inceneritori ed aumento dei costi di smaltimento in discarica. Ma soprattutto più investimenti sul fronte del riciclo. Questa la ricetta di Legambiente per un’Italia “Rifiuti free”, ovvero sempre meno dipendente dalla necessità di smaltire la frazione secca non riciclabile dei rifiuti. E proprio a quei Comuni che, oltre a rispettare l’obiettivo di legge del 65% sulla raccolta differenziata, si siano anche distinti per aver portato sotto i 75 kg per abitante la quota di secco smaltito in un anno, l’associazione del cigno verde ha dedicato l’edizione 2016 del suo Premio Comuni Ricicloni, che ogni anno incorona le amministrazioni locali distintesi per aver messo in campo pratiche virtuose di gestione dei rifiuti urbani. Ben 525, contro i 356 dello scorso anno, le realtà che producono meno di 75 chilogrammi annui per abitante di rifiuto secco indifferenziato, (pari al 7% del totale nazionale), per una popolazione che sfiora i 3 milioni di cittadini. “Risultati – spiega Legambiente – ottenuti con ricette diverse ma con un denominatore comune: la responsabilizzazione dei cittadini attraverso una raccolta domiciliare, una comunicazione efficace e con politiche anche tariffarie che premiano il cittadino virtuoso. Non è un caso che dei 525 comuni Rifiuti free 255 hanno un sistema di tariffazione puntuale e 136 uno normalizzato”.
«I risultati emersi in questa nuova edizione del nostro rapporto – dichiara Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente – sono assolutamente incoraggianti. Ora la vera scommessa è quella far diventare nei prossimi 3 anni tutta l’Italia “Rifiuti free”, traghettando i tanti comuni ricicloni verso la nuova sfida della riduzione del secco residuo da avviare in impianti di incenerimento e in discarica, per accompagnarli verso la rottamazione di questo sistema impiantistico che ha caratterizzato gli anni ’90 e 2000. Per realizzare ciò oltre all’impegno delle amministrazioni e dei cittadini, è però importante che anche la politica faccia la sua parte attraverso l’introduzione di un sistema di tariffazione puntuale su larga scala, dicendo stop ai nuovi inceneritori e avviando una graduale dismissione a partire dagli impianti più obsoleti. Ed ancora replicando le buone pratiche su tutto il territorio e definendo un nuovo sistema di incentivi e disincentivi per far in modo che la prevenzione e il riciclo siano sempre più convenienti».
A livello geografico, il Nord Italia è al top con i suoi 413 comuni Rifiuti free, pari al 79% del totale. Segue il Sud con 87 municipi (pari al 17% del totale) e il Centro con 25 (pari al 5%). Le regioni che superano la media nazionale del 7% di Rifiuti free rispetto al totale sono invece: il Veneto (con il 35% di comuni Rifiuti Free), il Friuli-Venezia Giulia (29%), il Trentino-Alto Adige (17%) e la Campania (9%). In particolare il Veneto si distingue per ben 204 comuni “liberi dai rifiuti”, seguito dalla Lombardia con 76 comuni (grazie soprattutto alla provincia di Mantova che rappresentano il 5% del totale dei comuni lombardi). Importanti i numeri arrivano anche dal Friuli-Venezia Giulia (63 comuni), dal Trentino Alto Adige (56) e dalla Campania con le sue 50 realtà virtuose su 550 comuni totali. Indietreggia, invece, il Piemonte che quest’anno conta solo 8 comuni “targati” Rifiuti Free. Mancano all’appello solo Valle d’Aosta, Umbria, Puglia e Sicilia dove non ci sono comuni con alta percentuale di differenziata e bassa produzione di rifiuto secco residuo. Tra le best practice premiate da Legambiente l’Emilia Romagna con il sistema di penalità e premialità della nuova legge regionale, la città di Parma in prima linea nella tariffazione puntuale come Treviso e l’esperienza della raccolta porta a porta avviata a Catanzaro, in Calabria.
«Quella dei Comuni ricicloni e soprattutto dei comuni Rifiuti free, quelli che oltre ad essere ricicloni, hanno deciso di puntare sulla riduzione del residuo non riciclabile da avviare a smaltimento, è una rivoluzione e una riforma anti-spreco che fa bene al Paese, perchè dimostra che l’economia circolare è già in parte in atto – ha dettoil sottosegretario all’Ambiente, Silvia Velo – per realizzarle l’economia circolare, però, non bastano dichiarazioni di intenti e auspici strategici, così come non basta alzare i target di riciclaggio all’interno delle nuove direttive: bisogna, invece, individuare strumenti idonei per orientare il mercato dei produttori e dei consumatori verso prodotti riciclati».
La cerimonia dei Comuni Ricicloni, che ha chiuso ufficialmente la terza edizione del Forum rifiuti a Roma, è stata l’occasione per Legambiente di rilanciare le sue proposte di modifica al quadro normativo nazionale in materia di gestione degli scarti, agendo soprattutto sul fronte della riduzione e prevenzione. “Anche se ad oggi – spiega infatti l’associazione – ci sono stati diversi passi avanti, dal punto di vista normativo, per promuovere riciclo e prevenzione bisogna fare di più. In particolare occorre utilizzare i proventi dell’ecotassa per politiche di prevenzione, riuso e riciclo; premiare i comuni virtuosi e le popolazioni con sistema di tariffazione; eliminare gli incentivi per il recupero energetico dai rifiuti; completare la rete impiantistica italiana per il riciclaggio e il riuso dei rifiuti con gli impianti anaerobici e aerobici per trattare l’organico, quelli di riciclo di tutte le filiere e frazioni nelle regioni ancora sprovviste, i siti produttivi per la preparazione per il riutilizzo e tutte le innovazioni tecnologiche che sono in grado di recuperare materia dai rifiuti considerati fino a ieri irriciclabili, come ad esempio i pannolini usa e getta; “Chi inquina paga”: lotta allo spreco e prevenzione della produzione di rifiuti; stop a qualsiasi commissariamento per l’emergenza rifiuti”.