Gli incendi negli impianti di stoccaggio dei rifiuti iniziano a preoccupare un po’ tutti. Solo negli ultimi anni i roghi divampati sono stati 250, a un ritmo di 80 all’anno. Una vera e propria minaccia che riguarda il Paese in modo trasversale, da nord a sud. E’ per questo che lo scorso 15 marzo il ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare aveva pubblicato una circolare dal titolo “Linee guida per la gestione operativa degli stoccaggi negli impianti di gestione dei rifiuti e per la prevenzione dei rischi” nella quale il legislatore si occupava di dettare nuovi criteri operativi per gestire in maniera ottimale i rifiuti stoccati.
Ma c’è qualcosa che non è andato giù alle associazioni di categoria. L’estensione delle garanzie finanziarie anche agli impianti che operano in procedura semplificata, indicazioni operative che restringono limiti e condizioni previsti dalle norme e nelle autorizzazioni in vigore, ad esempio in tema di miscelazione, e di modalità e tempistiche dello stoccaggio e la confusione tra la figura del direttore tecnico dell’impianto con quella del Responsabile Tecnico previsto dall’Albo gestori rifiuti, e l’obbligo della costante presenza in impianto di tale soggetto. Sono queste le criticità rilevate nella circolare del Ministero.
Così lo scorso 23 marzo Fise Assoambiente, Utilitalia e Fise Unicircular hanno inviato una lettera a firma congiunta al ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare per chiedere la rettifica della recente circolare in materia di stoccaggio di rifiuti. Le associazioni, infatti, pur condividendo lo sforzo di individuare le più opportune iniziative per prevenire o almeno ridurre i rischi connessi allo sviluppo di incendi presso impianti che gestiscono rifiuti, evidenziano diverse criticità e disallineamenti sia rispetto alla normativa di settore in vigore che alla pratica operativa conforme alle autorizzazioni rilasciate dalle autorità competenti.
Le associazioni si sono dichiarate disponibili a un incontro per poter individuare soluzioni coerenti con gli obiettivi ambientali e di sicurezza perseguiti dal ministero, con le normative esistenti e al contempo con le condizioni di esercizio degli impianti, già fortemente compromesse da fattori legati a particolari interpretazioni della normativa che rendono difficile l’attuazione concreta dell’economia circolare.