Impianti minimi, Testa: “Regioni non usino trucchi per infrangere la libera concorrenza”

di Luigi Palumbo 02/08/2023

La sentenza del Consiglio di Stato sugli ‘impianti minimi’ in Emilia-Romagna “ha una enorme importanza” dice il presidente di Assoambiente Chicco Testa, secondo cui i giudici hanno chiarito che “le Regioni non possono usare trucchi” per infrangere il principio della libera concorrenza dei rifiuti da avviare a riciclo o recupero


In un paese in cui “la concorrenza ha spazi alquanto limitati” la sentenza del Consiglio di Stato che conferma l’annullamento della delibera dell’Emilia-Romagna che aveva individuato gli impianti ‘minimi’ di compostaggio e digestione anaerobica, sottraendoli di fatto al mercato, “ha una enorme importanza”, spiega a Ricicla.tv Chicco Testa, presidente di Assoambiente, secondo cui “le Regioni non possono usare trucchi” per infrangere il principio della libera concorrenza sul mercato dei rifiuti avviati a recupero e riciclo. Dopo la raffica di pronunciamenti della giustizia amministrativa, ora l’associazione chiede un intervento del Ministero dell’Ambiente per fare luce sulla corretta applicazione del sistema messo a punto da ARERA.

Il principio di prossimità non può comprimere la concorrenza”. Sembra di leggere una nota di Assoambiente e invece sono parole del Consiglio di Stato. Che valore ha questo primo pronunciamento dei giudici di massima istanza sul caso ‘impianti minimi’?

“Ha una enorme importanza. Tanto più in un paese in cui la concorrenza ha spazi alquanto limitati, come dimostrano in questi giorni le discussioni su tassisti o balneari. Il Consiglio di Stato ribadisce che la privativa dei comuni, ovvero il principio per cui questi sono proprietari dei rifiuti, non si può applicare alle frazioni da avviare a riciclo. Che devono invece essere trattate a condizioni di mercato. Da questo punto di vista l’umido costituisce la frazione più importante, visto che rappresenta tra il 30 e il 40% dei nostri rifiuti urbani. Le Regioni non possono usare trucchi come gli ‘impianti minimi’ o il principio di prossimità per infrangere questo assunto. Viene di fatto aperto uno spazio importante per il mercato”.

Nel frattempo il Senato sta esaminando la risoluzione presentata dalla senatrice Silvia Fregolent per sollecitare un intervento del Ministero dell’Ambiente che modifichi il Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti alla luce della raffica di pronunciamenti della giustizia amministrativa. È un intervento che ritenete necessario?

“Sì. La decisione del Consiglio di Stato si inserisce in un più ampio quadro di incertezza sull’assetto del mercato per la gestione dei rifiuti organici, per i quali l’obiettivo principale normativo e regolatorio dovrebbe essere di non limitare indebitamente il principio di concorrenza nel rispetto dell’ambiente. Ci aspettiamo nel prossimo futuro un aggiornamento del PNGR che possa fare chiarezza sull’applicazione dell’istituto degli ‘impianti minimi’ introdotto dalla regolazione ARERA, in quanto ad oggi il PNGR disincentivando la gestione dei rifiuti su macroaree inter-regionali, pone impropriamente le basi per una lettura restrittiva del principio di libera circolazione dei rifiuti destinati al recupero o riciclo e rischia di orientare in modo improprio le scelte di alcune regioni”.

Scelte che a loro volta rischiano di limitare lo sviluppo industriale di un settore dall’enorme potenziale…

“Il mondo è completamente cambiato. Abbiamo ripetuto per anni che i rifiuti sono una risorsa e ora lo sono effettivamente diventati. Il miglioramento delle raccolte differenziate e delle tecnologie di trattamento ha fatto sì che la quantità di rifiuti di cui non si sappia che cosa fare sia diventata minima. Rispetto al passato, quando c’erano solo le aziende pubbliche che si occupavano della raccolta e dello smaltimento, oggi abbiamo una molteplicità di merceologie dei rifiuti, di tecnologie di trattamento e di operatori. Il vecchio principio per cui il comune doveva occuparsi di tutto è vanificato dai fatti. Regolare nuovamente tutta la materia, anche con un intervento legislativo dall’altro, sarebbe quanto mai necessario”.

La sentenza del Consiglio di Stato censura le scelte di pianificazione dell’Emilia-Romagna ma non entra nel merito del sistema ARERA. Per quello occorrerà attendere un nuovo pronunciamento, previsto per dicembre. Cosa c’è da aspettarsi?

“Fino a oggi il Consiglio di Stato non ha messo in discussione in maniera radicale le linee di ARERA, ma non c’è dubbio che ci siano passaggi rispetto ai quali va fatto un ‘fine tuning’. Il principio da cui muoveva ARERA (la necessità di colmare i divari territoriali in termini di impianti di trattamento, ndr) è di per sé condivisibile. Ma quando un principio viene applicato in maniera difforme c’è evidentemente qualcosa da sistemare anche a monte. Attendiamo con attenzione. ARERA si è sempre dimostrata disponibile a cambiare quello che non funziona. Mi aspetto qualche aggiustamento”.

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