Raggiunta l’intesa sulla riforma del sistema europeo di scambio delle quote di CO2. Gli inceneritori di rifiuti urbani restano esclusi, ma dal 2024 gli Stati dovranno monitorare e comunicare le emissioni degli impianti ed entro il 2026 la Commissione ne valuterà l’inclusione nell’ETS
Gli inceneritori di rifiuti urbani resteranno esclusi dal meccanismo europeo di scambio delle quote di emissione, ma dal 2024 gli Stati membri dovranno monitorarne e comunicarne l’impatto in termini di gas climalteranti. Dopo due giorni di negoziazioni, l’ultimo trilogo tra Commissione, Parlamento e Consiglio UE sulla riforma del sistema ETS, proposta dall’esecutivo di Bruxelles nell’ambito del pacchetto di misure ‘Fit for 55’, si è concluso nelle prime ore di domenica mattina con un’intesa che sancisce il prolungamento della deroga per gli impianti di recupero energetico almeno fino al 2028, data entro la quale le istituzioni UE “puntano all’inclusione”, secondo quanto riferito dall’europarlamentare e relatore della misura Peter Liese. Un’estensione che in ogni caso non sarà automatica, ma dovrà avvenire solo se entro il 31 dicembre 2026 “una valutazione d’impatto della Commissione europea giungerà alla conclusione che ciò è possibile”, chiarisce Liese. Con l’obiettivo di fornire a Bruxelles i dati necessari alla valutazione, a partire dal 2024 i Paesi dell’UE dovranno misurare, comunicare e verificare le emissioni degli impianti.
Come anticipato da Ricicla.tv, l’intesa finale fa registrare il passo indietro del Parlamento, che all’avvio delle trattative chiedeva l’inclusione automatica dell’incenerimento nell’ETS già a partire dal 2026 e che alla fine ha scelto di convergere sulla più prudente posizione degli Stati membri, secondo cui questo non sarebbe dovuto accadere prima di una valutazione d’impatto da parte di Bruxelles. Un compromesso che gli eurodeputati hanno accettato di sottoscrivere solo dietro la garanzia che le istituzioni dell’UE si impegneranno per raggiungere l’obiettivo dell’inclusione entro il 2028 o al più tardi entro il 2030, e non entro il 2031 come invece chiedeva inizialmente il Consiglio.
L’accordo raggiunto domenica mattina rafforza il sistema di scambio delle quote di emissione portando dall’attuale 40 al 62% il target di riduzione della CO2 da raggiungere entro il 2030. “Il sistema ETS ridurrà le emissioni nell’Unione Europea di 1500 Mt CO2 fino al 2030” ha dichiarato Peter Liese. Per centrare l’obiettivo l’intesa stabilisce la riduzione una tantum della quantità di quote a livello dell’UE per 90 milioni di tonnellate di CO2 equivalente nel 2024 e per 27 milioni nel 2026, in combinazione con una riduzione annuale delle quote del 4,3% dal periodo 2024-27 e del 4,4% dal 2028-30. Le quote gratuite saranno ridotte solo a partire dal 2026 parallelamente all’entrata in funzione della nuova tassa sul carbonio alla frontiera (CBAM). “Era molto importante dare respiro ai cittadini e alle imprese nei tempi difficili dei prezzi elevati dell’energia – ha spiegato LIese – abbiamo spazio e tempo per gli investimenti fino al 2026. Ma dal 2027 in poi comincerà il momento critico. Per allora tutti dovranno ridurre le emissioni, o saranno costretti a pagare un bel po’. Spero che questo possa stimolare fortemente i mercati delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica” ha dichiarato.