Rafforzare la presenza delle imprese sul mercato del riciclo, rendendolo più efficiente e competitivo, per cogliere le sfide lanciate dalla Commissione europea con il nuovo pacchetto di misure sull’economia circolare. Queste le indicazioni emerse dal convegno “Il ruolo delle imprese del macero per il raggiungimento degli obiettivi di recupero e riciclo in Italia e in Europa”, promosso oggi da Unirima (l’Unione Nazionale Imprese Recupero e Riciclo Maceri di FISE UNIRE) a Lucca Fiere, nell’ambito della due giorni dedicata alla promozione e commercio delle carte da riciclare e allo smaltimento dei rifiuti industriali, MIAC Recovery & Recycling.
L’iniziativa è stata occasione di approfondimento per tutta la filiera (dalla raccolta, alla selezione e alla commercializzazione del macero, fino alla produzione della carta) dello stato dell’arte del settore, esaminando criticità e nuove sfide alla luce degli obiettivi posti dalle norme europee sulla circular economy. «Il mercato della raccolta e del riciclo della carta da macero – spiegano gli organizzatori dell’evento – è un esempio perfetto di come in Italia si faccia economia circolare da decenni senza alcun costo per la collettività». Secondo l’ultimo rapporto “L’Italia del riciclo”, nel 2014 sono state riciclate circa 3 milioni 500mila tonnellate di imballaggi cellulosici, pari all’80% del totale immesso a consumo. Un risultato che vede l’Italia porsi al di sopra dei nuovi target europei sul riciclo degli imballaggi in carta e cartone contenuti nel pacchetto economia circolare, fissati al 75% entro il 2025 ed all’85% entro il 2030. Un primato che, pur avendo importanti ricadute sul piano ambientale, non riesce a tradursi appieno in un beneficio economico per le imprese della filiera del macero e per i cittadini.
Secondo quanto emerso dal convegno, infatti, l’arbitraria estensione della privativa comunale sulla gestione dei rifiuti – stigmatizzata anche dall’Antitrust in un recente dossier sul mercato italiano degli rsu – minaccerebbe l’intero mercato del recupero, limitando la concorrenza e provocando un aumento dei costi a carico dei cittadini. Sul tema si attende ormai da anni l’intervento regolamentare del Ministero dell’Ambiente, nelle more del quale ogni comune ha scelto di applicare parametri diversi, spesso a danno delle imprese della raccolta e del recupero, che ne risultano tagliate fuori dal mercato. Nel frattempo, le maggiori quantità di rifiuti gestite dal pubblico continuano a far lievitare i costi del servizio e, di conseguenza, la tariffa rifiuti.
Secondo il presidente di Unirima Giuliano Tarallo è necessario «introdurre maggiore concorrenza in un settore che, in assenza di una specifica normativa di attuazione, è sempre più compresso da un’eccessiva assimilazione dei rifiuti speciali ai rifiuti urbani, che sottrae risorse e beni al mercato e comporta costi più elevati per i cittadini, come in più occasioni rilevato dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Ciò rende necessario emanare criteri di assimilazione, che ne definiscano in modo certo il perimetro ed eliminino l’attuale discrezionalità dei comuni in materia, e rivedere le modalità di affidamento del servizio di raccolta privilegiando le gare». Invito, quest’ultimo, colto dal governo e confluito nella riforma dei servizi pubblici locali in via di approvazione, anche se non nella misura incisiva auspicata dagli operatori della raccolta e del recupero.